giovedì | by Stefano Reves S. | , ,


Chi l'ha fatto?

Non sono stato io ad impaginare il primo numero de "Il Fatto".


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sabato | by Stefano Reves S. | ,


Guerra e Occidente

Avrei potuto scriverne prima. Ho preferito che due giorni dissipassero il fragore per l’inatteso, che allo shock si sostituisse quella ragionevolezza che il solo, oggi un po’ vile, consumarsi dei giorni può infondere. Non è stata la prima volta, ciò nonostante ha fatto male, era preventivabile eppure ci coglie impreparati. La guerra, per chi la segue da lontano, è soprattutto questo: un’intrusione nelle nostre rasserenanti abitudini prima ancora che una cieca lotta contro il nemico. Un siluro che parte da lontano, spesso non sappiamo nemmeno con precisione da dove, da chi, perché. Eppure deflagra comunque, allo stesso modo. E la società, investita nei suoi comodi abiti tra tweed e sempliciotteria, risponde nella sola maniera che le è consona: si spacca, sbraita, straparla… di geopolitica, di etica, di storia, di valori, di opportunismo e vigliaccheria, di coraggio ed occidente, di nazione. Dei nostri soldati, sacerdoti della democrazia votati alla difesa di entità supreme, trascendentali ed incontestabili: “patria” e “dovere” le chiamano. Oppure mercenari, vittime del servilismo politico, quei cortigiani che pur di accontentare “il signore di tutti gli stati”, non si commuovono nel mandare migliaia di figli, padri e mariti là dove la pietas umana sembra non essere mai arrivata. Merito di questi "nuovi mostri", guerriglieri spietati, fanatici e privi di scrupoli. Talebani, Mujaheddin,Terroristi. Oppure amici dimenticati, che fino a pochi anni fa eravamo noi stessi a finanziare come pratico tampone contro il comune nemico rosso. Di quegli aiuti restano testimoni le migliaia di container, usati per il trasporto armi, oggi sparpagliati per l’intero Afghanistan ed adibiti alla mansione di case o prigioni. Di questa storia possiamo farne a meno. Ed a meno ne facciamo. Abbiamo le nostre emozioni a confortarci, le nostre ragioni, la nostra televisione. Le sole accettabili. E poi c'è la nostra umanità di cui, appunto, siamo i soli depositari.


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domenica | by Stefano Reves S. | , , ,


Ricapolitichiamo

“E’ fragile, pertanto ricattabile”-> quindi crollerà. Presto, ovviamente…
Parola di uno che dice di scrivere bene: Eugenio, santone, Scalfari. L’eroe dell’intellettualismo laico/riformista (parole sue, sue prerogative), il feroce saraceno della dottrina liberale e permissivista, divenuto la guardia svizzera dell’integrità morale come unica credenziale per reggere sulla sommità del potere politico. Le sue armi, tutt'altro che ortodosse, lo stillicidio gossipparo, di per se comprensibile – da che mondo è mondo, l’opposizione ha sempre cercato qualsiasi occasione per delegittimare chi sta al potere – nel concreto presume d’essere la sola risposta ai quotidiani fendenti (legali, mediatici, emotivi) del Cavaliere. Checché se ne dica, il Premier regge saldamente al timone e continuerà a rimanervi malgrado quintali di golosi pettegolezzi sulla sue problematiche relazionali. Solletico... per il Capo di Governo più longevo e con il più largo consenso elettoral-parlamentare che la nazione abbia mai conosciuto. Risposte concrete ci vogliono, il coraggio di tuffarsi nel buio dell’autonomia intellettuale, la voglia sincera di cercare una differenziazione umana e strategica saranno indispensabili strumenti per chi vorrà un giorno, non troppo remoto, sostituire il nocchiero d’arcore. Ma di questi presupposti non sembrano preoccuparsi in tanti; non nel PD, che per la sua interna campagna elettorale, sta remando contro tutto ciò che un tempo (solamente 2 anni fa) gli permetteva di autoinvestirsi come "unica risposta al PDL": primarie e rinnovamento, ovvero selezione interna, dal basso, e rottura con i parametri obsoleti della prima repubblica. Ne bersani ne franceschini rispondono a questi criteri. Ahinoi. Resta da capire dove sfocerà l’apprezzabile exploit di Fini. Se è vero che il co-fondatrore del PDL si sia reso protagonista della più severa e solida invettiva contro l’amministrazione interna del suo partito, è altrettanto indispensabile che le sua urla arrivino a scuotere quella parte dell’establishment alleato, che continua a coccolarsi nel tepore di un potere che non potrà durare in eterno. Peccato, per questo motivo, la crescita dell’apprezzamento, non coincide con un aumento dei consensi. Berlusconi stia tranquillo. I suoi cani da guardia sono già al lavoro per smantellare e ridicolizzare quanto di più coraggioso Fini aveva imbastito. Il suo partito storico, è oramai trasformato in una sorta di riproduzione nostalgica della peggiori oligarchie novecentesche, mentre Fini il caudillo autoritario ed incontestabile. Insomma, il PDL ed il Silvio Berlusconi d'oggi.


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venerdì | by Stefano Reves S. | , , , ,


In Fini we trust...

La vignetta di Giannelli - Dal Corriere della Sera di venerdì' 11 settembre 2009


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giovedì | by Stefano Reves S. |


Chi non sa, parli...
Ergo,a fccia il politico. Leader dell'incompetenza applicata al tutto. Perché il politico ovunque si intrufola, ma in nulla ha competenze. Una sorta di "speculatore sociale", peggio di un broker, un pochino meglio di uno "stupratore seriale", come recita l'improbabile l'ironia del vecchio Allen. "Un incubo frutto del peggior qualunquista" obietterete. Eppure sfido a dubitare del modo più obiettivo per descrivere la testa del nostro pesciolone incravattato. La remora opportunista che in TV, dalla TV, si lascia credere squalo. E forse persino di fronte all'intimità del proprio specchio s'illude di poter navigare accanto ai cetacei che legiferano sulle sorti del mondo. Ma il suo ruolo è sotto. La sua mansione scaldare il ventre e poco più. "Siamo una nazioncina che si crede un grande stato, ma non lo è". Parole di Cossiga, uno che di ittica se ne intende.
Ma in fondo non è male essere piccoli in un mondo che per gigante ha un anchorman "abbronzato" che parla di povertà, rivolgendosi a uomini con redditi inferiori a 500Mila dollari - poveri accattoni - che ha deriso il suo contendente al trono della casa Bianca accusandolo di non poter scrivere email. Non perché sia un ebete, ma perché anni di sofferta e decorata prigionia in Vietnam hanno compromesso la funzionalità degli arti (a proposito il video è stato rimosso da youtube, casualità?). Colui che - e questa per ora è l'ultima - parla di dialogo con l'islam e tutto il medio oriente, ma che giusto un paio di giorni fa ha festeggiato con quei quei fuochi d'artificio, orgoglio dello yuessey Army, il 37° (trentasettesimo) bombardamento sul Pakistan. Tanti auguri.


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