Il Giudizio Politico
La pressione che il Presidente del Consiglio avrebbe esercitato su un commissario dell’Agcom per chiudere la trasmissione “Annozero” mette in luce una modalità degenerata nel rapporto tra politica e informazione della Rai. Tra potere politico e servizio pubblico. E anche tra il vertice del governo e il membro di una commissione chiamata ad essere garanzia, terza, istituzionalmente “super partes”. […] L’impegno del capo del governo per mettere a tacere un programma televisivo attraverso un organismo che dovrebbe essere di tutela supera un confine. Scavalca una frontiera di opportunità e di stile. Rivela una dismisura che, chiunque abbia a cuore la libertà d’informazione non può che accogliere con preoccupazione.
e quello dei tribunaliCerto non si possono chiedere alla magistratura dosaggi nei tempi e nei modi del suo intervento. Ma una norma di elementare garantismo, troppo spesso dileggiato come un pretesto o un lusso che non possiamo permetterci, esige che in uno Stato di diritto le sentenze non siano pronunciate preventivamente dalla politica e dal sistema mediatico. La minaccia delle sbrigative “pedate” che dovrebbero raggiungere le persone coinvolte (e a che titolo del resto un parlamentare come Di Pietro può invocare l’epurazione del direttore del Tg1?) come al solito travolge garanzie e costituzionali presunzioni d’innocenza.
Un conto è il giudizio politico su eventuali pressioni indebite esercitate su un commissario di un organo di garanzia. Un altro è il giudizio dei tribunali. La mescolanza dei due piani è il veleno che intossica la politica (P. italiana da troppi anni.
(P. Bat.)
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