L'Arte dello Scrivere
Bisogna ricordare anche questo. Se un uomo scrive con sufficiente chiarezza, chiunque può vedere se imbroglia. Se la sua mistificazione ha lo scopo di evitare una frase precisa, il che è molto diverso dall’ infrangere le cosiddette regole sintattiche o grammaticali per raggiungere un effetto che non si può ottenere diversamente, ci vuol più tempo a capire che lo scrittore è un imbroglione, e gli altri scrittori afflitti dalla sua stessa necessità lo lodano per difendere se stessi. Il vero misticismo non dovrebbe venir confuso con l’incompetenza a scrivere, che cerca di mistificare dove non c’è alcun mistero ma soltanto la necessità d’ imbrogliare per mascherare la mancanza di sapere o l’incapacità a esprimersi chiaramente. Il misticismo implica un mistero e i misteri sono molti; ma l’incompetenza non è un mistero, e nemmeno, è mistero il giornalismo enfatico reso letteratura dall’ iniezione di una falsa qualità epica. Ricordate anche questo: tutti i cattivi scrittori sono innamorati dell’ epica.
Quando scrive un romanzo, uno scrittore dovrebbe creare gente viva; gente, non personaggi. Un personaggio è una caricatura. […] Se la gente che lo scrittore sta creando parla di vecchi maestri; di musica; di pittura moderna; di letteratura; di scienza; allora dovrebbero parlare di questi argomenti nel romanzo. Se non parlano di questi argomenti e lo scrittore li fa parlare, è un mistificatore, e se ne parla lui stesso per mostrare come la sa lunga, si da delle arie. Per buona che sia una frase o una similitudine, se la mette dove non è assolutamente necessaria e insostituibile rovina il suo lavoro per egotismo La prosa è architettura, non decorazione d’interni, ed il Barocco è finito. Che uno scrittore metta le proprie meditazioni intellettuali che potrebbe vendere a basso prezzo come saggi, in bocca a personaggi costruiti artificialmente che sono rimunerativi se presentati in un romanzo come persone, questo è forse un buon principio economico, ma non costituisce letteratura. […] Un buono scrittore dovrebbe conoscere tutto il più possibile. Ma naturalmente non avviene così. Uno scrittore abbastanza grande sembra fornito di conoscenza congenita. Ma non è vero, egli è nato soltanto con l’abilità di imparare più rapidamente degli altri uomini e senza applicazione cosciente, e con l’intelligenza di accettare o respingere ciò che è già presentato come conoscenza. Ci sono cose che non si possono imparare in fretta e il tempo, che è tutto quanto noi possediamo, dev’essere pagato caro per raggiungerle.[…] Ogni romanzo scritto sul serio contribuisce alla cultura totale che è lì a disposizione del prossimo scrittore.[…] Se un prosatore sa bene di che cosa sta scrivendo, può omettere le cose che sa, e il lettore, se lo scrittore scrive abbastanza verità, può avere la sensazione di esse con la stessa forza che se lo scrittore le avesse descritte. […] Uno scrittore che omette le cose perché non le conosce, non fa che lasciare dei vuoti nel suo scritto. Uno scrittore che prende così poco sul serio lo scrivere da essere ansioso di far vedere alla gente come è accademico, colto o ben educato, è un semplice pappagallo. E anche questo va ricordato: uno scrittore serio non va confuso con uno scrittore solenne. Uno scrittore serio può essere un falco o un bozzagro o magari un pappagallo, ma uno scrittore solenne è sempre un gufo della malora.
Ernest Hemingway, Death in the Afternoon (cap. V, XVI)
domenica | by Stefano Reves S. | arte, giornalismo, hemingway, scrivere