domenica | by Stefano Reves S.


Pubblica amministrazione, Costituzione, legalità: questo dovrebbe essere il programma di un serio partito democratico e riformista. Il presidenzialismo in salsa berlusconiana è l'antitesi del riformismo democratico.
(E. Scalf.)


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| by Stefano Reves S. | , ,


"La televisione è uno strumento che può e deve contribuire a rendere le persone più consapevoli, più responsabili e più libere. Se mancano questi presupposti e questi obiettivi la televisione è soltanto una scatola piena di fili elettrici e di valvole".
Aggiungo io: una scatola, ma a volte molto pericolosa se qualcuno se ne impadronisce e la controlla a proprio uso e consumo.
Good Night, and Good Luck.+ Eug. Scalfari


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sabato | by Stefano Reves S. | , , , , ,


Il Giudizio Politico

La pressione che il Presidente del Consiglio avrebbe esercitato su un commissario dell’Agcom per chiudere la trasmissione “Annozero” mette in luce una modalità degenerata nel rapporto tra politica e informazione della Rai. Tra potere politico e servizio pubblico. E anche tra il vertice del governo e il membro di una commissione chiamata ad essere garanzia, terza, istituzionalmente “super partes”. […] L’impegno del capo del governo per mettere a tacere un programma televisivo attraverso un organismo che dovrebbe essere di tutela supera un confine. Scavalca una frontiera di opportunità e di stile. Rivela una dismisura che, chiunque abbia a cuore la libertà d’informazione non può che accogliere con preoccupazione.

e quello dei tribunali

Certo non si possono chiedere alla magistratura dosaggi nei tempi e nei modi del suo intervento. Ma una norma di elementare garantismo, troppo spesso dileggiato come un pretesto o un lusso che non possiamo permetterci, esige che in uno Stato di diritto le sentenze non siano pronunciate preventivamente dalla politica e dal sistema mediatico. La minaccia delle sbrigative “pedate” che dovrebbero raggiungere le persone coinvolte (e a che titolo del resto un parlamentare come Di Pietro può invocare l’epurazione del direttore del Tg1?) come al solito travolge garanzie e costituzionali presunzioni d’innocenza.

Un conto è il giudizio politico su eventuali pressioni indebite esercitate su un commissario di un organo di garanzia. Un altro è il giudizio dei tribunali. La mescolanza dei due piani è il veleno che intossica la politica (P. italiana da troppi anni.
(P. Bat.)


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| by Stefano Reves S.


L'intera politica berlusconiana, ormai, si distribuisce e si esaurisce in pochi, nevrili sussulti emergenziali: esibizioni strumentali su urgenze di scala nazionale (i rifiuti, il terremoto) e forzature parlamentari su esigenze di tipo personale (processo breve, legittimo impedimento). Per il resto, da mesi l'azione di governo è svilita, svuotata e votata alla pura sopravvivenza. Immaginare altri tre anni così, per un Paese sfibrato come l'Italia, fa venire i brividi. Ha detto bene Bersani, due giorni fa, all'assemblea dei radicali: Berlusconi è ancora troppo forte per essere finito, ma è ormai troppo sfinito per essere forte. Giustissimo. Ci vorrebbe un'alternativa seria e credibile a questa rovinosa legislatura di galleggiamento. Toccherebbe al Pd costruirla, se solo ne fosse capace.
(M. Giannini)


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lunedì | by Stefano Reves S. | , ,


Par condition

Volete sapere come sia fa ad aggirare quella foglia di fico chiamata “par condition” (così crede si dica il princino Emanuele Filibusta)? Se ci si chiama Berlusconi e si ha il pieno controllo del Minzuculpop Rai, si fanno comizi in favore dei propri candidati alle regionali, ripetendo slogan rifritti e facendo banale propaganda politica senza una sola notizia dentro, spacciandoli come interventi del Presidente del Consiglio quando sono soltanto comizi. I propri domestici del TG1 prontamente ti dedicheranmo i primi cinque minuti dell’edizione principale (ore 20, domenica) quando gli ascolti sono più alti et voilà, la foglia di fico vola via. Nessun contraddittorio, nessuna pari opportunità, neppure la finzione dell’equilibrio che la ridicola norma dovrebbe imporre e che ha steso il sudario sulle trasmissioni politiche. Non c’è neppure bisogno di farsi una leggina su misura col rinforzo al cavallo o di chiamare il dottor Balanzone, l’avvocato Mavalà, per inventarsi un’interpretazione. Un domestico alla direzione del TG1 vale più di cento leggine. Andate a votare, andate a votare, andate a votare.
(V. Zuc)


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sabato | by Stefano Reves S. | ,


InFELTRIto
Ennesima giornata nera per il giornalismo italiano

dall'editoriale odierno de "Il Giornale"


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venerdì | by Stefano Reves S. | , ,


Riforme

Giustizia: dev'essere rapida, altrimenti serve solo ai furbi. Lavori pubblici: i furti, oltre a essere moralmente discutibili, costano (non possiamo più permetterceli). Scuole e università: i rettori sono sceicchi inconsapevoli, l'unico petrolio che abbiamo sta nelle nostre teste. Turismo: ne ricaviamo un terzo di quello che potremmo. Ma la riforma più importante è la quinta: ripristinare il collegamento tra delitto e castigo (vogliamo chiamarla "riforma Dostoievskij'?). Non è crudeltà: ma chi sbaglia (ruba, taglieggia, arraffa, traffica, occulta, estorce, truffa, imbroglia, ricatta) deve pagare. Solo il timore lo fermerà, non gli editoriali sui giornali. Non è crudeltà: è buon senso. Non è giustizialismo (parola furba): è giustizia (parola pulita). Così funzionano le democrazie sane. Invece - complice la politica collusa - in Italia nessuno paga mai, se non i poveri diavoli. Se Bernard Madoff fosse italiano (Dino Madoffi?) non sarebbe in galera: griderebbe al complotto chiuso in villa, e alcuni colleghi, sentendosi molto anticonformisti, gli darebbero ragione.
(B. Sev.)


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giovedì | by Stefano Reves S. | , , , , ,


In Democrazia La "forma è sostanza"

Le Corti d’Appello bocciano i ricorsi sulla liste, il Pdl insorge e parla di ”democrazia a rischio”.

Ieri, la nientemeno seconda carica dello Stato aveva detto “si badi alla sostanza e non alla forma”. Oggi i vertici del Pdl dicono che “non si deve decidere in base a un timbro tondo o quadrato”.

La discussione si potrebbe chiudere rapidamente ricordando che in democrazia - e solo in democrazia – la forma è sostanza.

Ma forse vale la pena di inserire un corollario.

Se chi governa un paese dice che non conta se un timbro è tondo o quadrato, se una firma c’è o non c’è, se si arriva in tempo o in ritardo, chi glielo spiega poi ai cittadini che è loro dovere pagare le tasse nei tempi fissati, presentare le domande per le badanti entro la scadenza, conciliare la multa entro i 60 giorni previsti?
(Marco Bracconi)


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martedì | by Stefano Reves S. | , ,


Antropologia dell'intellettuale (di sinistra)

Riconoscere un tipico intellettuale di «sinistra» non costa alcuna fatica, perché egli si proclama tale ai quattro venti e fa lega solo con chi si proclama tale. Ogni altro intellettuale è per lui un essere inferiore, anzi, non è un intellettuale affatto: è un «servo dei padroni» o peggio. Benché facciano mazzo fra loro, gli intellettuali di «sinistra» non mostrano di amarsi. Si premiano a vicenda, ma è un do ut des, solo uno scambio di decorazioni nobiliari: «Dammi la gran croce del merito sociale, e ti darò il collare dell’ordine della giustizia egualitaria». [...]
Essi sembrano amare praticamente nessuno se non il proprio io.[...] Amano il popolo come astrazione, lo detestano probabilmente come insieme di persone vive, e cioè rumorose, sudate, invadenti, volgari. Il popolo vivo sembra sopportabile solo se lo si guarda dall’alto di un palco ben isolato ed elevato. Irreggimentare il popolo, metterlo in fila, comandarlo, tutelarlo anche, ma come si tutelano i minori, finalmente farsi applaudire dal popolo: ecco le seduzioni di chi sta a «sinistra». Seduzioni a cui è tanto più difficile resistere quanto più gl’intellettuali hanno origini lontane dal popolo. In tal caso, ci si può interessare al popolo come un socio della società per la protezione degli animali può interessarsi agli animali: con intensità e distacco. Il borghese generalmente non può: è ancora nel popolo o ne è appena «emerso» e non lo rinnega. Il populismo dell’intellettuale di «sinistra» non è segno di origine popolare, è segno del contrario.
Ben inteso, anche a «sinistra» c’è chi resiste a quelle seduzioni. Per quanto gl’intellettuali di «sinistra» si compiacciano di erigersi a circolo omogeneo ed esclusivo («unitario»), per quanto si sforzino di somigliare a quei teologi che Huygens paragonava ai porci in quanto «se tiri la coda a uno, gridano tutti», il borghese, a costo di scontentarli, deve distinguerli e separarli a uno a uno. Al solito, così facendo scoprirà, in mezzo a tanti collettivisti, qualche borghese autentico, che non sa di esserlo o lo sa anche troppo e lo nasconde. Fra chi inveisce contro la borghesia, scoprirà i sinceri e i truffaldini, i saputi e gl’ignoranti. Quel che mai il borghese deve concedere è che essi, gli intellettuali di «sinistra», abbiano più autorità morale o scientifica o di qualunque altro genere per discutere di giustizia, democrazia, elevazione degli umili, progresso sociale, libertà. Non ce l’hanno soprattutto quando pretendono di averla e peccano di orgoglio o ipocrisia.
(Sergio Ricossa)


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