giovedì | by Stefano Reves S.


Ru-486, una fatwa occidentale

Il neoministro della Salute Turco propone di far tornare in circolazione il farmaco ru-486, la pillola per abortire, e puntualmente la canea di ‘‘movimentariani’’ no-aborto si risveglia dal letargo in cui era piombata grazie all’apporto degli ex ministri della salute. Quelli che, unici in Europa, avevano deciso di vietare il farmaco in Italia, anche in via sperimentale.
Premetto che do ragione a Pera quando classifica l’aborto come gesto di inciviltà. Ciò nonostante, non vedo come la mancata distribuzione del farmaco in questione possa invitare le donne a non puntare piu' sull'estremo gesto dell'''abbandono fetale'', o quantomeno dubito seriamente che, un ipotetica nuova distribuzione, sia in grado di farne aumentarne il numero. Lo dico perché la cosa non accadde quando finalmente anche nel nostro paese fu, per la prima volta, redatta una legge ad hoc, che ne permetteva la pratica. Persino un emendamento che vieti completamente l'atto, anche tramite intervento, servirebbe solo a far aumentare le pratiche illegali. Come accadeva anche nel nostro paese fino a pochi decenni fa, quando in sperdute bettole, improvvisati medici di quartiere praticavano l'aborto usando solo ''acqua e sapone'', il tutto tra strazianti grida della sfortunata paziente.

Ma consideriamo l'evento in senso lato, a questa gente non interessa nulla dell’ aborto in se, il loro unico fine è tutt’altro: ritornare ad incatenare sotto la propria egida di misoginia maschilista l’universo femminile, in questo campo ormai perfettamente indipendente, grazie a decenni di lotte e campagne civili. Trovo davvero stupefacente la maniera in cui i conservatori nostrani, cerchino di emulare i sistemi disciplinativi della dottrina jihadista. Essi stessi sembrano imbarazzati quando, seppur implicitamente, ammettono di nutrire rispetto per i criteri di ‘’gestione dello stato civile’’ adottati dagli appartenenti al filone islamista-conservatore.
Per fare cambiare loro idea basterà forse far notare il modo in cui è costretta a vivere Ayaan Hirsi Ali, la sceneggiatrice di Submission, segregata tra infinite paure a causa di una fatwa lanciata contro di lei dai fondamentalisti mussulmani? Chiedetelo.