"The Economist": nuova invettiva
contro il nostro Premier
Silvio, time to say addio
E’ stata una brutta settimana, persino per gli standard di Berlusconi. La sua azienda punita con un’enorme multa. Sua moglie all'inseguimento di un divorzio salatissimo. A breve ricomincerà il processo in cui è imputato per aver corrotto l’avvocato David Mills, mentre aleggiano nuove dichiarazioni sui suoi legami con la mafia. Infine questo finesettimana si terrà la manifestazione “No B. Day”. Berlusconi ha trasformato la sopravvivenza politica in un'arte, ma questa volta sarà dura anche per lui.
Il punto di vista dell’Economist su Berlusconi è stato sempre coerente. Nel 1993 abbiamo criticato il suo debutto politico. Nel 2001 lo abbiamo considerato “inadatto”. Nel 2006 abbiamo suggerito agli elettori italiani di dire “Basta!” al suo governo. E nel 2008 abbiamo supportato il candidato del centrosinistra. Fin’ora siamo stati molto cauti nel valutare l’impudico scandalo sessuale che lo ha recentemente coinvolto. Preferiamo giudicarlo su questioni molto più sostanziose: il conflitto d’interessi tra le sue attività ed il suo ruolo politico e le sue prestazioni da Presidente del Consiglio.
Gli eventi di questa settimana hanno lanciato un’oscura luce sul primo. La ripresa di diverse cause riguardanti lui ed i suoi soci, più una serie di altre questioni finanziarie e legali stanno distraendo il governo dalle sue responsabilità. Ed il danno è visibile. Nonostante la recente crisi, la recessione, l’attenzion sulle difficoltà economiche del paese si è estinta. E nonostante l’ammirevole crescita delle piccole aziende del nord, l’Italia continua malamente a perseverare nel suo immobilismo. Nel terzo quarto del 2009 il suo PIL è sceso al di sotto della media europea e si calcola che perderà 5 punti entro la fine del 2009. E Berlusconi è stato scandalosamente dilatorio nel dare risposte. A lungo ha negato che il paese sarebbe scivolato in una nuova recessione. Ha usato la difficile situazione finanziaria per giustificare gli scarsi aiuti fiscali, ben inferiori a quelli promossi dagli altri paesi europei. A differenza di altri politici, ben più seri, non è stato in grado di incoraggiare le riforme necessarie per favorire la ripresa di competitività del paese.
Il terzo governo Berlusconi ha inoltre perseguito un’eccentrica politica estera: accogliendo Putin, Gheddafi (questa settimana è toccata ad un nuovo dittatore, il leader bielorusso Alyaksandr Lukashenka. Sotto il governo Berlusconi l’Italia continua a perdere peso in Europa e nel Mondo.
In parte, grazie alle sue macchinazioni, il paese è sprovvisto di degni successori. “E’ meglio rimanere immobili con lui, che navigare nel caos con un nuovo leader” pensano in molti. Ma chi tra i vari ipotetici successori (Fini, Casini, Bersani) prenderà il suo posto dovrà portare a termine le trasformazioni che Berlusconi ha fermato il giorno della sua ascesa al potere. Se il Cavaliere uscisse di scena, oggi l’Italia sarebbe un paese migliore.
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