domenica | by Stefano Reves S. | , , ,


Il muggito de L'Espertone

Da qualche giorno sono redattore della più simpatica, ma anche volgare, qualunquistica e diffamante rubrica online. Si perché oggi non si può diventare simpatici senza prima essere tutte quelle cose lì, insieme. L'ho intitolata "Zoo Fasano".
La aggiornerò plurisettimanalmente (spero), risponderò ad ogni quesito (sensato). Per ogni altra informazione contattate il mio avvocato.
L'indirizzo email per contribuire è zoo@gofasano.it. Qui la prima pubblicazione. Qui il link generico dedicato all'iniziativa.


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sabato | by Stefano Reves S. |


Sentenze...

Nel Primo Emendamento i Padri Fondatori hanno dato alla stampa la protezione che essa deve avere per svolgere il suo ruolo essenziale nella nostra democrazia. La stampa deve servire ai governati, e non ai governanti. Il potere del governo di censurare la stampa è stato abolito perché la stampa rimanesse per sempre libera di criticare il governo. La stampa è stata protetta in modo che possa scoprire i segreti del governo e informare la gente.


The Supreme Court of the United States of America


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venerdì | by Stefano Reves S. | ,


No bells 2009

Tante belle parole, diverse biografie, un paio di discorsi indimenticabili e qualche gag televisiva. Ci sono altri criteri con cui l’Accademia di Svezia ha assegnato il Nobel più ambito? Quello finito sul collo di M.L. King o Mandela – giusto per fare un paio di nomi. Eppure quest’anno è toccata a “Mr. Hope”, il signor Speranza: il primo presidente nero d’occidente, l’ex mussulmano, dal cognome Hussein, salito al soglio della Casa Bianca. Una bella storia. Quasi una favola. Poco altro. Forse null’altro.
Obama ha un volto pulito, un corpo dinamico, una compostezza telegenica. Quella del politico brillante da cui in ogni istante potresti aspettarti l’intuizione più intelligente. Insomma, quello che serviva per riabilitare l’immagine nazionale dopo l’impossibile esperienza G.W.Bush. E per alzare lo share del David Letterman. Per quanto riguarda l’ultimo caso “mission accomplished”. Ma era davvero lui l’uomo di cui avevamo bisogno per risolvere definitivamente la questione terrorismo, con cui buttarci alle spalle l’inenarrabile tragedia dell’11 Settembre? Probabilmente non molto poteva essere fatto in così poco tempo. Certamente molto, molto di più. Incominciando da un adattamento del “Patriot Act”, l’emendamento frettolosamente stilato dopo l’attentato alle Twin Towers che permette ai servizi segreti di intrufolarsi senza autorizzazione nelle vite di tutti i cittadini statunitensi e di limitare la libertà di chiunque sia accusato di “terrorismo”. Obama lo ha più volte menzionato quando si trattava di giustificare detenzioni prolungate nel carcere di Guantanamo. Altra nota dolente. Il programma elettorale prevedeva la chiusura del carcere sull’isola di Cuba entro Gennaio. La cosa non si farà. Ed il ritiro dall’ Iraq? Non se ne parla. Nemmeno in Tv. L’afghanistan? Pochi giorni fa è stato festeggiato l’ennesimo bombardamento, il 42° (quarantaduesimo) presto all’interminabile party mediorientale potrebbero aggregarsi altri 30.000 soldati. Richieste da Generali. Le risposte le darà solo lui. Nel frattempo continua a bombardare, ma cambiando nazione e pure continente. L'importante è che i suoi "sforzi straordinari volti a rafforzare diplomazia e cooperazione" non si discutano. Nemmeno oggi che ha rifiutato d'incontrare un suo collega di Nobel, il Dalai Lama. Più importante lisciare il pelo alla "diplomatica" e "cooperativa" Cina.
Al mondo va bene così.Così come andava bene Kennedy, il bello bellissimo, ma meno fortunato. Lui ha vinto solamente un Pulitzer. In compenso ha appoggiato un certo McCarty, s'è fatto appoggiare dalla mafia e s'è inventato una guerra. In Vietnam. La più atroce ed insensata degli ultimi 50 anni. Anche questo non importa a nessuno, se non alla storia. Stiamo sempre parlando di un sogno, per noi italiani un miraggio, per le TV più di un diplomatico, una rockstar. Da oggi persino del Premio Nobel per la Pace. E’ vero, ci sono passati anche Kissinger ed Arafat. Non lamentiamoci.



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