giovedì | by Stefano Reves S. | , , , ,


Berlusconi in Europa

Tredici milioni di italiani hanno deciso di rimandare Silvio Berlusconi a rappresentare il nostro Paese in Europa. Al di là delle facili battute sulle corna e le barzellette scollacciate ai vertici internazionali, è evidente che il ritorno della destra, e di questa destra supportata da una Lega forte, alla guida dell’Italia modifica profondamente gli equilibri europei. Il ribaltone avviene in un momento critico in cui l’Europa, superato il capo del Trattato di Lisbona, si prepara a rinnovare i propri vertici e a rifondare le proprie strategie.

Vediamo che cosa cambia.

1 - Innanzitutto, dopo le dimissioni del liberale belga Verhofstadt, la sconfitta del centrosinistra italiano toglie dalla scena l’ ultima forza politica europea che potesse dirsi davvero federalista.

2 - L’arrivo di Berlusconi spiana la strada alla conferma del suo amico Barroso alla testa della Commissione europea. Essa inoltre rafforza le ambizioni di un altro del Cavaliere, Tony Blair, alla presidenza dell’Ue: nuova carica prevista dal Trattato di Lisbona.

3 - Il ritorno di Giulio Tremonti alla guida dell’economia, e l’affinità tra Berlusconi e Sarkozy, avranno senza dubbio come effetto di frenare le spinte liberiste e di accentuare quelle protezioniste per far fronte alla crisi economica.

4 - Più in generale, con la vittoria della destra, l’Italia si allinea a Francia, Germania e alla maggioranza degli altri Paesi europei dove sono al governo forze legate al PPE. Zapatero appare più che mai isolato anche perché Gordon Brown, ammesso che si possa considerare di sinistra, è ormai un’anatra zoppa.

5 - Infine una considerazione più “domestica”. Con la vittoria di Berlusconi, l’Italia si ritrova nella solita situazione di penuria di quadri politici di alto livello da proporre in Europa, proprio in un momento in cui si stanno per ridistribuire le poltrone del potere. Franco Frattini, che sarebbe stato uno dei pochi volti della destra spendibili in Europa, sarà ministro degli Esteri. Chi, nel PDL, potrebbe candidarsi al posto di ministro degli esteri dell’Unione, o di presidente del Parlamento europeo: due cariche a cui l’Italia potrebbe legittimamente ambire? E potrebbe il “nuovo” Berlusconi, almeno in questa occasione, scoprirsi un’anima bipartisan alla Sarkozy e appoggiare qualche esponente dello schieramento sconfitto? La risposta non tarderà ad arrivare.

Andrea Bonanni


One Response to “ ”

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  1. Anonimo says:

    la questione è molto semplice.
    D'alema farà il commissario europeo, e latorre,suo braccio destro, farà il ministro...
    D'altronde berlusconi,ha annunciato gia da tempo,di voler affidare cariche di rilievo anche all'opposizione per rendere il quadro politico di riferimento piu docile...