Approfitto di questo post per fare pubblicità al suo ultimo libro ''Il terrorismo degli Stati Uniti contro Cuba''. Gianni Minà ripercorre le piu' orribili stragi compiute dal Terrorismo degli antricastristi, coadiuvati e supportati dal governo Statunitense. Eventi che fino ad oggi hanno fatto registrare ben 3.500 morti, e circa 10.000 feriti. Su tutti, la storia di cinque agenti segreti cubani arrestati negli Usa perché sospettati di ''possibili attività sovversive'', ed ivi segregati e torturati.
Una storia che non fa bene all'immagine del governo Bush Jr., costantemente impegnato nella lotta allo ''Scomodismo''.
Di seguito pubblico un suo interessante contributo su chi può divenire Eroe e chi no.
Perché Quattrocchi E' un eroe e Di Celmo no?
L'indecente uso elettorale che la destra e alcuni mezzi di informazione hanno fatto e stanno facendo delle immagini dell'assassinio di Fabrizio Quattrocchi in Iraq, mi spinge a una riflessione come cittadino e come giornalista.
Il coraggio e la dignità mostrati dal contractor genovese al momento della morte hanno convinto il nostro Ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, a definirlo un eroe, aggiungendo che dovrebbero vergognarsi tutti quelli che all'epoca di quell'esecrabile episodio mostrarono perplessità per il mestiere scabroso che Quattrocchi stava svolgendo in Iraq. Nel migliore dei casi quello di coprire le spalle a manager e uomini d'affari occidentali che vanno a portarsi via l'ultimo brandello di ricchezza della terra di Babilonia.
Fini sarebbe credibile, in questa teorizzazione se, in tutti questi anni “terroristici”, si fosse ricordato di usare le stesse parole per i milioni di esseri umani che, ogni giorno, lasciano questo mondo e i loro cari con coraggio e dignità per colpa del terrorismo economico e di stato, messi in atto da molte nazioni, anche definite democratiche.
Del terrorismo economico, che annichilisce la maggior parte dell'umanità e di quello di stato, che condanna all'esclusione e alla repressione intere popolazioni, non si occupa mai, per esempio, Magdi Allam, che sul Corriere della Sera invoca la guerra santa per il terrorismo di matrice islamica, ma dimentica di lanciare la stessa fatwa a organismi come Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, che esprimono nelle loro logiche e nelle ricette economiche che impongono alle nazioni più povere la stessa spietatezza di Al Zarqawi.
Ma c'è qualcosa di più che mi lascia perplesso: nel 1999 un giovane imprenditore italiano, Fabio Di Celmo, fu dilaniato, all'Hotel Copacabana dell'Avana, dall'esplosivo messo da Ernesto Cruz Leon, un povero disgraziato salvadoregno ingaggiato per 10mila dollari, per conto della Fondazione Cubana-americana di Miami, da Luis Posada Carriles. Questo famigerato personaggio, un vero e proprio Bin Laden latinoamericano, era, per conto della CIA, la mente di questa attività dinamitarda che voleva mettere in crisi il turismo cubano, prima fonte di entrata del paese. Non a caso Posada Carriles, che fece esplodere, nel '76, un aereo civile della Cubana de Aviacion, che partecipò, nello stesso anno, all'organizzazione dell'attentato mortale a Washington ai danni di Orlando Letelier, ex Ministro degli esteri del governo di Salvador Allende, vive ora, protetto dalla famiglia Bush, a Miami, dove (dopo essere stato processato e condannato a Panama e poi fatto fuggire) ha chiesto asilo politico, invocando per il suo caso addirittura “il segreto di stato”.
Eppure, per le trame infami di terroristi di fiducia del governo di Washington come Posada Carriles, più di 3500 persone, in questi anni, ci hanno rimesso la vita, per attentati organizzati in Florida ed attuati a Cuba, senza commiserazione alcuna dell'Occidente.
Fabio Di Celmo non ebbe neanche il tempo, come Quattrocchi, di dire come voleva morire. Fu spazzato via dal mondo senza che il governo del suo paese, l'Italia, si sia mai ricordato di lui. Non faceva il contractor , come i 15mila colleghi di Quattrocchi che lavorano in Iraq, anche con compiti inquietanti come quello di interrogare prigionieri senza tutela, per liberare da queste sgradevoli incombenze l'esercito degli Stati Uniti, tanto chiacchierato per i metodi usati ad Abu Ghraib e a Guantanamo. Di Celmo portava solo aiuto all'economia di un paese costretto da quasi 50 anni a soffrire per un immorale embargo degli Stati Uniti. Ora la sua opera di volontariato la continua il padre Giustino, ottantaquattrenne.
Se è giusto, come ha deciso il Comune di Roma, dedicare una via a Fabrizio Quattrocchi, vittima ed esempio di un'insensata prepotenza subita, credo sia morale promuovere la stessa iniziativa per Fabio Di Celmo, a meno che non ci sia differenza fra terrorismi e ci siano quelli “buoni” perché convenienti alle politiche del governo degli Stati Uniti, pervicacemente teso a cancellare la Revolucion cubana, e quelli “cattivi” perché messi in atto, invece, da quello che viene chiamato terrorismo islamico. Il terrorismo è abbietto sempre e le sue vittime hanno diritto all'attenzione sempre.
Per questo se il governo italiano avesse la famosa dignità di cui abbiamo parlato, avrebbe già chiesto al governo degli Stati Uniti, l'estradizione di Luis Posada Carriles, mandante dell'assassinio di Fabio Di Celmo, come è stato fatto per i militari argentini della dittatura. Forse il Ministro degli esteri Fini, per coerenza dovrebbe pensarci.
Da Il Manifesto, 15 Gennaio 2006
lunedì | by Stefano Reves S.
Ciampi oggi gli ha conferito una medaglia d'oro alla memoria.
Noi avremmo preferito che Quattrocchi fosse ancora vivo,
lontano lui dall'Iraq
e lontani i suoi fucili dai civili iracheni.
Così come troviamo scandaloso un guerra
condotta da migliaia di soldati mercenari,
non possiamo che provare vergogna oggi
per chi ha premiato un uomo che non si è certo distinto nell'elevare i valori d'Italia
repubblica democratica che ripudia la guerra.
oggi mi vergogno del nostro tricolore sporcato ancora una volta di sangue.
saluti antifascisti (militanti)
ROMA - Su proposta del ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, a quanto si apprende, ha conferito una medaglia d'oro al valor civile alla memoria di Fabrizio Quattrocchi, sequestrato e ucciso in Iraq il 14 aprile del 2004.
Sono un cittadino della Repubblica Italiana.
Così recita il mio passaporto.
E la mia lingua è l’italiano.
A me, come cittadino italiano, appartiene L’ITALIANO.
Eppure giorno dopo giorno sento che mi appartiene sempre meno.
E questo perché gli esperti di comunicazione sanno bene che allargare il significato semantico di una parola di uso comune porta più facilmente all’accettazione della posizione che, a seconda delle esigenze, ci debbono (per lavoro) propinare.
Ora,
Se mi si definisce un mercenar-contractor “eroe” da un giorno all’altro, “eroe” cioè, una persona che è pronta a rischiare la vita pur di difendere dei pozzi di petrolio (americani?) a 1000 dollari al giorno, io rischio di non avere più le parole per definire volontari, pompieri, assistenti sociali o anche persone comuni che siano pronte ad aiutare il prossimo solo per puri (stupidi?) fini altruistici.
E’ giusto piangere ogni vita che si spenge, a chiunque essa appartenga.
Ma non si può non considerare che chi viene chiamato a proteggere un pozzo di petrolio (conquistato grazie a carri armati “portatori di pace”) e ottiene per questo un alto corrispettivo economico, se anche può sentirsi in pace con la propria coscienza, non può e non deve essere definito eroe.