giovedì | by Stefano Reves S.


La sottile linea rossa

''Non importa per chi si vota, tanto alla fine, a rimetterci siamo sempre e solo noi!''
Quest’ affermazione, figlia del qualunquismo più sfegatato (D.O.C.), indice di abulia ed allarmante passività alla vita politico-sociale, rischia di divenire il topos degli indecisi, di coloro che in pratica, decideranno l’esito delle prossime elezioni.

In un certo senso l’affermazione, seppur alquanto semplicistica, è comprensibile. Sono sicuro però, che non è condivisa da tutti colori che hanno veramente a cuore il bene del nostro paese. Perché c’è ancora quel piccolo, e non per questo insignificante, particolare che traccia un solco insormontabile tra il Professore ed il Biscazziere. Quale?
Ebbene, ora che anche Berlusconi ha concluso la sua prima avventura completa in Parlamento, possiamo trasportarlo (mi sa che dovremo trascinarlo) sul bilanciere ove nel 2001 vi avevamo lasciato Prodi. Diciamo subito che in Italia non si soffre certo di nostalgia Prodiana (questo è proprio il fulcro della campagna elettorale dei partiti di Destra). Ma sebbene l’ultimo governo di Centro-Sinistra non possa essere annoverato tra i più felici, di sicuro questo appena concluso, è considerabile di gran lunga il più discutibile, quanto, per certi (molti) aspetti, assurdo e patetico. Perché all’inesperto e forse inopportuno Prodi, ha contrapposto il pataccaro Berlusconi; detto tecnicamente: all’inefficacia ha alternato la menzogna.
E non venite a dirmi che sono di parte(clicca qui), o che è roba da poco, perché si tratta dell' unica, vera, tangibile, differenza tra la Democrazia costituzionale di Romano, inefficiente ma pur sempre Democrazia, e l’Oligarchia de-costituzionalizzata di Silvio.
Questo è il difficile elemento che, se gli italiani si ricorderanno di vivere nel luogo ove fu redatto il Corpus Iuris Civilis, e dove ha preso vita il Rinascimento, farà pendere l’ago dalla parte giusta, la sola.