mercoledì | by Stefano Reves S. | , , , ,


NOcleare...

le "grandi opere" nascono da sempre per difendere piccoli interessi. La follia di edificare un ponte sullo stretto più --potenzialmente- sismico del mondo, la salatissima parcella che i produttori della TAV ci presenteranno (5 volte superiore alla media spagnola e francese) sono gli esempi più scontati. Sia chiaro, non parlo da "politicamente coinvolto", in mia difesa ricordo che entrambe le opere vengono sponsorizzate dai principali schieramenti parlamentari (il primo a pretendere il ponte fu un certo Prodi Romano). Ma prima di cavalcavia ed autostrade c'è una terza "meraviglia" che minaccia di trasformare l'italia nel più grande calderone europeo di radioattività. E pare che non importi a molti. Il premier ha esplicitamente dichiarato che no, la puglia non verrà interessata dalle imminenti installazioni. Salvo poi smentirsi pochi giorni dopo le elezioni. Scendendo di grado i discorsi dei signorotti locali non sembrano di minore spessore. Eccezion fatta per Vendola che ha fatto dell'eolico il suo cavallo di battaglia (si percorra le due tangenziali tra brindisi e gallipoli per constatarlo di persona) la politica diventa il solito delirante gioco dello scarica barile e delle ambiguità. Dice il candidato Palese "no in Puglia, ma sono favorevole", il che è un ossimoro alquanto preoccupante (vinte le elezioni potrà coerentemente giustificare gli impianti nucleari dicendo "è sempre stato nel mio programma"), aggiunge sibillamente il "nostro" consigliere Scianaro "Vendola si sta rifugiando su tematiche immaginifiche, se non metafisiche (?), quali il nucleare[...] Il centrodestra ha votato una legge regionale nella quale si subordina ogni decisione al consenso esplicito e preventivo delle popolazioni interessate. " Traducendo dal politichese "in un modo o nell'altro vedremo di infinocchiarvelo". A dar man forte non potevano mancare le sedute di ottimismo mediatico dove il problema nucleare viene simpaticamente liquidato con un "è sicuro/è conveniente/è il futuro". Ora, cosa c'è di innovativo in una tecnologia vecchia di quasi 70 anni (parlo delle centrali di ultima generazione)? quanto c'è di conveniente nell'operazione industriale più lenta e dispendiosa che si conosca? Io attendo risposte. Nel frattempo fatevi due conti pensando ai costi di smantellamento che da soli raggiungono il doppio di quelli necessari per la costruzione di un'intera centrale. Senza tener conto delle "spese occulte". Ma queste ultime sono un problema che stiamo generosamente donando ai nostri nipoti i quali tra 10.000 o 20.000 anni dovranno ancora fare i conti con la nostra pupù radioattiva. Allora credete che ringrazieranno i nostri governanti per aver costruito centrali atomiche, o noi per non averlo impedito?