mercoledì | by Stefano Reves S.


(S)truzzi forzisti

Ricorderete un post (questo) in cui rendevo noti i commenti che alcuni ''simpatizzanti'' di Forza Italia avevano rilasciato in merito ad un articolo del Financial Times, da me pubblicato su questo sito.
Non sono diverse (per diverse intendo meno esilaranti) le ''argomentazioni'' con cui gli stessi adepti hanno intrattenuto gli ospiti del sito ufficiale di Forza Italia. Questa volta il tema era: le elezioni amministrative.

- Anonymous vari: abbiamo vinto noi. Ci rifaremo con il referendum del 25 giugno. olpa nostra che ci siamo astenuti

- Francesco Giro: a Roma due vincitori Veltroni e Berlusconi

- Paola: popolo bue, e' assurdo che i napoletani votino ancora a sinistra!!Che tristezza..... non hanno capito niente.... ufffff

- Teresa: un grande elogio a Silvio per tutto e un augurio per il futuro, se deciderà di continuare a difendere la libertà e la giustizia per tutti gli italiani. Grazie

- Alessandro P.: quand' è che capiremo che vale più il voto dell'abbronzatura?

- Alkampfer: il voto di ieri è un biglietto di sfratto per l'inquilino Prodi. Gli italiani hanno espresso la loro volontà politica, la sinistra non è legittimata a governare

- Maurizio: abbiamo vinto le amministrative. Finalmente questi bast...di comunisti. Forza Silvio. Non mollare che li mandiamo a casa

- Fabio: i brogli i brogli i brogli!! Ma siamo capaci di piazzare un bel po' di gente ai seggi invece di lamentarci a posteriori? Prepariamo la gente ed istruiamola come fa la sx

- Maria Teresa: apprezzo molto lo stile e la compostezza politica di Berlusconi, spero continui e non ci lasci soli. buon lavoro

- Athos Brogi: piu' che Cdl che deve riflettere, è Alemanno che deve farlo! Si è schierato contro Berlusconi + volte. es. 'imbarazzato' dopo grande intervento di B. a confindustria
- Alessandra di Napoli: stampiamo volantini per il referendum con i 10 punti fondamentali per votare SI... facciamo il "porta a porta" anche noi... ce la possiamo fare!!!

- Valiant: adesso è importante che tutti si concentrino sulle votazioni del 25 e 26 giugno. E' importante non abbassare la guardia

- Mariano: poteva andare meglio, ma è cmq andata bene per noi della Cdl. Il governo ha preso una spallata che lo sta facendo tremare! E ora sotto con la prossima: il referendum!

L'Intellighentia di destra si è espressa.


P.S.
In anticipo su tutta la sinistra, o comunque su tutti quelli che al Referendum appoggeranno il NO, ho manipolato un manifesto di Forza Italia, che ormai da diverse settimane è già molto attiva su questo fronte.

Per partecipare anche tu alla campagna referendaria (per ora sembro essere l'unico), puoi inserire questa icona all' interno del tuo sito.
Per qualsiasi problema in merito, offro assistenza ''tecnica'' via email.

Degli argomenti del ''No'' parleremo piu' in avanti.


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martedì | by Stefano Reves S.


La chiamavano rivincita

Ma che rivincita e rivincita, Silvio, dovrai accontentarti di.. di… della solita Milano, ormai sola e tracollante roccaforte dell’ impero azzurro. Di una prevedibile Sicilia, dove la vittoria di Cuffaro rimane solo discreta grazie alla buona performance della Borsellino (Il 61 a 0 è roba d’altri tempi). Per il resto solo sberleffi. Sberleffi a Torino, dover il bonaccione pugliese ottiene a malapena il 30% delle preferenze, sberleffi a Roma, Napoli, e sberleffi in 14 dei 23 capoluoghi di regione. Dove fino a ieri il tabellone segnava 12 -11 in favore della Cdl, mentre oggi solo 4 andranno certamente all’opposizione (altre 5 al ballottaggio).
Insomma il tentativo del signor B. di far appurare l’irrilevanza del risultato delle Politiche, quindi di delegittimare seduta stante il Governo Prodi non ha funzionato. Non solo, come cinque anni fa le amministrative si sono rivelate per Berlusconi un terribile Boomerang, in grado di inficiare tutto il buon lavoro svolto per le Politiche. Il risultato è solo uno, il vantaggio in favore dell’ Unione che un mese e mezzo fa si era rilevato millesimale, oggi è nitidamente più solido. Dovrebbe garantire alla coalizione di Centro-sinistra quel minimo di serenità fino ad oggi mancato, ed al contempo far inasprire i rapporti all’interno della Cdl. Ed i commenti del Cavaliere non lasciano presagire niente di positivo: ‘‘Sono nauseato’’ ‘‘forzisti non si sono impegnati per Alemanno’’.
Dovrà ora il Referendum del 25-26 Giugno sancire se la Cdl avrà ancora la forza per sperare in un ribaltone istituzionale, possibilità che a partire da oggi appare molto, molto più remota, oppure se toccherà a lei subire la tanto vaticinata implosione ad opera degli stessi membri della coalizione. Le scintille innescate dalla Lega non lasciano presagire nulla di buono. Ma questa è un’altra storia.


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lunedì | by Stefano Reves S.


Sdrammatizziamo,
Barzellette e striscioni sulla Juventus

Un bambino entra in un negozio di articoli sportivi e rivolgendosi al commesso dice: - Vorrei una maglia della Juventus... E il commesso: - La vuoi da giocatore o da arbitro?

Grazie al sistema di designazione arbitrale si evitano favoritismi di sorta. La prossima partitissima, per esempio, sarà arbitrata da uno dei dirigenti juventini sorteggiato assolutamente a caso.

Due uomini sono a pesca in un angolo sperduto di un bosco, senza radio nè telefono quando ad un certo punto il primo afferma: "la juve ha rubato una partita anche stavolta!". "Come fai a saperlo?" chiede l'altro. "Facile, sono le 5 meno un quarto!"

Senza arbitri e creatina la gobba va in rovina. (Striscione esposto durante un Parma-Juve)

Ladri? No D+ (Inter-Juve)

Sapete perchè i gobbi non vanno in Turchia? Perchè ai ladri gli tagliano le mani (Bologna-Juve autunno '98, la domenica prima di Galatasaray-Juve in pieno caso Ocalan)

Moggi, l'hai comprata anche oggi? (Inter-Juve)

Juve: 20 rubati. 4 dopati (Lazio-Juve)

"Meglio due scudetti da lupi che venticinque da agnelli" (Roma-Juve)

Quando stringo la mano a un milanista me la lavo. Quando stringo la mano a uno juventino mi conto le dita. (Peppino Prisco)

Dal Libro ''Barzellette sulal Juventus'', Malatempora Ed. .


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| by Stefano Reves S.


And the winner is...

Con giudizio plebiscitario i lettori de ‘’L’Espertone’’ hanno eletto Mastella come Ministro piu’ incompetente del neonato (in tutti i sensi?) Governo Prodi.
Quasi unanime la scelta, se è vero che il simpatico personaggio sia riuscito a superare l’invidiabile soglia del 74%, surglassando il secondo classificato, D’Alema, distaccato di ben 64,5 punti. Un vero (ammettiamolo, prevedibilissimo) successo per il Ministro della Giustizia.
Ora non ci resta altro da fare, se non sperare che le nostre previsioni, meglio i nostri timori, NON diventino palesi.


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venerdì | by Stefano Reves S.


La legge Biagi non è la legge di Biagi

Mi spiego meglio. Difficilmente Marco Biagi avrebbe mai offerto il suo nome a questa legge Biagi. No!, chiamiamola legge 30. Questo perché, se da un lato le proposte per una maggiore flessibilità sono state ripescate accuratamente dal testo vidimato proprio dal professor Biagi nel 2001, il ''Libro bianco sul mercato del lavoro in Italia'', dall'altro ne sono state esentate componenti altrettanto essenziali come le tematiche inerenti la sicurezza dell' impiegato. Non per niente il termine ''sicurezza'' compare molto piu' spesso di ''flessibilità''. ''
«Nella definizione delle nuove ipotesi di regolamentazione vanno assunti congiuntamente i criteri della flessibilità e della sicurezza» Questa frase è presa dal Prologo del testo originale. L' autore continua ''Occorre incentivare convenientemente il ricorso al contratto a tempo indeterminato, così da incrementarne l’uso, evitando nel contempo che si diffondano forme di flessibilità in entrata per aggirare i vincoli o comunque le tutele predisposte per la flessibilità in uscita''[...]''È necessario che coloro che lavorano con contratti di tipo flessibile godano di una sicurezza adeguata e di una posizione occupazionale più elevate, compatibili con le esigenze e le aspirazioni dei lavoratori''.

Dunque, in attesa che il nuovo Ministro del Lavoro si metta all'opera, rivedendo accuratamente la legge, magari facendo riferimento al testo con piu' ''pedanteria'', senza quindi limitarsi a fare proprie le componenti che vanno bene ad una sola ''fazione''(Confindustria), a noi non resta che chiamare la legge Biagi per quello che è realmente: la legge Maroni.


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giovedì | by Stefano Reves S.


Ru-486, una fatwa occidentale

Il neoministro della Salute Turco propone di far tornare in circolazione il farmaco ru-486, la pillola per abortire, e puntualmente la canea di ‘‘movimentariani’’ no-aborto si risveglia dal letargo in cui era piombata grazie all’apporto degli ex ministri della salute. Quelli che, unici in Europa, avevano deciso di vietare il farmaco in Italia, anche in via sperimentale.
Premetto che do ragione a Pera quando classifica l’aborto come gesto di inciviltà. Ciò nonostante, non vedo come la mancata distribuzione del farmaco in questione possa invitare le donne a non puntare piu' sull'estremo gesto dell'''abbandono fetale'', o quantomeno dubito seriamente che, un ipotetica nuova distribuzione, sia in grado di farne aumentarne il numero. Lo dico perché la cosa non accadde quando finalmente anche nel nostro paese fu, per la prima volta, redatta una legge ad hoc, che ne permetteva la pratica. Persino un emendamento che vieti completamente l'atto, anche tramite intervento, servirebbe solo a far aumentare le pratiche illegali. Come accadeva anche nel nostro paese fino a pochi decenni fa, quando in sperdute bettole, improvvisati medici di quartiere praticavano l'aborto usando solo ''acqua e sapone'', il tutto tra strazianti grida della sfortunata paziente.

Ma consideriamo l'evento in senso lato, a questa gente non interessa nulla dell’ aborto in se, il loro unico fine è tutt’altro: ritornare ad incatenare sotto la propria egida di misoginia maschilista l’universo femminile, in questo campo ormai perfettamente indipendente, grazie a decenni di lotte e campagne civili. Trovo davvero stupefacente la maniera in cui i conservatori nostrani, cerchino di emulare i sistemi disciplinativi della dottrina jihadista. Essi stessi sembrano imbarazzati quando, seppur implicitamente, ammettono di nutrire rispetto per i criteri di ‘’gestione dello stato civile’’ adottati dagli appartenenti al filone islamista-conservatore.
Per fare cambiare loro idea basterà forse far notare il modo in cui è costretta a vivere Ayaan Hirsi Ali, la sceneggiatrice di Submission, segregata tra infinite paure a causa di una fatwa lanciata contro di lei dai fondamentalisti mussulmani? Chiedetelo.


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mercoledì | by Stefano Reves S.


Dicasi Democrazia 3a parte
Principio della reversibilità - vox populi, vox hominum

La democrazia implica la reversibilità di ogni decisione, escludendo naturalmente quella sulla democrazia medesima. Le soluzioni definitive ai problemi, quelle che non consentono modifiche, sono proprie dei regimi della giustizia e verità. Dove i valori e le identità sono plurimi, le decisioni imposte nel segno di una verità che non ammette replica sono preannunci di conflitti, se non addirittura di guerre civili. La democrazia invece è, come detto, relativistica perché perennemente dialogica e aperta. Non ha volontà a priori, come espressione di un mandato divino, ne a posteriori, come conseguenza di una decisione popolare, per quanto unanimemente voluta. La strada per dire ‘‘ci siamo sbagliati’’ deve restare sempre aperta. Non a caso le democrazie sono contro la pena di morte.
In democrazia, nessuna deliberazione ha a che vedere con la ragione o il torto, la verità o l’errore. Non esiste nessuna ragione per sostenere che i più vedano meglio, siano più vicini alla verità dei meno. Il motto Erodoteo ‘‘nel molto c’è il tutto’’ presuppone una componente latente ‘’ nel poco c’è il nulla’’. Può darsi in effetti che i molti, pur non eccellenti, qualora si raccolgano insieme, siano superiori a sedicenti ''migliori'', questo se presi nella loro totalità, così da diventare ''un uomo con molti piedi, mani, sensi'', quindi un individuo con eccellenti doti di carattere e d’intelligenza. Pertanto l’espressione vox populi vox dei è soltanto la legittimazione della violenza che i più esercitano sui meno numerosi. Essa solo apparentemente democratica, poiché nega la libertà delle minoranze (vox diaboli). Vox popoli, vox hominum invece, la voce di persone limitate, quindi fallibili è preposizione motrice dall’essenza democratica.

Fine.


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| by Stefano Reves S.


Continua dal post del 23 maggio
Dicasi Democrazia
2a parte
Obbligo del dialogo - uguaglianza - negazione del cuius regio...

Democrazia è discussione, socraticamente è filologia non misologia. Chi come coloro che si ritengono superiori agli altri, odia i discorsi e al confronto delle idee, alla loro persuasione preferisce la sopraffazione. Mussolini denigrava i ‘‘ludi cartacei’’ che si celebrano in Parlamento; nell’Ottocento J. D. Cortés parlava spregiativamente della democrazia come della forma di governo discutidora, propugnando non il governo del Popolo, ma il governo di Dio, con i quali c’è evidentemente poco da discutere. L’ uomo democratico dunque non si intestardisce, ma si rallegra dopo essere stato colto in errore. Chi, al termine, è ancora sulle sue stesse iniziali posizioni, infatti, ne esce com’era prima. H. Arendt descrive egregiamente questa situazione, nessuno da solo e senza compagni, può comprendere adeguatamente e nella sua piena realtà tutto ciò che è obbiettivo, in quanto gli si mostra e gli si rivela sempre in un’ unica prospettiva, conforme e intrinseca alla sua posizione nel mondo. Se si vuole vedere ed esperire il mondo così com’ è realmente, si può farlo solo considerando una cosa che è comune a molti, che sta tra loro, che li separa e unisce, che si mostra a ognuno in modo diverso, e dunque diviene comprensibile solo se molti ne parlano insieme e si scambiano e confrontano le loro opinioni e prospettive. Soltanto nella libertà di dialogare il mondo appare quello di cui si parla, nella sua obiettività visibile da ogni lato.

Democrazia è uguaglianza, uguaglianza non è omologazione, la massificazione di cui si è or parlato. Senza leggi per uguali, si pensi alle leggi ad personam, fatte dai potenti per favorire se medesimi e i propri accoliti, la società si divide in caste, chi è sopra e chi è sotto la legge.

Un insidia moderna è il richiamo all’ unione tra potere civile e religione. Il principio cuius regio illius et religio, che univa vita religiosa e civile sotto la potenza statuale, si vuole da taluno rinnovare in un nuovo, ambiguo intreccio di potere civile e potere religioso. Dopo secolo di difficili sperimentazioni della distinzione tra affari di stato e affari di religione, l’autonomia dell’uno dall’altra, che, sola, consente la convivenza di tutti in uguaglianza di diritti, è oggi ancora una volta esposta a rischio. La novità non sta nella Chiesa, ma nella riapparizione della figura ben nota degli opportunisti della religione, gli atei-clericali, o come altrimenti si vogliano chiamare coloro che, per rafforzare lo Stato e promuovere se stessi sono disposti ad appoggiarsi gregariamente alla Chiesa ed alla sua autorità morale. Risultato: la Politica in nome di Dio, che vediamo diffondersi con il suo potenziale di intolleranza e violenza. Così rischieremo di avere non piu’ Chiese di Stato, ma Stati di Chiese, riedizioni aggiornat dell’antica Teocrazia.

Fine seconda parte.


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martedì | by Stefano Reves S.


All’interno di un recente post si è scatenata una feroce diatriba sull’idea di Democrazia e di Stato democratico. Cero di fornire un mio contributo, palesemente ispirato e permeato capillarmente dai lavori di alcuni tra i più grandi pensatori che l’umanità abbia mai conosciuto. Ringrazio quindi anticipatamente Gustavo Zagrebelsky, Norberto Bobbio, Aléxis de Tocqueville, Platone, Aristotele per il loro infinito, a volte sovrumano apporto. Spero solo vorranno scusarmi se per errore volgarizzerò le loro fatiche, o ne eluderò parti ritenute fondamentali.
Essendo la ‘‘summa’’ di una certa lunghezza ho preferito dividerla in tre episodi, che vi proporrò nei prossimi giorni a partire da oggi.

DICASI DEMOCRAZIA:
Definizione - rischi dell'indifferenza - necessità relativistica

Con termini dizionareschi potremmo definirla così: ''l’idea di costruire un assetto costituzionale, politico e sociale, in cui alle decisioni collettive possa effettivamente, liberamente e responsabilmente prendere parte il popolo tutto intero, attraverso opportune forme di organizzazione dei cittadini e per mezzo di efficaci forme di organizzazione''.
Esiste un luogo comune dell’idea democratica, che sia sufficiente diffondere i diritti di partecipazione, politici, ed il diritto di voto, affinché lo spirito democratico si radichi. Ma guardiamoci in giro, assistiamo impotenti al fenomeno dell’apatia politica, che coinvolge spesso la metà dei cittadini aventi diritto al voto. Dramma dell’apatia che non è il solo, si pensi al voto clientelare, basato sul do ut des, espressione di una morale 'bassa e volgare''. Queste considerazioni convergenti nel significato non sono nient’ altro che un abbandono da parte dei governati dal compito di agire, se non per governarsi da se, almeno per influire sul governo.
I classici insegnano che a buone regole debbano corrispondere buoni uomini. La migliore delle Costituzioni nulla può dinanzi a gente corrotta, o comunque che non è all’altezza. Uomini buoni rendono accettabili Costituzioni mediocri, uomini mali corrompono persino Costituzioni buone.
Accade sovente (vedi storia d’Italia recente) che le forme di governo possano facilmente degenerare nelle loro contraffazioni. Esse mantengono la facciata esteriore solo per coprire il verminaio del nudo potere per il potere. L’aristocrazia degenera in oligarchia, il governo egoistico dei pochi sui molti, la monarchia in tirannia, la democrazia in regime della massa, informe, senza qualità dove individui spregiudicati costruiscono le loro fortune.

La democrazia è relativistica, mai assolutistica. A differenza dello stato autocratico non ha fedi o valori assoluti da difendere, a eccezione di quelli sui quali essa stessa si basa: il rispetto dell’uguale dignità di tutti gli esseri umani e del diritto che ne conseguono e il rispetto dell’uguale partecipazione alla vita politica e delle procedure relative. Chi se ne duole e ritiene che, invece di rappresentare valori plurimi diffusi, la democrazia come tale debba avere la sua verità indiscutibile, all’occorrenza di imporre ai dissenzienti anche con la forza o con mezzi fraudolenti, contraddice la democrazia stessa. La democrazia non si fonda sulla massa, ma sugli individui. La massificazione della società è un pericolo mortale, è più semplice istituire un governo dispotico presso un popolo in cui le condizioni siano eguali, che presso un’ altro. Proclamando un’ uguaglianza media, volgare, antistorica ed anacronistica, in cui valori personali scomparirebbero, ogni individuo vedrebbe annullata la propria libertà, preferita ad una commistione in una massa informe. E la massa informe non ha bisogno di democrazia, non può identificarsi in qualche demagogo, che ne interpreta, sfruttandoli, umori istintivi, senza bisogno di procedure democratiche di partecipazione politica attiva. Perché i regimi non hanno bisogno di uomini-individui, ma di uomini massa.
Per questo una democrazia che vuole preservarsi dalla degenerazione demagogica deve curare nel massimo grado l’originalità di ciascuno dei suoi suoi membri e combattere la passiva adesione alle mode. Originalità che è capacità di dare inizio a un progetto, a un rinnovamento che produce vita nuova e combatte la passiva e animalesca ripetitività.

Fine prima parte.


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lunedì | by Stefano Reves S.


Padoa ''schioppa''

Calma, state calmi, non è successo niente. Ora che Romano Prodi è praticamente passato, diventano (scusate la volgarità) tutti cazzi del ministro dell’Economia. Basta dare un’occhiata. Il potere sulle pensioni è passato a sorpresa a Ferrero (Rifondazione). Così, si è trattato di un qui pro quo. E Damiano (Ds) si è ovviamente imbufalito. Visco sta piantando i canini sul collo dell’Irap. E possono scordarsi che lo molli.
Il povero ministro dell’Economia, spiegato in altri termini, rischia la parte del Paparesta nello spogliatoio. Bersani ha già fatto sapere che su Enel ed Eni vuole decidere lui. Il sottosegretario Cento (il quale, come si sa, è andato là perché fa cifra tonda, tanto è vero che suo cugino Trentotto è tutt’ora precario) prepara gli striscioni per la patrimoniale e ritma slogan sulla Tobin tax.
Per farla breve, secondo me Padoa schioppa.
Il Foglio


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venerdì | by Stefano Reves S.


Quei cattivi, cattivi ragazzi
la Gazzarra di Antonio
Lettere ai Senatori della Repubblica Italiana

-''Necrofori''. ''Venduti''
(On. Antonio Gazzarra, neanche a dirlo Deputato FI)

- ''Hanno fatto qualcosa di immorale''
(On. Silvio Berlusconi, Presidente e Deputato FI, pluricondannato proscritto/amnistiato)

Destinatari
- Senatore Carlo Azelio Ciampi, ex Presidente della Repubblica, ex Presidente del Consiglio
- Senatore Francesco Cossiga, ex Presidene della Repubblica, ex Presidente del Consiglio
- Senatore Oscar Luigi Scalfaro, ex Presidente della Repubblica, ex Presidente della Camera
- Senatrice Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la Medicina
- Senatore Sergio Pininfarina, considerato il piu' grande designer del 900
- Senatore Emilio Colombo, ex Ministro del Tesoro, tra i fondatori del Partito Popolare
- Senatore Giulio Andreotti, bè, quello la! (tra l'altro candidato dallo Stesso Berlusconi alla Presidenza della Repubblica)

Quando si dice, Ubi Maior...


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| by Stefano Reves S.


Quel voto/veto di fiducia

Finalmente si comincia. Volere o volare, è arrivato il momento per Prodi & friends di posare gli onorevoli glutei sulle scranne presidenziali o, per i meno fortunati su spartani strapuntini, e di iniziare a lavorare. Ad amministrare anzi! Perché è ora di dire addio alle stralunanti concionerie, tristi ma necessarie per accaparrarsi l’estesblishment societario, è ora di salutare i comodi Talk show televisivi, e di iniziare a parlare sul serio, a parlare coi fatti. E sarà dura, oh! quanto sarà dura. Forse diverrà routine assistere allo stallo bicamerale, di cui abbiamo già assaporato la possibile entità durante le votazioni per l’ elezione dei Presidenti delle Camere. E chissà, magari ci abitueremo. Rischieremo di abituarci persino a subire Emilio Fede, perennemente collegato con Palazzo Madama.
Ciò che rimane certo però, è che governare il paese sarà un po’ come partecipare ad una cena d’altri tempi. Di quelle che si facevano con quel poco che c’era in casa. E nelle credenze di Governo di pane con companatico ce n’è ben poco.
Sarà dura per Prodi servire adeguatamente, magari proporzionalmente, qualsiasi portata. Nella speranza che franchi tiratori, autodefinitisi ‘‘ormai d’altri tempi’’ (vedi Bertinotti), si accontentino anche delle poche briciole, e che nuovi coinquilini, minacciando di balzellare allegramente ora qua ora la (vedi ‘‘tu hai capito chi’’), non facciano vincere il paradosso della vittoria-sconfitta.
Vedremo, per ora basta che si inizi. A lavorare.


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giovedì | by Stefano Reves S.


Frodi Fiscali

Molto interessante l'inchiesta sul finanziamento delle spese comunali e sulle tasse locali, pubblicato lunedì scorso sul Sole 24 Ore. Ecco alcuni tra i passaggi fondamentali, tratti direttamente dall' articolo:

- Il 50,1 per cento delle entrate totali dei comuni - visti i tagli continui dei trasferimenti dello Stato - arriva dai tributi locali.

- Fra questi ultimi spicca l'Ici, che da sola copre il 44,5 per cento di quel 50,1 per cento, eliminata quindi, le entrate comunali si vedrebbero ridimensionate di circa il 25%.

- Il peso delle tasse locali varia molto da città a città: ad esempio, una famiglia di Firenze (prima in classifica) paga in media 1.424 euro di tasse comunali mentre una di Ragusa (ultima) paga 464 euro.

- Il processo è in minima parte gestito dai sindaci: le diversità derivano dagli automatismi delle leggi che hanno istituito le singole tasse, come l'Ici che è legata al valore della prima casa.

Dunque, di cosa hanno parlato i nostri beniamini nelle ultime, ferventi, settimane? Del federalismo fiscale? Assolutamente smentito da questi dati. Dell'abolizione dell'Ici? Abbiamo visto cosa comporterebbe. Niente di tutto questo.
Semplicemente, hanno discusso del nulla... .


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martedì | by Stefano Reves S.


Per l’Occidente

Ho già trattato l’argomento in passato. Due recenti commenti, dei quali ho gradito quantomeno la sincera bellicosità,sono ottimo pretesto per tornarci su.
Scrive l’impavida signora ''basta che restino nelle loro terre e non ci vengono a rompere i maroni venendo qua a imporci di togliere i crocifissi dalle scole e danneggiare la nostra immaggine e quella dei nostri bei posti ai turisti con la sporcizia che si portano addosso''- ed ancora - ''viviamo in un mondo dove tutto si sta miskiando...e a me questo non va tanto bene...i froci si miskiano tra gli eterosessuali...i musulmani e i budisti si miskiano con i cattolici...e i terroni del sud vengono a occupare qua il nord''.

Solo due considerazioni

La prima, storica. Tutte quelle volte in cui hanno provato a massificare, la nostra ‘‘cultura’’, selezionandola, a unificarla, a rialfabetizzarla, infine a ghettizzarla assieme alla nostra intera persona, basandosi su di una morale preimpostata, naturalmente partorita soltanto da quella Cristiana, e giustificata da anacronismi storici, rappattumati qua e la, ebbene tutto ciò ha portato sempre alle medesime conseguenze, riassumibili in poche, esecrabili, parole: campi di concentramento, gulag, foibe. Riconducibili a poche persone: Hitler, Breznev, Milosevic.


La seconda, etica. L’Occidente è tale (e per tale intendo diverso dal mondo mussulmano) proprio perché è relativistico. Relativismo che non è quello descritto da Benedetto XVI, ovvero la totale, indifferente, assenza di valori, di ideali, di principi civili, bensì la patria del pluralismo democratico. Lo stesso che non si basa su principi assolutistici, propri delle società Teocratiche, ma che invece, osmotico e flessibile, si lascia contaminare dalle più innumerevoli entità identitarie, rendendole vive parti integranti della sua costituzione morale e materiale. Il vero Occidente quindi non taccia come aggressive e maligne le influenze esterne, ma le considera ricchezze prelibate da coltivare saggiamente. Per questo potremmo apparire agli occhi di tutti gli spacciatori di identità, di cui il buon Calderoli è uno dei massimi teorici, come dei traditori, ma, sempre ammesso che lo fossimo, non saremo mai dei da esso transfughi. E’ questa l’ unica grande forza dell’Occidente.


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lunedì | by Stefano Reves S.


Mi scuso con i lettori per non aver aggiornato il sito in questi giorni. Purtroppo un violento temporale mi ha isolato dal resto del mondo fino a pochi minuti fa. Ritorno oggi, rispondendo alla domanda di un vecchio amico.
Il caso delle intercettazioni
E' ora di gioire

''Niente indignazione per quello che sta accadendo nel mondo del calcio''?

Indignazione? Per il calcio!? La mia risposta è perentoria: assolutamente no!! Ne ho avuta di indignazione, sì! Pure tanta. Tanta da non dormirci la notte. Ne ho avuta durante le, poche, volte in cui assistendo a ''circensidi'' modello Controcampo, ammiravo cronisti addurre giustificazioni ancor più che patetiche, addirittura malinconiche, per chiarire il solito calcio di rigore assegnato per le poche, e negato a tutte le altre. Indignazione, quando dirigenti, allenatori, capitani di squadra, finita la partita, abborracciavano con puntuale retorica, una difesa o raramente, un’ accusa dell’arbitro, o comunque dell’endice di turno. Temporaneo manichino da additare. Espediente una tantum, spesso ultima unità di un reticolato strutturale sempre piu’ malato, ma ben più complesso.

Nooo! Oggi potrei solo godere. Godo! Ogni giorno, in quel quarto d'ora che i media dedicano al grottesco spettacolo. Godo. Nel vedere la protervia di Moggi ridotta al nulla (al nulla, al nulla!) Godo nell' apprendere che ogni giorno vengono a galla nuovi particolari, altre intercettazioni divertentissime, scomuniche, deferimenti, autosospensioni.
Lo ripeto ancora: No!, il tempo del rancore e' finito, e' ora di rallegrarsi. Ora che finalmente le cose, che tutti sapevamo, di cui a volte parlavamo, sono implose in se stesse così violentemente da rendere vano qualsiasi tentativo di occultamento.
E’ ora di gioire, sì! Con cinismo direte!? Con l’indifferente disprezzo, dell’antisportivo che non osa riconoscere la dignitosa superiorità dell’avversario?

No! E’ ora di gioire. Con l’elementare spirito e l’ umile orgoglio di uomo, e di tifoso onesto.


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giovedì | by Stefano Reves S.


Quisqulie
Se si scioglie il tetto del mondo

In conseguenza dell'effetto-serra i ghiacciai del Tibet si stanno liquefando alla velocità del 7% all'anno. Questo contribuisce alla desertificazione, alla siccità e alle tempeste di sabbia nel resto della Cina.
Il Tibet, detto "il tetto del mondo" perché vi si trova una gran parte della catena dell'Himalaya, ha ghiacciai 100 volte più grandi di quelli delle Alpi.

Link all'articolo integrale, da Terra Daily


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mercoledì | by Stefano Reves S.


Il mio Presidente di tutti

Il mio Presidente della Repubblica ideale? Forse Gustavo Zagrebelsky, quello, suppongo, con il piu' alto ''senso delle istituzioni'', tanto recriminato dalla Cdl. Forse il riflessivo, moderato, flemmatico, prigressista Sartori. Forse la ''ribelle'' Emma Bonino. Sarebbe bello poter confidare in una sua riproposizione un pochettino meno timida. Mi sa però, che dovremo accontentarci con quello che passa il Convento. Ed anche questa volta il pastone si è irrancidito ben bene.

Sarà senz’altro Napolitano ed è una scelta molto coraggiosa, ma secondo me sarebbe stato più giusto votare Amato. Giuliano Amato, esatto. Perché è intelligente, perché è un laico attento ai temi di chi crede, perché ha una vasta esperienza tecnica, un’altrettanto vasta esperienza politica, perché è uomo di robuste letture, ma a ben vedere non tanto per questo. Perché va in America ogni due per tre, perché antioccidentale non sarà mai, perché fu socialista e democratico, perché passò una notte memorabile a cercare di difendere la lira, e se poi non ci riuscì, pazienza, perché non strepita, non dà mai in escandescenze, perché ha passato dei mesi memorabili a cercare di difendere la Costituzione europea, e se poi non c’è riuscito, pazienza, perché ha consumato anni a difendere Craxi, e se poi proprio del tutto non ce l’ha fatta, pazienza, e perché infine, a un certo punto, si è messo al passo con D’Alema, e se in seguito ha ritenuto giusto voltargli le spalle, pazienza. Ma nemmeno poi tanto per questo. Andava eletto Amato perché, se la politica è una gruviera tale da eleggere Napolitano, allora nel formaggio meglio il topo.
Il Foglio


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martedì | by Stefano Reves S.


riflessione estemporanea su Benito ed i suoi simpatici amici
Dicono del Fascismo, parte 2a

Riprendiamo dalla frase di Fini ‘’ è grazie al Fascismo che l’Italia non è divenuta Comunista’’. Come dire megli schiantarsi su di un muro a secco che contro un Tir.
Mussolini ha portato il Cinema, certo. Ma lo ha fatto, monopolizzandolo. Ha finanziato il teatro, soffocandolo. Ha sostenuto l’editoria, arruolandola. L’architettura, revisionandola. La Storiografia, falsificandola.
Insomma ad ogni sua azione corrispondeva un doppio fine, che nulla aveva a che vedere con il nostro ‘‘bene comune’’.
Tuttavia, e nonostante tutto, si è ancora convinti che ad oggi il Fascismo sia palesemente migliore del Comunismo. Peccato per quella piccola, sottilissima, differenza. La chiamano ‘’Teorizzazione Scientifica del Movimento’’. Quella che ha portato i Fasci a Marciare su Roma, ad occupare il Parlamento, a fare leggi truffa, ed a proporre al re, compiacente, le Leggi Razziali. Le stesse che hanno contribuito enormemente al massacro di 2 Miliardi di persone nel giro dei sei anni della Seconda Guerra Mondiale,.
Ed i tentativi, disastrosi, di imporre la follia chiamata ‘‘colonizzazione culturale’’?
Ma per comprendere in due parole il Fascismo basterebbe una frase del suo stesso fondatore, narrata in un piccolo aneddoto: l’imprenditore Giovanni Treccani, intento a redigere quella che sarebbe divenuta nel giro di pochi anni la più grande raccolta enciclopedica italiana, arrivato al lemma ‘’Fascismo’’ scrisse ''movimento politico con tendenze totalitaristiche''. Letto l’enunciato Mussolini prese una penna e, cancellata l’affermazione di suo pugno, la corresse all’incirca così ‘’il Fascismo è uno stato Totalitario’’.

Ah, un ultima cosa: quelli che oggi chiamamo Bar, allora non potevano essere chiamati Bar, ma prendevano quel goffo nome di ‘‘Qui si beve’’.

Serve altro per far mutare quel ‘‘Dicono’’ da tempo presente, a tempo imperfetto?

Fine.


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| by Stefano Reves S.


riflessione estemporanea su Benito ed i suoi simpatici amici
Dicono del Fascismo, parte 1a

Dicono gli amici del bar (almeno dalle mie parti) che il Fascismo ha fatto bene. Reiteratamente, e, dovreste vedere con che convinzione, mi ricordano che sì, Mussolini si è impegnato proprio tanto per noi. Dovete sapere che ai tempi del compianto ‘‘capo camerata’’(''el pelatun!'' per i partigiani) furono bonificate paludi, allora principale sorgente di irreparabili malanni e storiche pandemie. Sorsero i primi Bar pubblici, furono eretti i primi Cinema, asfaltate le prime strade. Nacquero Ospedali, scuole, le prime pubbliche nell’Italia di quegli anni, al 90% analfabeta. Sempre allora furono applicate le prime politiche di sostentamento sociale, con ‘‘incentivi’’ per le famiglie che avessero intenzione di allargare le proprie propaggini, e provvedimenti, precursori degli attuali piani cassaintegrativi e pensionistici, per tutelare il lavoro e le proprietà dei contadini.
E così vedo oggi, questi bravi politologizzanti di via del Birignao ostentare impettiti la tanto amata, ormai obsoleta, fiamma missina. Emblema di un passato (vana)glorioso, e foriera di valori e principi morali che proprio ad esso vorrebbero l’Italia intera si ispirasse. Perché, come dice lo smargiasso Gianfranco ‘’è grazie al Fascismo che l’Italia non è divenuta Comunista’’.

Cavolo, quasi quasi mi hanno convinto! Ma per la tessera del M.S.I., faccio ancora in tempo?


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lunedì | by Stefano Reves S.


Divorzio alla Padana

“Noi vogliamo il Federalismo. Noi abbiamo bisogno del Federalismo e Berlusconi manterrà i patti, come ha fatto in questi anni”.[…] ‘‘Al momento opportuno – osserva il Segretario Federale del Caroccio - gli alleati manterranno i patti, perché credo che a nessuno convenga rimangiarsi la parola. Chiaro che perse le elezioni, se poi non passa il referendum è una sconfitta sulla strategia, che imporrà un cambiamento generale”.

(HÜMBEŔŦØ BØŚŚÎ il 30-04-2006)

Quando dicono dell'Unione...


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domenica | by Stefano Reves S.


Gamberale ha ragione

Il Consiglio di Amministrazione del Gruppo Autostrade ha revocato (...)(...) la delega per giusta causa ad amministratore delegato Vito Gamberale. Non si tratta così nemmeno una cameriera e tanto meno uno dei più apprezzati top manager italiani. Gamberale, l'ultimo grande boiardo di Stato ha trovato il boia sulla sua strada, e il boia è Gilberto Benetton, ormai capo indiscusso della famiglia trevigiana, colui che ha messo in disparte anche la leadership del fratello Luciano, relegandolo tra le magliette. Gilberto Benetton ha detto una volta che i manager sono come i giocatori di basket: si comprano, si vendono e si sostituiscono. Gli affetti, i valori, la stima, la riconoscenza non fanno parte del dna dei fratelli di Ponzano: per loro conta solo il profitto e soprattutto la plusvalenza. Nella loro vita non sono disposti a rinunciare ad un centesimo di maggior guadagno per fare un piacere a qualcuno: l'unico interesse che conta per loro è quello delle loro tasche. Non si capisce perché, dato che vivono in modo monacale, non spendono grandi cifre né per sé né per gli altri.
Da Libero, di Vittorio Ravà


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venerdì | by Stefano Reves S.


The only one

Uscirà Martedì, com' è ormai tradizione da qualche anno, la lista che ''Time'' redige per indicare quelli che, secondo il noto settimanale statunitense, sarebbero i 100 uomini piu' influenti al Mondo. Sotto l'etichetta ''Leaders & Revolucionairies'' spiccano prevedibili, i nomi di Bush, Papa Benedetto XVI, Angela Merkel, Chavez, AlZawahiri e dell'ormai omnipresente Condoleeza Rice. Con sorpresa ho constatato l'assenza di Hu Jintao e di Tony Blair, ormai prossimo al definitivo tracollo.
Tra gli Innovatori, i'' ''Builders & Titans'', apprendiamo subito i nomi degli ''Skype Boys''. Bill Clinton, Al Gore, e Bush Sr. sono annoverati tra gli''Heroes & Pioneers'', quelli che insomma, avrebbero sfruttato il loro peso per fare ''the right thing''.

E gli italiani?
Eh si!, per trovare gli italiani, anzi l'unico italiano, bisogna sforzare ben benino la vista. Ma alla fine lo si trova. E con grande soddisfazione!
Perché dopo aver sfogliato le prime righe del corposo elenco, dopo aver quasi temuto di dover inserire, con pennino ormai tremante e rassegnato, sotto la lista ''Italians'' un umiliante quanto deprimente '0', un italiano lo si trova. E che italiano. Renzo Piano, chi altri sennò!.''The artist''. Unico uomo a difendere il buon cliché dell' Italia creativa.
E sebbene siano lontani i tempi in cui una certa Sonia Gandhi lasciava sventolare prepotente, il suo nome tra le fab 10, possiamo concludere con un secco: questa volta ci è andata bene.

Ora non ci resta altro che aspettare il prossimo anno, quando anche l'ultimo numero di ''The Economist'', quello che titolerà ''FINALMENTE!'' (indovinate riferito a cosa!?), sarà caduto nel dimenticatoio del passato. Ricordato per lo piu' come fantasma di un errore. Un errore da non ripetere. Ma dal quale imparere. Imparare a costruire, a saper riconoscere, un élite politica piu' saggia, e soprattutto proba. Un élite di quelle per cui essere orgogliosi e che, se Dio vorrà, anche il Mondo intero ci riconoscerà di avere.


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giovedì | by Stefano Reves S.


METTETEVELO NELLA ZUCCA

Se avete depositato i vostri risparmi nel conto arancio è possibile che i vostri soldi siano stati usati per finanziare l’industria delle armi. ING, la banca olandese che ha portato in Italia il conto delle meraviglie, è uno dei finanziatori di EADS, secondo produttore di armi europeo. Ha inoltre investito nelle azioni di imprese che producono mine antiuomo e anticarro, armi nucleari e uranio impoverito. È quello che si legge nel rapporto dell’ONG di Bruxelles Netwerk Vlaanderen pubblicato l’anno scorso nell’ambito della campagna “Mijn Geld. Goed Geweten?” (Il mio denaro. Coscienza pulita?) promossa da Netwerk in collaborazione con due movimenti pacifisti belgi.
Nel rapporto vengono messe sotto la lente le relazioni tra le cinque banche più importanti presenti in Belgio (AXA, DEXIA, FORTIS, ING e KBC) e 11 imprese produttrici di armi controverse. I risultati della ricerca parlano da soli: al momento della pubblicazione del rapporto (aprile 2004) tutte e cinque le banche erano coinvolte nel finanziamento della produzione di armamenti, con un investimento complessivo di 1,5 miliardi di dollari.
«Nessuno in Belgio aveva mai parlato dei rapporti tra le banche e la produzione di armi», spiega Karl Maeckelberghe di Netwerk. «Dopo un anno e mezzo di campagna la situazione è completamente cambiata». Ora fioccano le petizioni, i dibattiti, gli articoli sulla stampa, i servizi alla radio e in televisione. L’opinione pubblica è scioccata e chiede alle banche di fermare gli investimenti.
Ottenendo anche importanti risultati: ING, KBC e FORTIS hanno già cominciato a fare marcia indietro.
M. Meggiolaro


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mercoledì | by Stefano Reves S.


Perché no?

Si è ingigantito, a quel che si legge, il problema del ministero della Difesa rivendicato dall'Udeur e reclamato invece da Emma Bonino. Ero convinto che la questione si fosse risolta con una frase della Bonino, letta un paio di giorni fa: "Ma ve l'immaginate Mastella a colloquio con Rumsfeld?".
In effetti, l'obiezione pareva decisiva.
Ma più ci si pensa, più si fa largo un altro pensiero. Sarebbe uno spettacolo, altroché.
A. Dipollina


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martedì | by Stefano Reves S.


''Mi rimpiangerete!''

(Silvio Berlusconi, il 02-05-2006)

Certo, certo, piccino. Ma ora và!
Và a giocare in cortile.
Và, ora che finalmente è tornato il Sole.
Finalmente. In tutta Italia.
Speriamo solo che duri. Che duri almeno un pò.


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lunedì | by Stefano Reves S.


Correva Maggio

Per violare i diritti umani il mese migliore è maggio. La commissione Diritti umani delle Nazioni Unite si riunisce ad aprile, quindi in questo modo ci vorrà quasi un anno perché la violazione sia portata all’Onu”.

Manfred Novak, relatore speciale sulla tortura delle Nazioni unite in un'intervista al settimanale tedesco Der Spiegel

Quindi, affrettatevi amici! L'offerta scadrà a fine mese.


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