sabato | by Stefano Reves S.


Caso curioso l’Italia: siamo così abituati alle lotte “onorevoli”, persino quando sfociano in improperi adolescenziali od in risse grottesche, che sentirci dire “basta odio verso il Premier” adesso solamente “pace ed amore” potrà far imbarazzare più di qualcuno. Meno male: per fortuna, e senza merito, non ci chiamiamo “Corea del Nord”, ma troviamo nello scontro, anche quando virulento, la consacrazione dei nostri valori costituzionali: secondo cui maltrattare le iniziative parlamentari di chi governa non equivale necessariamente a covare invidia e rancore, delegittimarne la moralità politica, non presuppone il rischio di un imminente colpo di stato. Mai prima d’oggi erano state messe a dura prova le fatiche dei nostri “padri fondatori”. Allora il diritto che oggi ci permette di dibattere, quando necessario di darci scossoni, non era dato tanto per scontato. Probabilmente nessuno avrebbe permesso che il suo nome fosse profanato così palesemente, per il motivo semplicissimo che si era appena usciti da una fase imparagonabilmente più critica rispetto alle frivole diatribe odierne. Più zuffe tra avventori un po’ sbronzi che discussioni tra le nostre menti più eminenti. Anche per questo forse percepiamo che qualcosa nel nostro paese inizia a sbriciolarsi. Ma non è la nostra costituzione, ne la nostra libera possibilità di espressione. Forse è solamente la nostra lucidità.