sabato | by Stefano Reves S.



8 per mille: la scelta che diviene obbligo

Era dal 1984 che non si parlava di Concordato, da quando l’ allora governo Socialista tentò di portare a casa un timido compromesso con la dispotica gerarchia ecclesiastica. Il tentativo riuscì in parte: da un lato il cattolicesimo non si dichiarava più ‘’religione di stato’’, dall’altro lo Stato si prestava a raccogliere fondi per il sostentamento della Chiesa attraverso l’8 per mille.
Ben 21 anni dopo, grazie agli eccessi delle recenti Conferenze Vescovili che trasforma le sue ragioni in una perenne campagna elettorale, il tema ritorna ancora più scottante. Seguendo il semplice ragionamento di un ipotetico uomo super-partes, un conto è invitare i fedeli ad uniformarsi ai precetti di una confessione, un conto ben diverso è pretendere che lo stato uniformi a quei precetti le sue leggi. Puntualmente però accorrono a dar man forte quei politici (vedi Casini, Mastella se vogliamo anche Prodi) che vedendo i propri schieramenti quotidianamente depauperati, si attaccano a quest’ ultima ghiottissima scialuppa di salvataggio, conclusione: arrivano a punti di tensione in grado di preoccupare persino i veri uomini di chiesa. Quella, per intenderci, che rifiuta gli anatemi ed i dogmi del cristianesimo bigotto, quella schierata dalla parte del piccolo prete dalla cultura liberale, contro il politico ‘’imparrocchiato’’ che aspira ad una politica da prete, quella che non si lascia andare ad esternazioni contraddittorie del tipo: ''La chiesa non rivendica privilegi'' seguita da ‘’ma a nessuno interessa una revisione del concordato’’. (Non vi sembra quantomeno ambigua quest’affermazione, se non sbaglio di Don Camillo* Ruini, Qualcuno saprebbe darmene un’interpretazione? Lo so che è un discorso elementare, ma io non riesco proprio a comprenderlo!)
Interrompendo quest’ anafora di giusti paragoni, che a parer mio potrebbe durare più a lungo, torno a rammentare la favoletta dell’8 per mille: ufficialmente il prelievo, che avviene assieme alla dichiarazione dei redditi, dovrebbe avvenire in seguito ad una libera scelta del contribuente, ma l',ahimè, onnipresente cattiva informazione, come al solito abilmente sfruttata e che riguada circa il 50% dei contribuenti!, spinge gli interessati a non compiere alcuna scelta con la speranza di risparmiare qualcosina. Naturalmente è un errore, perché la cifra viene prelevata ugualmente e distribuita in proporzione alle scelte fatte esplicitamente: in pratica se la Chiesa Cattolica ottiene il 70 per cento delle preferenze esplicite, esattamente 70 euro su cento tratti dai ‘’non aderenti’’, finiscono direttamente nelle tasche Vaticane.
Abolire il concordato sarebbe una delle scelte piu' impopolari, cui non aderirebbero neanche radicali disinibiti ma, in uno stato normale i cittadini non interessati a sostenere le chiese non dovrebbero essere obbligati a farlo forzatamente. Se l’obbligo dovesse esserci bisognerebbe aggiungere alle chiese (tra l’altro ci sono solo le più ‘’autorevoli’’) altre finalità altamente meritevoli: avete mai sentito parlare di lotta al cancro, della fame del mondo? Secondo uno dei miei più grandi maestri Corrado Augias, che con grande rammarico troviamo in Tv soltanto in fasce orarie secondarie (con la bravura e la cultura di Mentana e Vespa non si può proprio competere), sarebbe una bella prova di carità cristiana, sarebbe.
*Le Monde(23-11-2005)
Foto 8xmille.it
P.S.
Giusto per fornire un dato, per chi conosce la vera mentalità dei piani alti in Vaticano dovrebbe essere scontato: soltanto il 20% dei ricavati dall' 8 per Mille alla Chiesa cattolica finisce in beneficenza, il restante 80% serve per il sostentamente dei preti e per la gestione e l'innovazione delle infrastrutture.


7 Responses to “ ”

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  1. Anonimo says:

    Così è. Se almeno non interferissero così tanto con la vita pubblica....
    O meglio, la colpa non è dei vescovi che parlano. E' dei partiti che ascoltano come oro colato.

  2. Mr. Diego says:

    Purtroppo siamo di fronte a un ricatto continuo... e non appena più di una voce autorevole (tra cui Ciampi) si leva a ribadire la laicità dello Stato, ecco una levata di scudi della Chiesa (leggi: aneliti di revisione della legge sull'aborto). Purtroppo, a giudicare dai risultati del referendum sulla PMA l'opinione degli elettori è tutt'altro che confortante...

  3. Anonimo says:

    Complimenti all'articolo. Parole sante, è proprio il caso di dirlo.

  4. Anonimo says:

    Non dobbiamo disperare.Con gli ultimi revisionismi e le recenti conversioni,ci salviamo.Faustinio Bertinotti,Principe dei Salotti, è divenato non violento, Radicale, Liberale,Filoconcordatario.E' in attesa di incontrare il Signore.Sta beneficiando dei libri di Bruno Vespa.

  5. Anonimo says:

    l'8 per mille; e dell'ICI? non ne parliamo? La chiesa ha patrimoni immobiliari inestimabili e allora? Allora chi si spacca in quattro per comprarsi casa deve morire, questi possono permettersi di tutto.
    Quando poi parlano dei valori della famiglia e criticano i PACS, ma se guardassero i politici che li sostengono, i famosi "cattolici", divorziati, conviventi ecc. ecc.e mi dimostrino che nel loro ambito non vi siano pedofili, gay e compagnia cantanti.

  6. Anonimo says:

    Caro Espertone, i "privilegi" della Chiesa Cattolica sono finiti proprio con la revisione del Concordato del 1984.
    Da quel momento il cattolicesimo non fu più religione dello Stato e fu abolita la "congrua", dando la possibilità ai cittadini di scegliere a chi destinare l'8 per mille delle tasse che comunque dovrebbero pagare.
    Se poi non riesci a capire la differenza tra la Conferenza episcopale italiana (CEI) e il Vaticano, beh... Espertone sarai di sicuro in qualche altro campo.
    Ciao! ;-)

  7. I privilegi concreti della chiesa cattolica non finiranno fino alla fine del concordato. I cittadini possono solo scegliere a quale chiesa versare i contributi, non possono invece scegliere se versarli o meno, ti sembra libertà questa? La differenza pragmatica tra Vaticano e Conferenza Episcopale è illusoria!