mercoledì | by Stefano Reves S. | , ,


Sul Nyt di oggi, compare un articolo che pone numerosi interrogativi sul celebre Crocifisso in legno, recentemente attribuito a Michelangelo.
Bello, ma sarà autentico?

E' la domanda sollevata da alcuni esperti d'arte, dopo che lo stato italiano ha speso 3.3 milioni di euro per acquistare un piccolo crocifisso in legno, attribuito al Genio del Rinascimento.
Opere di Michelangelo non se ne vedono spesso. E' però successo che semplici disegni fossero battuti all'asta per 20 milioni di Dollari. Insomma, comparando le due spese, un vero affare. Ma proprio da qui incominciano le perplessità. Se, come in molti dicono, si trattasse di un falso, lo stato avrebbe dilapidato le già esigue risorse per un'opera secondaria. Proprio ora che il ministro per i beni culturali aveva ridotto gli investimenti in favore dell'arte (un miliardo di euro in tre anni).
Secondo Tommaso Montanari, professore di Storia all'Università di Napoli, c'è una vera e propria strategia politica dietro quest'opera. "Della scultura si intende fare un uso prettamente propagandistico". Un'operazione di marketing con in mente un solo fine: mostrare al mondo che il Ministro della Cultura c'è e lavora. Peccato che nel frattempo il patrimonio culturale del paese necessiti di urgenti lavori. Che dire poi di tutti quegli impiegati ministeriali sottopagati. Bisognava investire quei soldi nel restauro, o per aiutare i musei in difficoltà. Quello che è certo è che non si doveva investire in un opera dalle dubbie generalità. "Nel quindicesimo secolo c'erano dozzine di argiani dotati delle capacità per realizzare quel Crocifisso". Questo è il parere di Francesco Caglioti, secondo cui, l'opera avrebbe un valore non superiore ai 100.000 Euro. "Talvolta i miei colleghi se ne dimenticano, ma al ritrovamento di una qualsiasi opera di valore, consegue la necessaria attribuzione ad una grande firma". "E' come se migliaia di lavori rinascimentali, fossero figli del lavoro di una decina di uomini dotati di mille mani".
Non esistono documenti cartacei che dimostrano la paternità dell'opera, Condivi e Vasari, biografi contemporanei di Michelangelo, non menzionano mai piccoli lavori in legno. Secondo Angelo Paolucci, direttore dei Musei Vaticani (emozionantissimi!,ndsr) la Crocifissione sarebbe stata scolpita nel 1495 da un Michelangelo allora ventenne, assieme alla Pietà ed al Crocifisso di Santo Spirito. "Non ho mai visto una Crocifissione di tale qualità". E' il pensiero di Giancarlo Gentilini, esperto del Rinascimento."Questo è il tipico "lavoretto" che avrebbe fatto un giovane artista pur di mantenersi, non possiamo limitarci ad associare Michelangelo con dei capolavori ".
Nel catalogo introduttivo alla mostra tenutasi in Parlamento, Sandro Bondi scrive "in momenti di crisi, come quelli che stiamo vivendo, è indispensabile assegnare quei pochi fondi disponibili ad iniziative di alto valore, preservandole per le generazioni future".
Ma, riprende Montanari, il governo farebbe bene a servire le generazioni future preservando l'immenso patrimonio artistico nazionale, piuttosto che investendo in singole opere. Il Crocifisso è stato esposto in modo tale da favorire l'associazione tra il governo ed un importante simbolo religioso. Se ci fosse stato un soggetto differente, come ad esempio un satiro, dotato di eguale potenziale artistico, dubito che lo stato avrebbe investito tutti quei soldi". "Non hanno comprato un lavoro di Michelangelo, hanno comprato un Crocifisso".