mercoledì | by Stefano Reves S.



Il costo di una pelliccia

Pelliccia significa fondamentalmente e senza equivoci crudeltà e morte. Nessuno indossa una pelliccia, ancorché piccola, per la quale non sia stato ucciso un animale. All'industria della pelliccia non interessa la vita dell'animale. Il loro unico interesse è quello di vendere quanti più prodotti in pelliccia possibile, senza preoccuparsi di uccidere un animale.Ogni anno sono circa 50 milioni le vittime animali dell'industria della pelliccia: volpi, visoni, cincillà, procioni, criceti ecc. La maggior parte dei quali ha vissuto rinchiusa per mesi in un allevamento, principalmente del Nord America, Scandinavia, Russia o Cina.Fra le conseguenze del sovraffollamento di quelle minuscole gabbie, in cui appena riescono a muoversi, sono inevitabili i disturbi mentali che portano gli animal,li ad avere comportamenti stereotipati, di autolesionismo e cannibalismo.In inverno, quando la pelliccia ha raggionto la sua massima foltezza, ciascun animale viene ucciso con gas, scariche elettriche o la rottura del collo. Solo per l'interesse del mercato delle pellicce.


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martedì | by Stefano Reves S.



QUALCHE BUGIA FACILE, FACILE

Si avvicina la campagna elettorale ed il populismo demagogico dei vari partiti muta puntualmente in un inevitabile elettoralismo. Il galletto di turno, indistintamente di sinistra o di destra, sale sul recinto del suo stabbio per imbonire intere mandrie di pecore inermi e disilluse, millantando il successo del suo lavoro o criticando il palese fallimento di quello altrui. Come sempre però, c’è il solito ruspantino che non ponendo limite alla sua spregiudicatezza, passa intere settimane ad ammantarsi lodi ottenute secondo lui, in seguito ad eroiche battaglie e gloriose vittorie. Naturalmente il galletto sa benissimo di essere solo un bravo fabulista, forse non più tanto bravo, perché alle sue ultime storielle non crederebbe più neanche un bambino di prima elementare.
Eccole qui:
TRA IL 2004 E IL 2005 ABBIAMO FATTO UN GRANDE SALTO IN AVANTI NEI DATI DELL’OCCUPAZIONE:
VERO A META’. Soltanto in quello stesso periodo più di mezzo milione di clandestini, che avevano già un lavoro, sono stati regolarizzati proprio perché avevano un lavoro, ma non risultavano negli elenchi in quanto clandestini. Secondo i dati Istat la cifra dei regolarizzati coincide con il salto in avanti, dunque l’aumento dell’occupazione è solo un dato statistico, che in realtà non ha portato nuovi posti di lavoro.
SONO STATI ARRESTATI 200 TERRORISTI: FALSISSIMO, seguendo i processi si scopre che ci sono soltanto DUE CONDANNE per terrorismo a carico di Noureddinne Drissi e di Mouldi Ben Kamel Hamaroui, inoltre leggendo l’ultima relazione sulla politica informativa redatta dal SISMI si parla di 24 arrestati, non terroristi, ma ‘’soggetti integralisti’’. Berlusconi si riferiva probabilmente ad indagati od accusati, la maggior parte dei quali sono stati rilasciati nel giro di pochi giorni.
ABBIAMO ELIMINATO LE BRIGATE ROSSE: FALSO, questo caso ha visto impegnato tutto il Paese, dalla magistratura al sindacato, dai partiti alle istituzioni.
L’INTERVENTO UMANITARIO IN IRAQ E’ STATO LEGGITTIMATO DALL’ONU: FALSO, l’Italia ha invaso l’Iraq nel maggio 2003 quando l’Onu considerava assolutamente ingiusto ed illegittimo l’intervento italiano. La famosa risoluzione 1546 è giunta solo nel giugno 2004, ben un anno dopo.
CON L’UNIONE SIAMO AL 48%: FALSISSIMO, i dati si basano su di un’indagine svolta da un servizio statistiche tra i meno affidabili e si riferisce a dati dello scorso anno. Ottenere dei risultati perfettamente identici nel giro di tre sondaggi consecutivi è cosa quasi impossibile.

Queste erano alcune tra le menzogne con le gambe più corte, il problema principale è che alcune di esse potrebbero risvegliare l’attenzione operativa dell’Islam Terroristico, alimentandone la paura, paralizzando quindi ogni passo della Nazione verso il futuro. Pertanto vi invito a diffidare ed eventualmente segnalarci eventuali ulteriori bugie e fronzoletti del nostro Premier.
Foto: Pinocchio


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lunedì | by Stefano Reves S.


L'ultima Finanziaria ha inasprito le polemiche circa le attenzioni che lo Stato dovrebbe mostrare nei confronti della ricerca scientifica. Pubblico a riguardo il parere di un caro amico, nonché uno dei piu' brillanti studenti della prestigiosa Università Luiss:
LE MANI SULLA RICERCA

Anzitutto vorrei ringraziare Stefano, non solo per l’opportunità che mi offre, ma anche per aver creato questo luogo di discussione, neonato e vigoroso.
Il mio contributo, che spero sia in linea con l’obiettivo che questo blog si popone, è di evidenziare come l’atavico arretramento italiano nell’ambito della ricerca non sia spiegabile solo con l’irrisoria quantità di denaro pubblico destinata a questo settore cruciale, ma derivi anche da un illogico meccanismo di scelta dei progetti da finanziare con questi soldi.
Gran parte del problema, insomma, è a monte di ciò che si crede e si fa credere.
In una Italia ideale la scelta dei progetti più validi dovrebbe essere sostanzialmente demandata alla comunità scientifica, naturalmente con un penetrante controllo politico atto ad evitare abusi. Ebbene, la politica il suo spazio nelle scelte lo ha preso, la comunità scientifica no…
Un decreto ministeriale della passata maggioranza di centro-sinistra non solo ha imposto che la commissione esaminatrice dei progetti sia di diretta nomina ministeriale (da ciò deriva un’autonomia dal potere politico praticamente nulla), ma che sia composta da solo SETTE elementi! Si può avere fede nella genialità degli italiani, ma che sette savi siano capaci di giudicare la validità di progetti che trattano delle più disparate branche dello scibile umano doveva apparire immediatamente irrealistico! A questa macroscopica incongruenza si è data una soluzione… problematica: questi novelli Leonardo da Vinci nominano un esperto del settore che valuta il progetto in questione, anonimamente. Ma se non conoscono la materia, come fanno a decidere chi è il più adatto a valutare il progetto? Agiranno per sentito dire, come suggerito dal governo che li ha incaricati.
In più, perché l’anonimato dell’esaminatore? In questo modo il misterioso mister X potrà rifiutare (o ammettere) arbitrariamente alla sovvenzione i più graditi al potere politico, al riparo da ogni ritorsione penale in caso di denuncia.
Anche in questo caso, i nostri dipendenti parlamentare sono rimasti inermi e disinteressati, mentre la maggioranza al governo agiva, seppur legittimamente, al di fuori della democrazia intesa come tutela delle minoranze.
Eppure sarebbe sufficiente una legge di un semplice articolo, per imporre le direttive da seguire al governo ed impedire che accadano scempi come questo…
P.A.
Foto MIUR


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domenica | by Stefano Reves S.


LORD(S) OF WAR

Lei diventa ricco dando ai poveri del pianeta i mezzi per uccidersi l’un l’altro. E’ l’Ak-47 la vera arma di distruzione di massa. Nove vittime di violenza su dieci sono uccise da armi leggere, come quelle che vende lei”. E’ una frase dell’agente dell’Interpol Jack Valentine, nel film “Lord of War”, la storia del mercante d’armi Yuri Orlov (interpretato magistralmente da Nicolas Cage) nel mondo del dopo-Guerra fredda. E’ un buon film, qualcuno lo ha già definito “Il padrino” del Duemila. Ma soprattutto rilancia la campagna per il controllo delle armi leggere, "Control arms". Dice Yuri Orlov all’inizio del film: “C’è un’arma per ogni 12 persone nel mondo. Il problema è come armare le altre undici”.
Per noi il problema vero è disarmare quell’una, prima che faccia danni!
I giornali non ne parlano mai, le banche interessate sembrano soffrire una forte amnesia, ma nel 2004 hanno diretto PERSONALMENTE un traffico d'armi per un giro d'affari complessivo di 1.489 milioni di euro.
Tre banche da sole rappresentano il 67% di tutto il mercato delle armi:
Banca di Roma, 395 milioni di euro (30,04%)- Gruppo Bancario San Paolo IMI, 366 milioni di euro (27,78%), Banca Popolare Antoniana Veneta, 121 milioni di euro, (9,19%)

Ricordo ai diretti interessati che la Costituzione ci vieta, anzi ci vieterebbe, di esportare armamenti in nazioni con confini Belligeranti (Nigeria, Cina), ma questo dovrebbe essere compito dei nostri parlamentari e degli alti funzionari di palazzo Koch.
Le poche cose che noi possiamo fare, oltre a mandiare a quel paese Geronzi & friends, sono aderire alle seguenti iniziative, firmando petizioni o scrivendo lettere di protesta alle banche interessate:
Pax Christi, Nigrizia, Missione Oggi
Fonte: carta.org

P.S.
In questi giorni ho visto siti e Blog di portata nazionale, pubblicare parti integrali di lavori e traduzioni realizzate personalmente ed interamente da me. Sono contento che ciò avvenga, ma sarebbe carino e rispettoso citarne quantomeno le fonti. Grazie.



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sabato | by Stefano Reves S.



8 per mille: la scelta che diviene obbligo

Era dal 1984 che non si parlava di Concordato, da quando l’ allora governo Socialista tentò di portare a casa un timido compromesso con la dispotica gerarchia ecclesiastica. Il tentativo riuscì in parte: da un lato il cattolicesimo non si dichiarava più ‘’religione di stato’’, dall’altro lo Stato si prestava a raccogliere fondi per il sostentamento della Chiesa attraverso l’8 per mille.
Ben 21 anni dopo, grazie agli eccessi delle recenti Conferenze Vescovili che trasforma le sue ragioni in una perenne campagna elettorale, il tema ritorna ancora più scottante. Seguendo il semplice ragionamento di un ipotetico uomo super-partes, un conto è invitare i fedeli ad uniformarsi ai precetti di una confessione, un conto ben diverso è pretendere che lo stato uniformi a quei precetti le sue leggi. Puntualmente però accorrono a dar man forte quei politici (vedi Casini, Mastella se vogliamo anche Prodi) che vedendo i propri schieramenti quotidianamente depauperati, si attaccano a quest’ ultima ghiottissima scialuppa di salvataggio, conclusione: arrivano a punti di tensione in grado di preoccupare persino i veri uomini di chiesa. Quella, per intenderci, che rifiuta gli anatemi ed i dogmi del cristianesimo bigotto, quella schierata dalla parte del piccolo prete dalla cultura liberale, contro il politico ‘’imparrocchiato’’ che aspira ad una politica da prete, quella che non si lascia andare ad esternazioni contraddittorie del tipo: ''La chiesa non rivendica privilegi'' seguita da ‘’ma a nessuno interessa una revisione del concordato’’. (Non vi sembra quantomeno ambigua quest’affermazione, se non sbaglio di Don Camillo* Ruini, Qualcuno saprebbe darmene un’interpretazione? Lo so che è un discorso elementare, ma io non riesco proprio a comprenderlo!)
Interrompendo quest’ anafora di giusti paragoni, che a parer mio potrebbe durare più a lungo, torno a rammentare la favoletta dell’8 per mille: ufficialmente il prelievo, che avviene assieme alla dichiarazione dei redditi, dovrebbe avvenire in seguito ad una libera scelta del contribuente, ma l',ahimè, onnipresente cattiva informazione, come al solito abilmente sfruttata e che riguada circa il 50% dei contribuenti!, spinge gli interessati a non compiere alcuna scelta con la speranza di risparmiare qualcosina. Naturalmente è un errore, perché la cifra viene prelevata ugualmente e distribuita in proporzione alle scelte fatte esplicitamente: in pratica se la Chiesa Cattolica ottiene il 70 per cento delle preferenze esplicite, esattamente 70 euro su cento tratti dai ‘’non aderenti’’, finiscono direttamente nelle tasche Vaticane.
Abolire il concordato sarebbe una delle scelte piu' impopolari, cui non aderirebbero neanche radicali disinibiti ma, in uno stato normale i cittadini non interessati a sostenere le chiese non dovrebbero essere obbligati a farlo forzatamente. Se l’obbligo dovesse esserci bisognerebbe aggiungere alle chiese (tra l’altro ci sono solo le più ‘’autorevoli’’) altre finalità altamente meritevoli: avete mai sentito parlare di lotta al cancro, della fame del mondo? Secondo uno dei miei più grandi maestri Corrado Augias, che con grande rammarico troviamo in Tv soltanto in fasce orarie secondarie (con la bravura e la cultura di Mentana e Vespa non si può proprio competere), sarebbe una bella prova di carità cristiana, sarebbe.
*Le Monde(23-11-2005)
Foto 8xmille.it
P.S.
Giusto per fornire un dato, per chi conosce la vera mentalità dei piani alti in Vaticano dovrebbe essere scontato: soltanto il 20% dei ricavati dall' 8 per Mille alla Chiesa cattolica finisce in beneficenza, il restante 80% serve per il sostentamente dei preti e per la gestione e l'innovazione delle infrastrutture.


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venerdì | by Stefano Reves S.


Un plausibile Report presentato ieri dall’ autorevolissimo The Economist offre la più penosa e purtroppo veritiera visione dell’attuale situazione Italiana:

Addio, Dolce Vita

Dal titolo redatto in Italiano si intuisce istantaneamente quali saranno le conclusioni della prestigiosa rivista (quella che prima dell’ultima vittoria elettorale del Centro-destra pubblicò un’ edizione speciale sulla cui copertina giganteggiava la scritta UNFIT!, INADATTO!, rivolto proprio al nostro attuale Premier).
Per motivi di spazio ho realizzato un’efficace scrematura, cercando di includere tutti gli argomenti principali:
1.La crescita economica media Italiana durante gli ultimi 15 anni è stata la più lenta dell'Unione europea, la sua economia ora è approssimativamente l’80% di quella Britannica (nel 1989 era superiore). Si ritiene che per la fine dell’anno sarà l’unica a chiudere in passivo.
L’anno prossimo si prospetta una ripresa ‘‘anaemic’’ anemica.
2.Le piccole imprese, per anni colonna vertebrale della nazione, sono sempre più in crisi per via dell’aumento dei costi e del conseguente declino di produttività.
3.La competitività italiana sta deteriorandosi velocemente,
4.La sua capacità di attrarre investimenti stranieri è ai minimi storici (un gran merito per questo spetta secondo me al duo Fazio-Fiorani)
5.Il World Economic Forum ha classificato l’Italia ad un umiliante 47°posto (sopra il temibilissimo Botswana).
6.L’economia si è mostrata vulnerabile agli attacchi dei paesi Asiatici, soprattutto nel settore tessile e calzaturiero.
7.I prezzi delle abitazioni hanno superato drasticamente le possibilità degli acquirenti di città come Roma, Milano e Napoli, effetto diretto della crisi è stato anche il drastico crollo dello standard di viviblità medio.
8.L’ ‘’Economia opaca’’ sta creando problemi rilevanti anche sul sistema delle infrastrutture: strade, stazioni ed aeroporti stanno precipitando sotto gli standard europei. La qualità del servizio degli edifici pubblici inizia ad impoverirsi.
9.Nessuna Università Italiana si trova tra le 90 migliori.(L’Università è nata in Italia)
10.Il debito pubblico sale oltre il 120%.
11.Il 40% degli Italiani sui 30 anni vive ancora con i genitori perché non può permettersi neanche un appartamentino.
12.Il fondo sociale è insolitamente basso.
13.Le evasioni fiscali e le costruzioni abusive sono in perenne crescita grazie a ‘‘ripetute amnistie’’
14.Malavita e corruzione rimangono trincerate
15.Il tasso di natalità è tra i più bassi d’Europa.
16.La cosa peggiore è la percentuale degli italiani tra i 15 ed i 64 anni che non lavorano il 57%, mentre in Germania il tasso è del 34%, in Inghilterra del 27%.
L’ultima parte dell’articolo ‘’Berlusconi’s Legacy’’ è dedicata al totale fallimento del nostro Primo Ministro, colui che nel 2001 aveva promesso agli Italiani nuova e maggiore ricchezza per tutti.
Il giornale ricorda di aver dichiarato in quel periodo (2001) che il politico era inadatto a condurre il paese per via degli ''acquitrini di casi legali'' condotti contro di lui, per falsi in bilancio etc... problemi cui ancora oggi non è riuscito a dare alcuna spiegazione valida, anche grazie al fatto che controlla personalmente il 90% delle reti televisive nazionali.
Anche l’apparente stabilità politica è ingannevole. La sua coalizione è stata vicina al crollo in diversi momenti, a causa delle incomprensioni con Lega Nord, Alleanza Nazionale e più recentemente con l’UDC.
Il giornale non risparmia neanche la sinistra: nessuno dei due raggruppamenti offre molto a quelli che vorrebbero una riforma radicale del sistema.
L’articolo si conclude con un traslato inappellabile e con una domanda senza risposta, che offre una terribile e spaventosa idea dell’Italia futura: La Venezia del 18° secolo puntava tutto sul suo glorioso passato, quindi non fu difficile per Napoleone sconfiggerla. Da allora la Serenissima è poco più che un’attrazione turistica.
E’ questo il futuro dell’Italia?
Dati e statistiche: ''The Economist''
Concludo suggerendo a tutti di mettere da parte i soldi per il Corriere della Sera o per le altre riviste Lobbyste e di spenderli a fine settimana per acquistare questo numero dell' Economist. L'informazione corretta e la vostra cultura personale guadagneranno qualcosa in piu'.


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giovedì | by Stefano Reves S.



Mi perdoni il lettore ma, dopo aver visto Cesara Buonamici commentare divertita il servizio del Tg5 sull'inaugurazione di una discutibile targa, mi sento in dovere di parlare nuovamente di lui:
SILVIO, IL CAMALEONTE

Imprenditore davanti agli industriali, contadino a capo degli agricoltori, ‘‘donnino di casa’’ di fronte alle casalinghe, super tifoso allo stadio, americano con Bush, casanova amante delle francesi con Chirac, ex salesiano coi Vescovi. Il camaleontico nonché eccellente situazionista Silvio non perde occasione per impersonare i personaggi più richiesti, purché siano idonei ed adattabili alla situazione in cui si presentano. Fin qui tutto normale, è bisogno di ogni politico il proporsi alla gente come uno suo paritario, uno che ha le stesse necessita e condivide gli stessi interessi. Quale è quindi la cosa straordinaria?
La particolarità del caso Berlusconi è che non si limita a rappresentare la figura dell’uomo stereotipato, dell’imprenditore che, per far felici i dirigenti Fiat ad un colloquio aziendale, raccontava la storia del misconosciuto ragazzino che diede il suo primo bacio guarda caso in una 500, no! Che ne sarebbe della sua povera immagine sempre attaccata e malmenata da quei disfattisti della sinistra ed ora neanche menzionata sulle sue testate!? Limitandosi a queste sempliciotte banalità avrebbe permesso alla sua mai troppo mitizzata grandezza di rimanere nascosta e dimenticata persino dai suoi stessi media. Aveva bisogno di qualcosa, di un idea che risuonasse alle orecchie di tutti. Di qui la genialata di sfruttare il contributo diretto di personaggi che con idee o fatti hanno scritto fette importanti della nostra storia. Insomma non potendo accontentarsi di semplici convenzioni, doveva sfruttare il lavoro ed il pensiero di veri nomi pesanti. Ed in questo il nostro poliedrico attore c’è sempre riuscito con ampio successo: nel giro di pochi anni abbiamo visto saltare fuori dal suo cappello magico appellativi di alcune tra le più celebri personalità storiche, sempre con un solo, viscido scopo: quello di presentarsi come unico erede di idee, nonché fondamentale depositario e coltivatore dei valori che queste persone hanno rappresentato per tutta la vita: partendo da De Gasperi, poi Saragat, si è autodefinito l’epigono della socialdemocrazia, del liberismo economico di Einaudi, secondo alcuni ha provato ad ad attingere dai libri di storia per realizzare la sua personale squadra, un Milan ideale. D’altronde avendo creato un partito dal nulla è sempre stato costretto a scegliersi o addirittura ad inventarsi degli antenati, quasi fosse il più rapace tra i bottegai che, con una semplice operazione di marketing riesce ad evocare un uomo quando e come vuole, mutandone valori e significato a seconda degli interlocutori, come si farebbe con degli accessori intercambiabili.
Ma il vero prodigio del Presidente risiede nell’abilità di imbastire sempre e con grande efficacia il suo personale teatrino, fagocitando e metabolizzando perfettamente tutti i miti chiamati in causa: ultimo acquisto è stato ieri niente poco di meno che Don Luigi Sturzo, il fondatore del Partito Popolare Italiano. Partito sorto proprio in quel di Roma, in via Dell’Umiltà, oggi sede di Forza Italia (mai frequentata dal Premier) e dove è possibile ammirare una targa di ottone su cui è incisa la scritta ‘’Noi ci sentiamo continuatori di quell’ affascinante avventura umana e, come i primi popolari italiani lavoriamo per un’Italia democratica, libera e solidale’’. All’inaugurazione Berlusconi ha anche ribadito che ‘’C’è una perfetta coincidenza tra il pensiero di Don Sturzo e la nostra recente riforma costituzionale. Questo può ravvisarlo chiunque non sia accecato da uno spirito di parte’’.
Immediate le repliche di Follini: ‘‘Sostenere che Don Sturzo è il padre della Devolution è come dire che a Cristoforo Colombo sarebbe piaciuta tanto la Coca Cola’’, invece Mastella gli suggerisce di leggere il 6° dei ‘‘trenta consigli’’ sturziani per un politico, quello che impone al politico di ‘‘essere veritiero’’ e ‘‘sfuggire la menzogna’’, più diretta Rosy Bindi che parla di ‘’profanazione politica’’.
Qualcuno ha addirittura pensato che Berlusconi stesse confondendo Don Sturzo con Don Lurio.

P.S.
Stasera si terrà a Milano la presentazione di un reportage tratto dall'Economist in cui si parlerà della situazione economica e politica Italiana. Tra gli ospiti anche Tronchetti Provera, ci sarà da divertirsi! Aggiornerò il sito il prima possibile.


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mercoledì | by Stefano Reves S.



BREAKING NEWS:
Bush trama un bombardamento contro il suo alleato Arabo.
Stavo giusto leggendo le prime pagine di alcuni giornali stranieri quando incorro in una ''breaking news'' che ormai non stupirebbe piu' nessuno:
Ieri sul ''Daily Mirror'' autorevole rivista Britannica, capeggiava l'ennesimo Scream inerente il Warmonger(testuali parole!) G.W. Bush.
Secondo il Tabloid il presidente avrbbe pianificato un bombardamento (naturalmente precauzionale) contro la sede principale della stazione televisiva AlJazeera, considerata dal presidente ''la principale voce del movimento anti-americano'' . Fortunatamente ad impedire il bombardamento sarebbe intevenuto il Primo Ministro britannico Blair.
Sempre secondo il Daily, il Procuratore Generale Lord Goldsmith avrebbe ammonito gli editori intimandoli a non pubblicare ulteriori dettagli del documento su cui palesava la scritta ''Top Secret', semplicemente per evitare ''a breach of the Official Secrets Act'', una violazione dei segreti d'Ufficio.
Naturalmente il Pentagono smentisce.
Fonte Daily Mirror
La Democrazia non è un' invenzione dell' Occidente, il Colonialismo culturale lo è di certo.


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| by Stefano Reves S.



Una breve elucubrazione mi ha convinto a sostituire l'elenco dei processi con qualcosa di piu' concreto e significativo, la recensione de:
Il libro nero del governo Berlusconi"
di Guido Alberghetti

Nutrimenti, Roma, ottobre 2005. E. 14.00
L'autore presiede l'osservatorio politico e legislativo "Italia Monitor" ed è un ex senatore del PCI (dal 1976 al 1992).
Il libro è un compendio (non potrebbe essere diversamente) di orrori, brutture, incidenti, errori, figuracce, fallimenti, (contro)riforme, censure, bugie, paradossi, crimini, condoni, scudi fiscali, gaffes, sanatorie, tensioni istituzionali, vuoti istituzionali, attacchi ai poteri dello stato, aggressioni, volgarità, faziosità, grossolanità, spudoratezze, antologia di false promesse, lordure legislative, scandali, tracotanze, ingiustizie, violenze, patetismi, minacce, ladrocini, svendite, depredazioni, saccheggi, abusi, che hanno caratterizzato la vita politica e sociale del secondo e terzo governo Berlusconi. Il libro ha il pregio di essere strapieno di statistica, informazioni, fonti, citazioni da documenti ufficiali.
Personalmente suggerirei di leggerlo prima de ''La forza di un sogno'' l'ultima fatica di Berlusconi.


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martedì | by Stefano Reves S.


Parole Nob(e)li

Mohamed ElBaradei ha invitato la comunità internazionale a non prendere decisioni affrettate sull'Iran. Il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha così clamorosamente smentito le parole del ministro degli esteri italino Gianfranco Fini, affermando che l'indagine sul programma nucleare di Teheran sta facendo progressi e che è quindi opportuno pazientare prima di trarre conclusioni. ElBaradei ha anche sollecitato Teheran a una maggiore trasparenza per tranquillizzare la comunità internazionale che il suo programma nucleare è a scopi civili e non finalizzato allo sviluppo di armi atomiche. «Finché vi sono progressi, finché non rileviamo un pericolo chiaro e attuale, continuiamo a lavorare... prima che si prendano misure più stringenti», ha detto il direttore generale in un intervento all'Università di Harvard. Insomma, l'Iran non è una minaccia all'umanità, come ha dichiarato il ministro degli esteri italiano Fini dopo le minacce, a parole, a Israele del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad. Nei prossimi giorni vi sarà a Ginevra la riunione del consiglio dei governatori dell'Aiea, che dovrà decidere se deferire l'Iran al Consiglio di sicurezza dell'Onu per eventuali sanzioni. Da Gerusalemme Fini e il ministro degli esteri israeliano Shalom si sono espressi a favore di questa ipotesi. Ma ElBaradei ieri ha assicurato che «nonostante la sciagurata retorica» degli iraniani, Teheran «continua a collaborare con l'Agenzia». Un rapporto pubblicato il 2 settembre da ElBaradei affermava che alla data di fine agosto l'Iran aveva prodotto nell'impianto di Isfahan 6,8 tonnellate di uranio convertito in forma gassosa (Uf6), che secondo gli esperti in teoria potrebbe essere utilizzato, dopo il processo di arricchimento, come propellente di una singola bomba. Non si sa quanto Teheran ne abbia prodotto dopo il dopo rapporto Aiea del 2 settembre. Tuttavia, diplomatici vicini all'Agenzia Onu ritengono che quelle 6,8 tonnellate di Uf6 siano insufficienti ad alimentare le centrifughe per l'arricchimento del materiale, e questo solleva dubbi sulla capacità di Teheran di dare seguito alla minaccia di riprendere anche la parte più controversa del ciclo di lavorazione del combustibile nucleare: l'arricchimento dell'uranio. La Francia, che insieme a Gran Bretagna e a Germania ha mediato per conto dell'Ue con Teheran, fino alla rottura dello scorso agosto, ha rinnovato la minaccia di portare il dossier Iran all'attenzione del Consiglio di Sicurezza. Elbaradei martedì sera aveva chiesto a tutti i paesi che hanno l'atomica la riapertura dei negoziati sul trattato, da anni in situazione di stallo, sulla proibizione della produzione di materiale atomico destinato all'industria bellica. El Baradei partecipando all'Assemblea generale dell'Onu e presentando la relazione annuale dell'Aiea aveva detto: «È essenziale fare passi avanti per eliminare sia l'accesso sia la produzione di materiale destinato alle armi nucleari». I negoziati in vista del Trattato erano stati approvati dalla stessa Assemblea Generale nel 1993, ma non sono mai riusciti ad entrare nel vivo.

Chiunque preferisca credere alle parole dell ''Oil Tanker'' e del figlio di un'altro ''Oil Tanker'' è libero di farlo.
Fonte articolo11.org foto wikipedia


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lunedì | by Stefano Reves S.



Le sementi del nuovo Iraq

La costituzione ed i provvedimenti Statunitensi per favorire la politica economica Irachena sono straordinari, non finiranno mai di stupirmi.
Basti leggere l'Order 81: con il pretesto di aiutare l'Iraq a camminare con le proprie gambe, gli Stati Uniti stanno riconvertendo il sistema agricolo tradizionale del paese in un apparato corporativo stile americano. La nuova legge vieta la conservazione e il riuso delle "nuove varietà" registrate da aziende, in altre parole: l’ordinanza 81 applica di fatto all’agricoltura irachena, in maniera molto restrittiva, la legislazione dei brevetti sulle specie vegetali.
Di norma, infatti, il registro delle "nuove" specie veniva applicato nel mondo con la salvaguardia del cosiddetto privilegio del contadino, cioè il diritto di conservare e riusare le sementi utilizzando per questo scopo parte del proprio raccolto. In Iraq, invece, questo "privilegio" è stato cancellato!
Le corporations ringraziano
Fonti Repubblica, theecologist


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domenica | by Stefano Reves S.



Da oggi cercherò di aggiornare quotidianamente il Blog, spaziando tra i più disparati argomenti, cercando di interessarmi, e di interessare, dei principali eventi omessi o trattati in via superficiale dai vari media.

Inizio trattando uno dei punti che più hanno mosso la coscienza popolare, ma che forse per qualche svista, sono stati evitati da praticamente tutti i canali d’informazione. Non è che il nostro Tronchetto & co., non voglia irritare chi gli permette di sfruttare migliaia di operai sottopagati? Il magnanimo presidente Jintao, noto al mondo intero per la sua compassione. foto Peace Reporter

Storia della Falun Gong e crimini del PCC
Ritengo la 法论功 un’abile strumento di coltivazione spirituale da praticare quotidianamente. Come potete vedere al posto della foto ho anche inserito ‘’wan’’, emblema del Falun Gong, usato da millenni come simbolo di buon auspicio, purtroppo però, come tutti sappiamo, è divenuto famoso per altre ragioni.

Essere praticante della Falun Gong significa sostanzialmente praticare quotidianamente l’antica tecnica meditativa del Qigong, una tradizionale pratica respiratoria e ginnica analoga a quella taoista del Tai Chi e alla quale vengono attribuiti formidabili effetti curativi, sia fisici che psicologici. Prima che il governo mettesse fuori legge la Falun Gong (con l’avvento del comunismo, e quindi dell’ateismo di stato) si potevano vedere migliaia di persone ordinatamente sedute nelle piazze e nei parchi pubblici delle città cinesi, intente a praticare il Qigong. Oggi tutto questo viene svolto in clandestinità. A partire dal 19 Luglio 1999, quando la polizia fece irruzione in casa di centinaia di praticanti e li portò nelle prigioni la Falun Gong fu dichiarata ufficialmente illegale in Cina. Seguì immediatamente una massiccia campagna governativa, con la finalità di reprimere e distruggere la Falun Gong”, aggravata dall’appoggio forzato di tutti i media.
Da allora milioni di libri della Falun Gong e video-tape sono stati distrutti in pubblico, gli accessi ai siti internet della Falun Dafa sono stati bloccati in Cina, a coloro che hanno documentato i casi di tortura e gli abusi subiti durante la detenzione sono state inflitte pesantissime condanne detentive con l’accusa di aver ‘rivelato segreti dello Stato’”.
Ai praticanti è stata anche negata la possibilità di avvalersi di un legale per la propria difesa, hanno ricevuto condanne fino a 18 anni di prigione attraverso sentenze-show, molte altre migliaia di persone sono state rinchiuse nei campi di lavoro senza alcuna sentenza. Peggio ancora, tantissimi praticanti della Falun Dafa sono stati mandati nelle strutture psichiatriche e forzati all’assunzione di potenti droghe psicotrope che hanno causato loro seri danni.
Questa tattica fu usata dall’Unione Sovietica durante la leadership di Stalin per indurre il pubblico a credere che le vittime fossero mentalmente insane, giustificandone così la reclusione. Alla data attuale ci sono più di 1009 casi documentati di praticanti in ottimo stato di salute, che hanno perso la vita durante la detenzione a causa delle torture subite. Durante questi mesi di violenze e torture, i praticanti della Falun Dafa hanno dimostrato una bontà e tolleranza incomparabili. Non c’è mai stato un singolo praticante che abbia risposto all’attacco o colpito fisicamente la polizia, tutti hanno sempre usato solo i mezzi non-violenti, pacifici e legali per presentare i loro appelli”.
Per il Partito Comunista Cinese
, la Falun Gong, nonostante la sua natura non-violenta e a-politica, rappresenta una minaccia enorme non tanto perché si tratta di un movimento religioso contrario all’ateismo di Stato, ma soprattutto perché rappresenta un fenomeno sociale numericamente imponente, quindi una minaccia a quel monopolio che il Partito Comunista deve mantenere in termini di controllo sociale.
Sembra che ormai il numero dei praticanti della Falun Gong, oltre settanta milioni come si diceva, abbia superato quello degli iscritti al Pcc. A parte le illazioni del governo di Pechino su un presunto sostegno straniero, principalmenter Statunitense, alla Falun Gong, l’establishment comunista cinese mostra un timore irrazionale e paranoico per la Falun Gong perché la vive come plateale dimostrazione della sua perdita di influenza su una società, quella cinese, sempre più desiderosa di lasciarsi alle spalle il suo passato prossimo e di evadere da un presente pieno di incertezza trovando rifugio nel suo mai dimenticato passato remoto.
Da Clearharmony

La connivenza è un crimine pari all'efferatezza di chi lo commette. E' ora che i nostri imprenditori la smettano di esportare le loro aziende, ed inizino a diffondere i nostri diritti!


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sabato | by Stefano Reves S.


L'arte del Giornalismo
Dopo intense giornate, meglio settimane, consumate tra logoranti studi, tediose prove, dedicate ad infiniti tentativi ormai nauseabondi di realizzare un sito personale, il mio sito personale!, quello con i miei disegni, layout, collegamenti, (qualcun altro preferirebbe con il mio microfono, le mie luci, la mia gente) tutti unici e personalissimi, alla fine ho detto basta! Basta a file editabili che si auto-editano senza il mio consenso, a codici .fts ed estensioni .asp enigmatici anche per i rispettivi creatori. Ho deciso di passare (temporaneamente!) ad un Blog-server gratuito, che mi consenta, anche se in maniera fin troppo immobile, impersonale, ed ahimè invisibile, di condividere il mio mondo con l’universo intero, almeno fino a ché non avrò ultimato la mia chimera ufficiale.
Ma quale è l’ ikigai(いきがい), il motivo che mi spinge a concretizzare e condividere i miei pensieri?
E’ questa farragine di eventi, informazioni, opinioni, che teleguidate da quell’ immenso quanto sconclusionato pastiche mediatico, sembrano essere in grado di render partecipe la gente e cosciente il mondo intero della sua effettiva consistenza. Sembrano riuscire ad informarci di tutto (e di più), delle cose apparentemente futili, di argomenti che mai ci avrebbero interessato, se non ci fosse stato il miracoloso intervento della scatolina magica. Quella televisione, che ipnotizza gli spiriti dei più gonzi ed attanaglia i corpi dei presunti savi, che sempre più ci informa ed al contempo disinforma, che si introduce, anzi si intrude sempre più ammorbante nelle nostre vite, nelle nostre menti, , travisandone idee ed ideali; con i suoi baracconisti, sostenuti dai sempre presenti intrallazzatori politici, che prontamente ci offrono immancabili panzane, perennemente sature di mistificazioni, e verità, pardon falsità, surrettizie.
In questo caos capzioso, cercherò di proporre il fatto nudo, così come l’avrò raccolto, senza tener conto di distinzioni di bandiere o di credo, svincolandomi dagli pseudo-baluardi di verità e giustizia, che i biscazzieri di turno si arrogano il diritto di difendere e propugnare ,quasi credessero personalmente che sotto il doppiopetto fotogenico, ci sia una vera fonte di purezza e sincerità, ma che sappiamo tutti, in fondo è sempre uguale: amara, ipocrita, mai altruista e veritiera, sempre opportunista. Perché nel mondo globalizzato, tra Trust incontrollabili, tra politici, giornalisti, editori, vili e presuntuosi non c’è spazio per raccontare ciò che riguarda personalmente, ma solo per ciò che interessa e non ci considera direttamente. Io proverò a smuovere qualcosa, a raccontare gli eventi come un’apolide, senza persone da appoggiare o dottrine da difendere bravamente, Proverò ad affidarmi all’ultimo spiraglio di concreta libertà, personale ed intellettuale: Internet, la vera Casa delle Libertà.
Stefano Reves Spalluto

Tutto il mio lavoro sarà dedicato ad Alex, uno dei più cari amici che abbia mai avuto, e che l'infame destino ci ha portato via crudelmente.


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