martedì | by Stefano Reves S. |


Bari, ore 12.50, negozio Feltrinelli. Noncurante della canicola una modesta calca di persone, a dirla tutta più curiosi che appassionati, assiste al dibattito tra musicisti. Competenti come pochi, lo si percepisce da un miglio. Alla mia sinistra uno sfaccendato gianrico carofiglio si chiede chi sarà quell’ omone tarchiato che calamita l’attenzione di tutti con dei vistosi occhiali a bordatura di leopardo. Alla mia destra una giovane coppia in abiti di sicura griffe ripete a se stessa la medesima domanda. “Ma chi è?” “Bhò… è roba di sinistra!’’.”Ah, quindi non fa per noi”. Abbandonano la sala. Chi fosse costui non importava.

Michael Nyman. Stasera al Piccinni. Solo per intenditori.


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| by Stefano Reves S. | ,


Hillary... ooops

"I’m going to do everything I can to make sure that anyone who supported me — the 17 million people who have voted for me — understand what a grave error it would be not to vote for Sen. McCain . . . uh, Sen. Obama, and against Sen. McCain".

Farò tutto il possibile affinché quei 17 milioni di persone che mi hanno supportato, capiscano che grave errore sarebbe non votare per il Sen. McCain, uh, il Sen. Obama e contro il Sen. McCain".

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venerdì | by Stefano Reves S. |


United faith Obamerica

Dedicati a coloro che si lamentano dell'ingerenza ecclesiastica nell'attualità politica italiana.
I volantini radicalteocondem del Barackkamore nostro.


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giovedì | by domenico | , , ,


IL MASOCHISMO DELL'ECONOMIA

Il titolo non rende quello che è il pensiero dell’espertone e forse, non avete tutti i torti. Accade sovente, leggendo statistiche sociali, studi economici, partecipando ai forum accademici, ci si imbatte sempre più spesso in questo tipo di “impostazione sintattica” dei temi:
L’enunciazione del problema in analisi, paradossalmente la sua (molto probabile) soluzione atavicamente affermata da qualche studioso(sempre premio nobel), e di conseguenza la sua inesorabile non-applicazione.
Alcuni esempi, solo alcuni.
Joseph Stiglitz (Nobel 2001) nei suoi studi rammenta, quanto sia importante, legare i salari alla produttività, oppure addirittura destinare parte dell’azionariato ai dipendenti. Questa teoria renderebbe modernissimo il mercato del lavoro, col favore dei salariati, e, per via degli ottimi risultati conseguiti, anche di management e azionisti. Pochissimi(nessuno) sono gli esempi di questa applicazione.
Per quanto riguarda invece il concetto di sovranità monetaria basta citare M. Allais (Nobel ’88):
"Essenzialmente, l'attuale creazione di denaro ex nihilo operata dal sistema bancario e' identica alla creazione di moneta da parte di falsari. In concreto, i risultati sono gli stessi. La sola differenza e' che sono diversi coloro che ne traggono profitto".
Egli critica fortemente l’attribuzione alle banche centrali del controllo della politica monetaria e l’emissione della moneta.
Ed ancora, James Tobin(Nobel 81), noto per l’omonima tassa, ossia la tobin tax.
Con quest’ultima andrebbero tassate, in maniera molto limitata (1%) le speculazioni nel breve termine effettuate sui mercati valutari internazionali, disincentivandole a favore sia della stabilità dei cambi, e sia della comunità internazionale che gioverebbe dei nuovi introiti, notevoli, magari da destinare alle regioni non sviluppate.

Potrei continuare, ma adesso la domanda è, perché i risultati geniali di questi studiosi vengono puntualmente disattesi?Si tratta di sadismo dei governanti, o masochismo dei governati?


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martedì | by Stefano Reves S. | ,


CHE GUEVARA, L'EROE ROMANTICO DELLA MOTOCICLETTA, CITANDO STUDI RECENTISSIMI, ERA UN SADICO MACELLAIO, UN TORTURATORE CUI PIACEVA SOMMINISTRARE IL COLPO DI GRAZIA ALLA NUCA, UN PROFESSIONISTA DELL'OMICIDIO E UN CREATORE DI LAGER IN CUI FACEVA RINCHIUDERE ANCHE GLI OMOSESSUALI. LIBERIAMO IL MONDO DAL MITO DI QUEL CHE IN CUI ABBIAMO CREDUTO NEL MOMENTO IN CUI BEVIAMO TUTTO CIO' DI CUI CI RIFORNIVA IL COMUNISMO MEDIATICO E FACCIAMOLO PER COLORO CHE OGGI HANNO VENT'ANNI E SONO GIA' STATI LOBOTOMIZZATI. IL VERO GUEVARA, UN MOSTRO COME BERIA, HIMMLER, COME POL POT.

«Che Guevara era uno che voleva farsi vedere».
Ice88

«La differenza fra Che Guevara e Pol Pot è che il primo non ha studiato a Parigi».
Antony Daniels


CHE GUEVARA HORROR PICTURE SHOW
di Jay NORDLINGER (*)

A volte ho la sensazione che Che Guevara sia ritratto su più oggetti di Topolino. Parlo di magliette e simili (ma soprattutto magliette). Un artista ha avuto l’ispirazione di combinarli: ha messo le orecchie di Topolino su Guevara. Non deve piacere molto ai fans di quest’ultimo. Il mondo è inondato da accessori del Che ed è un’offesa continua alla verità, alla ragione e alla giustizia (un bel trio). I cubani-americani rimangono sconcertati da questo fenomeno, come altre persone dotate di un po’ di decenza e di consapevolezza. Una reazione contro la glorificazione del Che esiste, ma è minima se paragonata al fenomeno stesso. Un cambiamento di tendenza contro Che Guevara richiederebbe una rieducazione massiccia, cosa che il vecchio comunista apprezzerebbe molto.

I suoi gadgets si trovano nei posti più insospettabili. Ma forse la cosa non è poi così sorprendente. La New York Public Library ha un negozio di articoli da regalo dove, fino all’altro giorno, vendevano un orologio con la faccia del Che e la parola “Revolution”. [...] Veramente intelligente. Che una delle più prestigiose biblioteche del mondo debba vendere un articolo che decanta un brutale criminale non era niente di nuovo, ma alcuni cubani-americani, e pochi altri, hanno reagito. Avendo saputo dell’orologio, molti hanno scritto alla biblioteca, implorando i suoi funzionari di rientrare in sé. Un cubano-americano, cercando di fare leva sulle vecchie sensibilità americane, scriveva: «Vendereste orologi con le immagini del Gran Dragon del KKK?”». Ricordò anche che la Cuba comunista, che Guevara contribuì enormemente a fondare e modellare, è particolarmente dura con i bibliotecari. Il movimento delle biblioteche indipendenti è stato brutalmente represso e alcuni dei più autorevoli prigionieri politici provengono da quel movimento.
[...]In ogni caso, proprio prima di Natale la New York Public Library ha ritirato l’orologio, senza rilasciare nessuna dichiarazione.

[...] Chi era costui? Era un rivoluzionario argentino che prestò servizio come tagliagole principale di Castro. Era particolarmente infame perché dirigeva le esecuzioni sommarie a La Cabãna, la fortezza che fungeva da mattatoio. Gli piaceva amministrare il colpo di grazia, il proiettile nella nuca. E amava far sfilare la gente sotto El Paredón, il muro rosso di sangue contro il quale furono uccisi tanti innocenti. Inoltre, istituì il sistema di campi di lavoro dove innumerevoli cittadini - dissidenti, democratici, artisti, omosessuali - soffrivano e morivano. Stiamo parlando del gulag cubano. Uno scrittore cubano-americano, Humberto Fontova, descrisse Guevara come «una combinazione fra Beria e Himmler». Antony Daniels, in vena di spiritosaggini, disse: «La differenza fra [Guevara] e Pol Pot era che [il primo] non aveva studiato a Parigi».

E tuttavia, uno degli uomini più illiberali viene esaltato dai “liberal”. Come Paul Berman recentemente ha riassunto su Slate: «Il Che era un nemico della libertà ed è stato eretto a simbolo della libertà. Ha contribuito ad istituire un sistema sociale ingiusto a Cuba ed è stato eretto a simbolo della giustizia sociale. Si è schierato per le antiche rigidità del pensiero latino-americano in versione marxista-leninista ed è stato esaltato come un libero pensatore e un ribelle».

Quelli che conoscono, o ai quali importa, la verità su Guevara, hanno spesso la tentazione di abbandonarsi alla disperazione. Il sito web del nostro National Institutes of Health lo descrive in questo modo: un «fisico (erroraccio dell’interprete, physical sta per medico, ndSR) e combattente per la libertà argentino». Guevara era un fisico più o meno come Ceausescu era un chimico. Per quanto riguarda il combattente per la libertà… ancora una volta la tentazione di abbandonarsi alla disperazione è forte.

E tuttavia, i cubani-americani e i loro amici non cedono del tutto, come abbiamo visto per la New York Public Library. Ecco un altro caso: non molto tempo fa la Burlington Coat Factory, un gigantesco rivenditore di abbigliamento, ha lanciato uno spot televisivo con un teenager che indossava una maglietta di Guevara. Il titolo dello spot era - sentite questa! - “Valori”. Gli anti-comunisti hanno organizzato boicottaggi, picchettaggi, hanno scritto lettere e l’azienda ha ritirato la maglietta, ma non prima di aver definito gli attivisti “provocatori”, “fanatici” e “estremisti”. (L’azienda deve modernizzarsi: il termine castrista preferito per i democratici e i sostenitori dei diritti umani è gusanos, “vermi”).

Intanto, a Los Angeles, un negozio chiamato La La Ling, vende una maglietta con Guevara per bebè; anzi, in realtà è una tutina. La pubblicità dice testualmente: «Consigliato dalla guida allo shopping delle vacanze del Time Magazine, “Viva la revolution [sic]!” Ora anche i più piccoli ribelli possono esprimersi con questa fantastica tutina. Questa classica icona di Che Guevara è disponibile anche su magliette a maniche lunghe in taglie da bambino… Lunga vita al ribelle dentro di noi… non c’è un’icona più cool di quella del Che!».

Chi potrebbe obiettare? Nonostante le proteste, il negozio ha tenuto duro. Il suo proprietario ha detto al Sun-Sentinel della Florida: «[La tutina] è uno dei nostri articoli più venduti. In questo momento l’immagine del Che è semplicemente trendy… Non credo che la maglietta venga comprata per la politica attuata da Guevara. Ho un negozio per bambini e ai miei occhi si tratta solo di una maglietta».

Gradi di colpa

Proprio qui sono racchiuse alcune delle questioni chiave. Sembra ovvio che alcune persone sappiano cosa stanno esaltando e altre no. Essendo cresciuto ad Ann Arbor nel Michigan, ho visto molto spesso la faccia del Che e, nella stragrande maggioranza dei casi, quelle persone sapevano cosa stavano facendo: apprezzavano le posizioni di Guevara. Altre sono totalmente inconsapevoli. Altre ancora sono forse semi-inconsapevoli e vogliono esprimere semplicemente sdegno o provocazione o palesare il proprio anticonformismo. (In realtà ad Ann Arbor indossare il Che significava conformarsi). L’attrice Margaret Cho si è fatta ritrarre in posa alla Guevara per il suo “Cho Revolution” tour. Il pugile Mike Tyson si è fatto tatuare Guevara sul torso, quando si è sentito vittima di torti. E l’estate scorsa, si poteva trovare il Che alla fiera dello Stato del Minnesota: era ritratto con i semi. (Come, non avete mai sentito parlare di arte dei semi?)

Una delle più nauseabonde recenti celebrazioni di Guevara ha avuto la forma di un film, The Motorcycle Diaries, il cui produttore esecutivo era Robert Redford (uno dei più devoti apologeti di Castro che esistono a Hollywood, non so se mi spiego). Al Sundance Festival il film è stato accolto da una standing ovation. Per commentare questa disgustosa agiografia e distorsione, mi limiterò a citare Tony Daniels: «È come se qualcuno facesse un film su Adolf Hitler descrivendolo come un vegetariano che amava gli animali e voleva combattere la disoccupazione. Sarebbe tutto vero, ma piuttosto poco pertinente». Sta per uscire un altro film su Guevara, diretto da Steven Soderbergh. Possiamo immaginarne il contenuto dal materiale pubblicitario: «Combattè per il popolo». Ma certo. Di recente un importante cubano-americano ha pranzato con un attore famoso e potente per discutere la possibilità di fare un film, che raccontasse la verità su Guevara. L’attore era completamente d’accordo, ma diceva che semplicemente non si poteva fare: Hollywood non lo avrebbe permesso.

[...]

Il Centre for a Free Cuba di Washington D. C. produce una maglietta molto più seria. Davanti c’è Guevara con la scritta Cuba libre nei capelli; dietro sono elencati i prigionieri politici cubani, comprese le loro condanne. In Francia lo straordinario gruppo Reporter senza Frontiere (già premi Nobel per la pace ndSR) ha preso un’immagine molto nota in quel paese: un poliziotto che brandisce un manganello e uno scudo. Ma, al posto della faccia del poliziotto, c’è quella di Guevara con sotto la scritta: «Benvenuti a Cuba, la più grande prigione per giornalisti del mondo». Una donna, Diane Díaz Lopez, si è opposta: è la figlia di “Korda”, il defunto fotografo cubano che scattò “l’immagine iconica” del Che. Pare che sia una marxista a oltranza. Ha portato in tribunale Reporter senza Frontiere e ha vinto. Così hanno dovuto abbandonare quella particolare tattica.

Fra rabbia e tristezza

Alcune persone conserveranno sempre un sentimento romantico per Guevara e per la rivoluzione cubana. Per loro Guevara era un vero uomo, non una pappamolla liberal, uno intransigente: con una volontà così pura da fare quello che era necessario. Un anti-comunista che conosco ha chiesto a una sua amica perché ammirava Guevara. Gli ha risposto: «Non si è mai venduto». Frank Calzón, direttore esecutivo del Center for a free Cuba, dice: «Sì, Guevara era “coraggioso” e “impegnato”. Anche molti rapinatori di banche lo sono». Prima della guerra in Iraq, ho chiesto a Bernard Kouchner, il grande filantropo e politico francese, come mai molti dei suoi compatrioti sembravano entusiasti di Saddam Hussein. Mi ha risposto che il loro entusiasmo per Saddam era simile al loro attaccamento al Che: un modo per esprimere anti-americanismo (in breve), a prescindere dai fatti su questi due uomini. Ma per i cubani-americani, i fatti non sono una cosa trascurabile. Immaginate di essere uno di loro e di vedere tutt’intorno a voi immagini che esaltano Guevara. Immaginate - peggio - di essere figlio di qualcuno che Guevara ha giustiziato personalmente. Negli Stati Uniti ci sono queste persone. O immaginate - ancora peggio - di essere un prigioniero politico cubano e di sapere che, in paesi liberi, un sacco di persone portano il Che sul petto.

Se si chiede ai cubani-americani cosa provano, parleranno subito di Hitler e dei nazisti: nessuno venderebbe o sfoggerebbe gadget che esaltano quelle bestie; che differenza c’è, proporzioni a parte? Otto Reich è un cubano-americano che ha molto riflettuto su questa cosa. È stato funzionario con gli ultimi tre presidenti repubblicani ed è fuggito da Cuba; suo padre era fuggito dall’Austria nazista. Reich dice: «La prima reazione [nel vedere un capo d’abbigliamento con il Che] è la repulsione. Il secondo è più simile alla pietà, perché quelle persone non hanno la più pallida idea di quello che fanno».

Ronald Radosh ha raccontato di un attivista democratico di Hong Kong. Nella sua ingenuità, quest’uomo - Leung Kwok-hung, soprannominato “Capellone” - va in giro con una maglietta di Guevara. Come sottolinea Radosh, Guevara sarebbe orripilato da quest’uso della sua immagine e «favorirebbe l’immediato arresto [di Capellone] come contro-rivoluzionario, se non una pronta fucilazione da parte del plotone di esecuzione». E da una mia conoscente che insegna alla scuola americana in Giappone, ho sentito raccontare: «Immaginatevi lo shock, quando la settimana scorsa ho visto un mio alunno di quattro anni venire a lezione con una felpa, che aveva quell’immagine del Che sovrapposta alla bandiera americana. È un bambino simpatico e chiaramente non sapeva di cosa si trattasse, ma semplicemente stare nella stessa stanza con quella maglietta mi metteva a disagio. Diavolo, solo sapere che quella maglietta esiste in una taglia che va a un bambino di quattro anni mi metteva a disagio». È chiaro che la mia conoscente non ha mai visto la tutina.

Un’ultima storia: qualche settimana fa l’Hartford Courant ha pubblicato la foto di una matricola del Trinity College che protestava contro l’esecuzione di un serial killer. Aveva un cartello che diceva: «Perché uccidiamo chi uccide per dimostrare che uccidere è sbagliato?». E indossava un cappello alla Che Guevara! Quando si dice mandare messaggi contraddittori. Alcuni si consolano con il fatto che Guevara, il comunista che voleva distruggere tutto quello che era capitalista, è diventato un bene di consumo. Ma si tratta di una magra consolazione, perché la glorificazione senza fine di questo criminale è, sì, un’offesa alla verità, alla ragione e alla giustizia. Pensate a chi potrebbe prendere il suo posto sulle magliette; per esempio Oscar Elías Biscet, uno dei detenuti di lungo corso di Castro. È un democratico, un fisico - uno vero - ed è afro-cubano (se a qualcuno interessa). Ha dichiarato che i suoi eroi sono Gandhi e Martin Luther King. Non solo merita di essere celebrato, ma un po’ di pubblicità potrebbe anche servirgli. Ma niente.

Senza dubbio, parte del culto di Guevara è dovuto alla bellezza fisica (anche se credo che Biscet sia abbastanza attraente, nonostante gli anni di sadiche violenze subite). Più di un anti-comunista si è lamentato del fatto che gli zigomi del Che hanno fatto battere milioni di cuori e crollare milioni di coscienze. Tony Daniels cita un intimorito giornalista britannico che incontrò Guevara all’ambasciata sovietica dell’Havana nel 1963: “Era incredibilmente bello”. Povero Stalin, così tarchiato e butterato. Avrebbe potuto diventare una star.

Guevara, però, ha un po’ di competizione da quando alcune celebrità americane sono state viste con magliette del Subcomandante Marcos. Chi è il Subcomandante Marcos? Grosso modo il Che messicano, anche se sembra poco probabile che riesca a superare Guevara, la cui perpetua esaltazione è uno dei fenomeni più dolorosi e irritanti dell’era moderna.



(*) Jay Nordlinger è caporedattore di National Review. Giornalista, saggista e critico musicale per il New York Sun, nel 2001 ha vinto l’Eric Breindel Award for Excellence in Opinion Journalism. National Review
Titolo originale: “Che Chic. It’s très disgusting”.
Traduzione dall’inglese di Barbara Mennitti.


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lunedì | by Stefano Reves S. | , , ,


L’uomo del dubbio

Guittosità, omissis a catinelle e tante verità ufficiali che insieme non ne reggono una buona. La fiction mediaset su Moro è questo e per questo è giusto sorvolare. Non intendo invece sorvolare sugli enigmi del sig Prodi. L’uomo della seduta spiritica, di via gradoli e secondo fonti autorevoli persino del Kgb in italia. Sciocchezze dicono tutti. Quanta diffamazione. Un volto tanto bonario ed impacciato non può nascondere realtà così crudeli. Questa la giustificazione dei cronisti “liberi e ribelli” (i grillo-ricca per intenderci). Gli stessi che di Berlusconi sono pronti ad endoscopizzare e cauterizzare ogni pernacchia. Come se una verità andasse ricercata allo stesso modo in cui si selezionano soubrette, mica radiografando minuziosamente gli scheletri nell’armadio di qualcuno che tra l’altro sulla carta d'identità, sotto la voce “professione” ha conservato fino a ieri mattina la voce “primo ministro”.

E no, se Berlusconi è l’uomo delle truffe dei mangano della corruzione, allora Prodi dovrebbe essere almeno l’uomo del dubbio. Che difende ancora la verità sulla seduta spiritica (tra l’altro pervasa da contraddizioni ed incongruenze) che fugge indisposto dinanzi alle commissioni parlamentari d’inchiesta (1998). Che però, malgrado tutto, come se nulla lo toccasse, continua sbandierare il vessillo del suo partito come unico depositario dell’eredità di Aldo Moro. E qui, permettetemi, io mi incazzo.


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| by Stefano Reves S.


PRESTO PUBBLICHERO' LA MIA INTERVISTA A NOAM CHOMSKY, RIFIUTATA DAI GRANDI EDITORI NAZIONALI, TROPPO INDAFFARATI TRA TETTE CULI E PETRUCCIOLI.


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domenica | by Stefano Reves S. | ,


Viva radio2

In ansia per le sorti del mio amato Parma, ascoltavo un programma di calcio su radio2 (radio1 non prende da tempo), una sorta di "tutto il calcio minuto per minuto" banalizzato da quelle stupide amenità che tanto fanno ridere igli italo-calciofili. Ad un certo punto l'inviato da Milano ferma un passante e...

"Per che squadra tifa?"
"guardi, del calcio non me ne frega niente"
"ed allora, se non le interessa nulla del calcio, quali sono le sue priorità?''.
"che Berlusconi muoia".


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| by Stefano Reves S. | ,


D'alema Quiz



Chi è la persona ritratta in questa foto mentre cammina a braccetto con Massimo D'alema?

1) Diplomatico libanese.

2) Un noto esponente del partito islamico-radicale (e militarizzato) Hezbollah.

3) Il sen. Nicola Latorre con parrucchino.


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sabato | by Stefano Reves S. | ,


Oh no, Steve Ballmer!

Quest'uomo si chiama Steve Ballmer, carismatico leader Microsoft, è una delle persone più potenti al mondo. Trentunesimo tra i ricconi planetari secondo Forbes, è celebre, più che per le capacità amministrative, per le ''bizzarrie'' improvvisate nel bel mezzo di convegni aziendali.
Non crederete ai vostri occhi:



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venerdì | by Stefano Reves S. | , , , , , ,


PRIMI NUMERI SULLA (dalla) XVI LEGISLATURA.

DUE SETTIMANE D’ATTIVITA, PIU’ DI MILLE DISEGNI DI LEGGE DEPOSITATI ALLE CAMERE. COSSIGA CAPOFILA CON 50 PROPOSTE. UN ESERCITO DI STAKANOVISTI? SCORRENDO LE PROPOSTE "PRIMARIE" DIREMMO UNA MASSA DI PAZZOIDI SFACCENDATI. PERCHE’ NELL’EMICICLO DOVE SI DOVREBBE PARLARE (e ci auguriamo si parlerà) DI LIBERALIZZAZIONI, DOVE SI DISCUTERANNO LA RIFORMA COSTITUZIONALE E LE SORTI DEL PAESE TUTTO, OGGI INCONTRIAMO L’ON. STIFFONI (LN) CHE PROMUOVE L’ “ISTITUZIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEI BONIFICATORI”. IL SEMPREVERDE COSSIGA SOSTENITORE DELL’AMNISTIA PER TERRORISTI ED EVERSIVI. I SOLITI RADICALI (PORETTI) SULLA LIBERALIZZAZIONE DELLA CANNABIS, L’INEVITABILE PERLA LEGHISTA,CHE SUGGERISCE DI RENDERE LAMPEDUSA “ZONA FRANCA”. IMMANCABILE IL PIDDINO LEGNINI ACCOMPAGNATO DA UN DECRETO SULLE “MISURE PER IL RICONOSCIMENTO DELLA QUALIFICA DI PIZZAIOLO”. OD IL PIDIELLINO RUSSO CHE CONSIGLIA L’APERTURA DEL MUSEO REGIONALE PER LA PASTA. ED ANCORA, UNA LEGGE D’INIZIATIVA POPOLARE, PER L’ ETICHETTATURA DELL’ITALIA COME “ZONA LIBERA DA ARMI NUCLEARI”. CE N’E’ PER TUTTI I GUSTI E PER TUTTE LE REGIONI. NELLA MIA OSTUNI AD ESEMPIO SI SOSTIENE L’APERTURA DI UNA CASA DA GIOCO STAGIONALE.
QUESTI SONO I PRIMI NUMERI. SIA CHIARO, QUELLI “IMPORTANTI”.


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giovedì | by domenico | , ,


Oil for food, or food for oil?

In un periodo in cui le cifre delle grandi variabili economiche sembrano impazzite, è opportuno fare delle accurate riflessioni, e soffermarsi su argomenti molto delicati.
Assistiamo ormai quotidianamente all'aumento sistematico della domanda di petrolio dai paesi emergenti, che inesorabilmente fa schizzare verso l'alto il prezzo del barile di petrolio, (aumentarne la produzione non se ne parla, se no come li fanno i mega villagi nel Dubai??) materia prima ormai sacra della quale tutte le moderne economie (purtoppo) sono assuefatte, piu che dipendenti.
E di pari passo, molti economisti, teorici, ambientalisti spingono per le risorse rinnovabili (giustissimo) alle quali si affianca il famigerato biodiesel, ovvero un carburante ottenuto da oli vegetali e grassi animali analogo al gasolio. La riflessione dell'espertone si concentra su questo punto. Bene.
Ad oggi, ormai, anche le cifre relative alle coltivazioni di mais, granturco, e affini, seguono il folle trend, non a caso, i prezzi sono saliti vertiginosamente (oltre il 40%), proprio perchè si dedicano intere piantagioni alla coltivazione di mais. Dunque tanti produttori stanno cancellando vecchie colture a favore dei nuovi prodotti da destinare a combustibili, con pesanti ripercussioni anche sui
prezzi finali dei prodotti alimentari(pasta,farina,riso), e la storia ci insegna che quando al popolo comincia a mancare il pane, si innescano pericolosi meccanismi "rivoluzionari".
Ma qual'è il reale impatto che il biodiesel apporto all'ambiente? Quanto conviene, in termini di bilancio energetico, bruciare biodiesel piuttosto che gasolio??
Sono, in molti a teroizzare che se questa produzione assume quantita' globali, perde ogni senso e convenienza economica oltreche' ambientale, basti pensare che, la riduzione di Co2 nell'aria derivante dall'utilizzo di biodiesel, prodotto da X ettari di terreno, è minore rispetto all'ossigeno, che avrebbe prodotto una "foresta" impiantata in quegli X ettari. Senza contare poi le ripercussioni sui prezzi dei raccolti a cui oggi assistiamo, ed ancora "l'indotto" di esigenze (sprechi) energetici e idrici derivanti dalla messa a coltura di queste immense piantagioni.
Occorre un'attenta riflessione degli organismi internazionali, su questi punti, proprio perchè ne va di mezzo il cibo, il Nostro combustibile. Se sin da adesso, se ne fa un uso cosi distorto facendone salire i prezzi, ora che i Paesi emergenti vorranno "mangiare meglio", cosa faremo??Mangeremo petrolio...?


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mercoledì | by Stefano Reves S. | ,


vano tentativo anche su ebay
Alitalia, svenduta ed invenduta

Alla fine non ho resistito alla goliardata. "SVENDO ALITALIA" è il titolo della mia inserzione comparsa qualche giorno fa su ebay. Nulla di nuovo, sia chiaro, se non nella volontà di irritare chi ben conosciamo e di farci due risate. Peccato che l'annuncio stato rimosso dopo due ore a causa del contenuto - volutamente - polemico e fazioso.
Per la cronaca in pochi minuti, l'asta aveva raggiunto quota 1.50 €. E' stato bello finché è durato.
Di seguito riporto il testo integrale dell'offerta:

"Nonostante l’oneroso prestito di 300 milioni di euro garantitomi con disinteressata generosità da Voi contribuenti italiani, mi vedo costretto a pubblicare questo mesto annuncio.

Recentemente una fertile e competente società francese aveva ingiustamente tentato di acquisirmi facendo appello alle infamanti e tiranniche regole del libero mercato. Con prontezza il nostro establishment politico ha legittimamente fermato la trattativa, impedendo di fatto che ad un tracollo disastroso diventasse una mite ma sostanziosa riaffermazione.

Dunque, causa inarrestabile crisi finanziaria, per la quale voi onesti e prodighi cittadini sborsate quotidianamente un milione di euro, ma soprattutto per scongiurare nuove OPA (acronimo di offerta pervertita ed autocratica) di bolscevichi illiberali, mi vedo costretto a pubblicare questo annuncio su circuito di stato, così da tutelare l’unico principio su cui dovrebbe basarsi la vendita di un inestimabile patrimonio nazionale. L’italianità.
Non sono richieste esperienze, credenziali o fedine penali di alcun tipo. L’offerta comprende il “pacco” completo. No transalpini perditempo.

Durante la transazione verranno garantite trasparenza e professionalità che contraddistinguono l'Italia in tutto il mondo, Per qualsiasi chiarimento contattatemi dalle 25 in avanti e chiedere di Aristide o di Silvio."


P.S.
Oggi ridiamo. Domattina ci sarà da piangere. Pubblicherò un articolo sui primi sprechi della XVI legislatura. Sprechi cartacei e d'intelligenza. Capirete il perché.


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martedì | by Stefano Reves S. | , ,


Fini e suini

“Due fenomeni non paragonabili, quel gruppo neonazista va messo in galera e rieducato […] Ma l’episodio di Torino è molto più grave perché non è la prima volta che frange della sinistra radicale danno vita ad azioni contro israele”. Questo è il parallelo fatto da Fini tra l’assassinio di Verona e le proteste alla Fiera del Libro di Torino. Tra un brutale omicidio e la più insignificante delle proteste. Tra l’apoteosi della follia pseudo estremista ed il chiacchiericcio ideologico di vecchie comari al barbecue delle vergini. Tra le lacrime e la disperazione di 5 famiglie distrutte dal dolore per una tragica scomparsa e gli sbadigli per il solito, sistematico boicottaggio, chiaramente fallimentare. Questo è quanto riferito durante la prima uscita ufficiale dalla terza carica più importante dello Stato Italiano. Auguri, Italia!


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lunedì | by Stefano Reves S. | , ,


Pubblicità criminali

Macché ingannevoli, queste sono pubblicità pericolose. Criminali.
Stamattina su USA TODAY, uno dei migliori quotidiani di cronaca al mondo, campeggiava la seguente reclame.
Una foto-segnaletica scattata all'attrice Jessica Lohan dopo il suo arresto per guida in stato di ebrezza, associato alla protesta di un'azienda distributrice di liquori. L'oggetto in discussione è il ''breathalyzer", la nuova tecnologia che dovrebbe inibire l'accensione delle automobili a chi avesse alzato troppo il gomito. Come riporta il titolo "una buona idea per Jessica, pessima per noi".
E le giustificazioni sono a dir poco ingannevoli, disoneste, incoerenti con l'adorabile motivetto a piè di pagina: "bevi responsabilmente, guida responsabilmente". Fin qui nulla da ridire, se non fosse per la perla di saggezza accompagnata nella didascalia: "l'installazione di queste apparecchiature in ogni macchina significherà la fine per chi beve responsabilmente. Niente più champagne ai matrimoni. Niente più vino a tavola, ne birra alle cenetra amici".

Definire il tutto deprecabile equivarrebbe a condividere la banalità di certe psico-argomentazioni, degne nemmeno del MughiniSgarbi vs. Grillo (tra cani grossi non si mordono). Eppure non posso esimermi dal criticare l'aver garantito spazio così rilevante a motivazioni tanto basse. Parliamo della prima pagina su uno dei più letti quotidiani al mondo. Dove purtroppo ben si sa, sulla sicurezza il prestigio sa sorvolare, quando chi finanzia non si può comandare.


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domenica | by Stefano Reves S. | ,


George's peak

Dopo la lingua coniata dal premier italiano il Silviospeak, it's time for George's peak. Meglio di un idioma, la lingua idiota, più smagliata che smagliante, a volte sconfortante dello statista che entrerà alla storia (tralasciando Iraq ed Afghanistan) come colui che conciliò l'Europa con l'Albania. Godiamoci George all'apice (peak) della sua genialità.

Iniziamo con…
«Troppi buoni dottori hanno perso il lavoro. Troppi ginecologi non riescono più a praticare il loro amore con le donne in tutto questo paese»
(Poplar Bluff, Missouri, 6 settembre 2004).

Questa sembra scritta da De la Rochefoucault:
«Secondo il mio giudizio, quando gli Stati dichiarano che ci saranno gravi conseguenze, e poi non ci sono gravi conseguenze, ciò crea conseguenze avverse».
(Per difendere la sua decisione di invadere l’Iraq, 8 febbraio 2004).

Muhamuhamuha:
«Se gli iraniani dovessero avere un’arma nucleare, potrebbero proliferare».
(Washington, 21 marzo 2006).

No comment:
«Questo mio viaggio in Asia comincia qui in Giappopne per un importante motivo.. Comincia qui perché, ormai da un secolo e mezzo, l’America e il Giappone hanno formato una delle più grandi e durature alleanze dei tempi moderni».
(Tokio, 18 febbraio 2002).

Roba da pazzi:
«Non mi rallegra affatto che Hamas ha rifiutato di annunciare il suo desiderio di distruggere Israele»
(Washington, 4 maggio 2006).

Nemmeno Aldo Biscardi:
«C’è sfiducia a Washington. Sono francamente sorpreso di quanta sfiducia esiste in questa città. Me ne dispiace, e io lavorerò duro per cercare di elevarla».
(Alla National Public Radio, 29 gennaio 2007).

Davvero interessante:
«Questo è George Washington, il primo presidente naturalmente. La cosa interessante di lui è che l’anno scorso ho letto tre – tre o quattro libri su di lui. Non è interessante?».
(Il 5 maggio 2006, mostrando a un giornalista tedesco l’Ufficio Ovale).

Se lo dici tu, ci fidiamo:
«La verità è, se ci pensate con attenzione, che Saddam sarebbe ancora al potere se fosse il presidente degli Stati Uniti, e il mondo sarebbe in forma molto migliore».
(St.Louis, Missouri, 8 ottobre 2004)

Una chicca:
«Le nostre importazioni provengono in sempre maggiore quantità dall’estero».
(Beaverton, Oregon, 25 settembre 2005).

Could you translate?
«Che sia cristiana, ebrea, musulmana o indù, la gente ha udito la chiamata universale ad amare il prossimo come amerebbero essere chiamati loro stessi».
(Washington, 8 ottobre 2003).

La scoperta:
«Wow! Il Brasile è grosso!».
(Davanti a una carta del Brasile all’incontro con il presidente Lula da Silva, Brasilia, 6 novembre 2005).

Certo che no!
«Avete dei negri anche voi?»
(al presidente brasiliano Fernando Cardoso, 8 novembre 2001).

A volte mi fa paura:
«Abbiamo speso un sacco di tempo a parlare dell’Africa, come è dovere. L’Africa è una nazione che soffre di incredibili malattie».
(Gotheborg, Svezia, 14 giugno 2001).

Concludo con… non si può smettere di ridere:
«Sono onorato di stringere la mano ad un valoroso cittadino iracheno che ha avuto le mani tagliate da Saddam Hussein».
(Washington, 25 maggio 2004)


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sabato | by Stefano Reves S. | , , , ,


il New York Times oggi si interroga sulle...
Tasse all'italiana

Qual è l’atteggiamento della gente nei confronti delle tasse. Gli italiani rispondono con qualcosa del tipo “Perché dovrei pagarle io se nessun altro lo fa?” Nel bel paese l’evasione è talmente comune che categorie come i locatori di appartamenti sono abituate ad imporre due affitti: il primo corrispondente all’ammontare effettivo, il secondo molto più basso, sottoposto ai vincoli amministrativi. Entrambi con il beneplacito delle autorità. Sconcertante.
Ma in settimana, sebbene per poche ore, tutto è venuto a galla per merito di una “tecnologia trasparente” a cui da queste parti non sono abituati. Il Governo Prodi ha infatti diffuso i dati sulla dichiarazione dei redditi per quei 40 milioni di italiani che hanno pagato le tasse nel 2005.
Esito: pagina web immediatamente intasata, cosa che però non ha impedito agli italiani di spiare il reddito del proprio vicino o della celebrità di riferimento.
Alcune associazioni di consumatori hanno elogiato questo esercizio di trasparenza. Da molte altre però aspramente criticato, tanto che il sito è stato chiuso dopo poche ore dalla pubblicazione.
“E’ una follia” “una scelta fatta da imbecilli” “sarà pericolosissimo pagare le tasse adesso”. Questa è la voce di Beppe Grillo, il comico per cui le invettive antigoverno sono diventate comprovato strumento di profitto.
Ma la legge è stata rispettata, almeno secondo Visco.
Il Governo uscente di Prodi in questi due anni ha contribuito ad alleggerire la difficile condizione dell’economia nazionale introducendo nuove tasse, mentre Berlusconi, premier da una settimana, tempo fa disse che gli italiani evadevano le tasse perché alla fine i servizi offerti dallo stato rimanevano comunque carenti, adesso invece decanta abbattimento delle imposte e cancellazione delle leggi truffa.

Sebbene il sito in questione sia stato oscurato, oggi le tabelle sui redditi continuano a circolare in rete, come cereali pronti ad essere macinati da sguardi curiosi, primo passo per l’accettazione della trasparenza.


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venerdì | by Stefano Reves S. | , , , , , ,


articolo da "The Economist"
MAMMA MIA x2
ennesima disamina spietata sull'Italia, ma con barlumi di speranza

INCREDIBILE, il cavaliere è tornato. [...]
(nel 2006, ndSR) Furono il conflitto d’interessi e l’aggrovigliata rete di procedimenti penali a suo carico che ci spinsero a giudicare Berlusconi "unfit" inadatto. Oggi la nostra posizione non è cambiata. Quando ribadisce che i magistrati andrebbero sottoposti ad accertamenti per valutarne la sanità mentale, oppure quando uno dei suoi più stretti collaboratori, un senatore (tal Marcello Dell'Utri, ndSR) che, in contrasto con una condanna per associazione mafiosa, definisce eroe un uomo condannato per omicidio premeditato, allora sussistono buone ragioni per ritenere che il Sig. Berlusconi non dovrebbe guidare questo paese.

Oggi la più grande sfida per Berlusconi non riguarderà il suo conflitto d’interessi, i suoi processi o la Mafia. Bensì il tremendo stato dell’economia italiana. Non per nulla i patemi finanziari sono stati il terzo motivo per cui il partito dei disillusi ha scelto di votare per il centro-destra. La categoria ha rimproverato al governo uscente di non aver fatto nulla per loro, eccetto che aumentare le imposte. Ed oggi, nonostante le passate esperienze con gli “indiscreti”(mia libera interpretazione del termine tawdry) governi Berlusconi, molti italiani continuano a credere nella favola che lo ha reso l’uomo più ricco d’Italia. Sperano ancora di poterne attingere.

Gli italiani hanno ottime ragioni per preoccuparsi della situazione economica. Negli ultimi vent’anni la penisola è diventata indiscutibilmente il vero malato d’Europa. Il fmi prevede che nel biennio 2008/09 l’economia nazionale maturerà di un irrilevante 0.3%, il tasso di crescita più basso d’Europa e tra i paesi del G8. Quest’anno il Pil è sceso per la prima volta sotto la media europea, mentre il prossimo anno avverrà il sorpasso della Grecia, così come è nel 2006 ci fu quello della Spagna. In un’economia internazionale in rallentamento l’italia rimane al margine per le sue deboli prospettive.

La congiuntura economica ha attraversato governi di destra e di sinistra. Le sue radici sono profonde e strutturali, ci vorranno anni per porvi rimedio. Secondo i watchdogs internazionali l’italia dovrà essere sottoposta alle riforme più pesanti tra i paesi avanzati. Ad oggi sindacati ed interessi personali hanno reso vano ogni tentativo di riforma. Le infrastrutture vanno sgretolandosi, gli investimenti sul clima inesistenti, l’inflazione in continua agitazione e la produttività particolarmente bassa. L’amministrazione pubblica è inefficiente e corrotta, specialmente nel sud, la montagna napoletana di rifiuti ne è ultima prova.

E’ il momento di liberalizzare

[...] Berlusconi ed il suo ministro delle finanze, nonché influente ideologo, Giulio Tremonti hanno la preziosa occasione di lavorare su qualche elemento positivo (imprese del nord ed esportazioni di qualità, ndSR), nonché un’enorme maggioranza per concretizzare ampie riforme. La domanda è se le faranno. L’assenza dell’estrema sinistra dal parlamento potrebbe far inasprire qualsiasi tentativo di confronto. Ma quando il governo dovesse riuscire nelle roforme, anche noi dovremmo riconoscere che persino lui è in grado di migliorare. Sfortunatamente ci sono buoni motivi per dubitare nelle credenziali della nuova amministrazione.

Tremonti ha indicato la globalizzazione come prima causa dei problemi italiani. La Lega Nord, dopo il buon risultato elettorale, è sempre più apertamente per il protezionismo e contro l’immigrazione. Per quanto concerne alitalia, la fallimentare compagnia di volo nazionale, Berlusconi intende difendere la possibilità di un investimento statale, nonostante rimanga insufficiente, piuttosto che sottoporre la compagnia alle leggi internazionali del mercato. Effettivamente, sia lui che Tremonti preferiscono criticare l’euro e la BCE invece di accettare che le malattie italiane abbiano origine endemica.

Ma non siamo pessimisti. Berlusconi sembrerebbe aver compreso, anche se con ritardo, la grave situazione in cui versano le finanze italiane. Una confortante maggioranza significa che adesso non avrà più scuse per tirar fuori le riforme. Questo sarà il suo più grande esame: sperando per amore d’italia, che lo passi.


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giovedì | by Stefano Reves S. | , , , ,


il Financial Times di oggi propone un'irrinunciabile chicca.
Traduzione mia, commentate voi...
MAMMA MIA x1
Berlusconi is back and so is Silviospeak (titolo originale)

Alle 23 lingue ufficiali della comunità europea bisognerà aggiungerne una 24esima. Il Silviospeak. Si Silvio è tornato, ancora una volta attirando teste e testate da tutta europa. Il futuro premier deve ancora formare un governo ma ha già lasciato in ansia Bruxelles su due questioni. La difesa di un'alitalia improduttiva e la nomina del commissario europeo per l’italia.
L’imprenditore miliardario ha stoppato le voci sulla trattativa Alitalia Airfrance/Klm sostenendo la possibilità di un acquisizione italiana. Il discorso è semplice, se un imprenditore non tira fuori i soldi, la si potrebbe nazionalizzare. Ha coniato un nuovo termine ‘”ziniare”, per descrivere le intimidazioni della Commissione, ansiosa di sapere se alitalia riceverà o meno ulteriori sussidi statali, svantaggiando così la concorrenza.

“Se dovessero continuare ad intimidirci potremmo decidere di statalizzare Alitalia, tramite le Ferrovie dello stato” precisando dopo “E’ una trattativa, non una decisione”.
Alcuni sostengono possa trattarsi di uno scherzo in quanto alle ferrovie mancano le risorse per l’acquisto.
Jacques Barrot, commissario EU ai trasporti, ha espresso dubbi sull' idea di un finanziamento per 300 milioni compilato come sussudio statale. Martedì la Commissione ha stabilito che la nazionalizzazione non sarebbe un problema fino a quando lo stato dovesse pagare il 50.1% di quote alitalia che non possiede a cifre di mercato. Ma data l’assenza di acquirenti stranieri una cifra di mercato sarebbe difficile da quantificare.


Sarà venuto un gran mal di testa a Barroso dopo aver ricevuto la richiesta da parte di Frattini per un prolungamento del permesso fino al 15 Maggio. La campagna elettorale ha rubato tempo, mentre ora attende la nomina a ministro degli esteri. La scorsa settimana Barroso ha riferito che se dovesse dimettersi, l’italia perderebbe una postazione sensibile come è il dicastero della giustizia, importante anche per questioni interne, dove dove verrebbe rimpiazzato da Barrot. Mentre al prossimo commissario italiano dovrebbe toccare il portfolio per i trasporti. Dal quale Rocco Buttiglione, ultima scelta di Berlusconi durante la scorsa legislatura, si ritirò nel 2004 dopo aver offeso il Parlamento Europeo con osservazioni sull’omosessualità e sul ruolo delle donne.
Pazienza per l’Italia ce n’è poca a Bruxelles. E dopo tutto il tempo trascorso con Berlusconi, Frattini farebbe bene a non mettervi più piede.

a domani per l'articolo dall'Economist


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