giovedì | by Stefano Reves S. | alitalia, Vincino
sabato | by Stefano Reves S. | Barack obama, email, gaffes, McCain, pc
Gaffe2
Conosciuta anche come la più imbarazzante figuraccia fatta da politico che mente umana ricordi. E che telecamera abbia mai documentato.
Lo spot denuncia l'"incapacità" di McCain ad usare il computer: "Come può diventare presidente uno che non sa nemmeno mandare un'email?". Tutto corretto, per carità! Solo un piccolo appunto .. il candidato per l'elefantino non potrà mai usare outlook. E' vero. Ed è anche triste. :(. Ma lo staff del mastella illinoissiano si sarà mica chiesto il perché? Sarà per via di un'idiosincrasia verso le moderne tecnologie? Od a causa di croniche incapacità d'apprendimento?
Non propriamente... diciamo che... insomma... in 5 anni di prigionia... di torture... di atrocità... i vietcong gli hanno deturpato le mani. :D.
E che sarà mai! "I'm Barack Obama, and I approve this message!". ^_^
martedì | by Stefano Reves S. | gaffes, Joe Biden, stand up
Gaffe1
- Joe Biden - candidato alla vicepresidenza degli Usa per il PD
Durante un comizio invita uno tra i presenti ad alzarsi in piedi. Peccato che l'uomo in questione sia costretto su di una serdia a rotelle. Ci hai provato, piccolo Messia!
| by Stefano Reves S. | michael nyman
Bari, ore 12.50, negozio Feltrinelli. Noncurante della canicola una modesta calca di persone, a dirla tutta più curiosi che appassionati, assiste al dibattito tra musicisti. Competenti come pochi, lo si percepisce da un miglio. Alla mia sinistra uno sfaccendato gianrico carofiglio si chiede chi sarà quell’ omone tarchiato che calamita l’attenzione di tutti con dei vistosi occhiali a bordatura di leopardo. Alla mia destra una giovane coppia in abiti di sicura griffe ripete a se stessa la medesima domanda. “Ma chi è?” “Bhò… è roba di sinistra!’’.”Ah, quindi non fa per noi”. Abbandonano la sala. Chi fosse costui non importava.
Michael Nyman. Stasera al Piccinni. Solo per intenditori.
| by Stefano Reves S. | cnn, hillary Clinton
Hillary... ooops
"I’m going to do everything I can to make sure that anyone who supported me — the 17 million people who have voted for me — understand what a grave error it would be not to vote for Sen. McCain . . . uh, Sen. Obama, and against Sen. McCain".
Farò tutto il possibile affinché quei 17 milioni di persone che mi hanno supportato, capiscano che grave errore sarebbe non votare per il Sen. McCain, uh, il Sen. Obama e contro il Sen. McCain".
Link
venerdì | by Stefano Reves S. | Barack obama
United faith Obamerica
Dedicati a coloro che si lamentano dell'ingerenza ecclesiastica nell'attualità politica italiana.
I volantini radicalteocondem del Barackkamore nostro.
| by Stefano Reves S. | Vincino
giovedì | by domenico | economia, james tobin, joseph stiglitz, m. allais
Il titolo non rende quello che è il pensiero dell’espertone e forse, non avete tutti i torti. Accade sovente, leggendo statistiche sociali, studi economici, partecipando ai forum accademici, ci si imbatte sempre più spesso in questo tipo di “impostazione sintattica” dei temi:
L’enunciazione del problema in analisi, paradossalmente la sua (molto probabile) soluzione atavicamente affermata da qualche studioso(sempre premio nobel), e di conseguenza la sua inesorabile non-applicazione.
Alcuni esempi, solo alcuni.
Joseph Stiglitz (Nobel 2001) nei suoi studi rammenta, quanto sia importante, legare i salari alla produttività, oppure addirittura destinare parte dell’azionariato ai dipendenti. Questa teoria renderebbe modernissimo il mercato del lavoro, col favore dei salariati, e, per via degli ottimi risultati conseguiti, anche di management e azionisti. Pochissimi(nessuno) sono gli esempi di questa applicazione.
Per quanto riguarda invece il concetto di sovranità monetaria basta citare M. Allais (Nobel ’88):
"Essenzialmente, l'attuale creazione di denaro ex nihilo operata dal sistema bancario e' identica alla creazione di moneta da parte di falsari. In concreto, i risultati sono gli stessi. La sola differenza e' che sono diversi coloro che ne traggono profitto".
Egli critica fortemente l’attribuzione alle banche centrali del controllo della politica monetaria e l’emissione della moneta.
Ed ancora, James Tobin(Nobel 81), noto per l’omonima tassa, ossia la tobin tax.
Con quest’ultima andrebbero tassate, in maniera molto limitata (1%) le speculazioni nel breve termine effettuate sui mercati valutari internazionali, disincentivandole a favore sia della stabilità dei cambi, e sia della comunità internazionale che gioverebbe dei nuovi introiti, notevoli, magari da destinare alle regioni non sviluppate.
Potrei continuare, ma adesso la domanda è, perché i risultati geniali di questi studiosi vengono puntualmente disattesi?Si tratta di sadismo dei governanti, o masochismo dei governati?
martedì | by Stefano Reves S. | che guevara horror, jay nordlinger
CHE GUEVARA, L'EROE ROMANTICO DELLA MOTOCICLETTA, CITANDO STUDI RECENTISSIMI, ERA UN SADICO MACELLAIO, UN TORTURATORE CUI PIACEVA SOMMINISTRARE IL COLPO DI GRAZIA ALLA NUCA, UN PROFESSIONISTA DELL'OMICIDIO E UN CREATORE DI LAGER IN CUI FACEVA RINCHIUDERE ANCHE GLI OMOSESSUALI. LIBERIAMO IL MONDO DAL MITO DI QUEL CHE IN CUI ABBIAMO CREDUTO NEL MOMENTO IN CUI BEVIAMO TUTTO CIO' DI CUI CI RIFORNIVA IL COMUNISMO MEDIATICO E FACCIAMOLO PER COLORO CHE OGGI HANNO VENT'ANNI E SONO GIA' STATI LOBOTOMIZZATI. IL VERO GUEVARA, UN MOSTRO COME BERIA, HIMMLER, COME POL POT.
«Che Guevara era uno che voleva farsi vedere».
«La differenza fra Che Guevara e Pol Pot è che il primo non ha studiato a Parigi».
Antony Daniels
CHE GUEVARA HORROR PICTURE SHOW
di Jay NORDLINGER (*)
A volte ho la sensazione che Che Guevara sia ritratto su più oggetti di Topolino. Parlo di magliette e simili (ma soprattutto magliette). Un artista ha avuto l’ispirazione di combinarli: ha messo le orecchie di Topolino su Guevara. Non deve piacere molto ai fans di quest’ultimo. Il mondo è inondato da accessori del Che ed è un’offesa continua alla verità, alla ragione e alla giustizia (un bel trio). I cubani-americani rimangono sconcertati da questo fenomeno, come altre persone dotate di un po’ di decenza e di consapevolezza. Una reazione contro la glorificazione del Che esiste, ma è minima se paragonata al fenomeno stesso. Un cambiamento di tendenza contro Che Guevara richiederebbe una rieducazione massiccia, cosa che il vecchio comunista apprezzerebbe molto.
I suoi gadgets si trovano nei posti più insospettabili. Ma forse la cosa non è poi così sorprendente. La New York Public Library ha un negozio di articoli da regalo dove, fino all’altro giorno, vendevano un orologio con la faccia del Che e la parola “Revolution”. [...] Veramente intelligente. Che una delle più prestigiose biblioteche del mondo debba vendere un articolo che decanta un brutale criminale non era niente di nuovo, ma alcuni cubani-americani, e pochi altri, hanno reagito. Avendo saputo dell’orologio, molti hanno scritto alla biblioteca, implorando i suoi funzionari di rientrare in sé. Un cubano-americano, cercando di fare leva sulle vecchie sensibilità americane, scriveva: «Vendereste orologi con le immagini del Gran Dragon del KKK?”». Ricordò anche che la Cuba comunista, che Guevara contribuì enormemente a fondare e modellare, è particolarmente dura con i bibliotecari. Il movimento delle biblioteche indipendenti è stato brutalmente represso e alcuni dei più autorevoli prigionieri politici provengono da quel movimento.
[...]In ogni caso, proprio prima di Natale la New York Public Library ha ritirato l’orologio, senza rilasciare nessuna dichiarazione.
[...] Chi era costui? Era un rivoluzionario argentino che prestò servizio come tagliagole principale di Castro. Era particolarmente infame perché dirigeva le esecuzioni sommarie a La Cabãna, la fortezza che fungeva da mattatoio. Gli piaceva amministrare il colpo di grazia, il proiettile nella nuca. E amava far sfilare la gente sotto El Paredón, il muro rosso di sangue contro il quale furono uccisi tanti innocenti. Inoltre, istituì il sistema di campi di lavoro dove innumerevoli cittadini - dissidenti, democratici, artisti, omosessuali - soffrivano e morivano. Stiamo parlando del gulag cubano. Uno scrittore cubano-americano, Humberto Fontova, descrisse Guevara come «una combinazione fra Beria e Himmler». Antony Daniels, in vena di spiritosaggini, disse: «La differenza fra [Guevara] e Pol Pot era che [il primo] non aveva studiato a Parigi».
E tuttavia, uno degli uomini più illiberali viene esaltato dai “liberal”. Come Paul Berman recentemente ha riassunto su Slate: «Il Che era un nemico della libertà ed è stato eretto a simbolo della libertà. Ha contribuito ad istituire un sistema sociale ingiusto a Cuba ed è stato eretto a simbolo della giustizia sociale. Si è schierato per le antiche rigidità del pensiero latino-americano in versione marxista-leninista ed è stato esaltato come un libero pensatore e un ribelle».
Quelli che conoscono, o ai quali importa, la verità su Guevara, hanno spesso la tentazione di abbandonarsi alla disperazione. Il sito web del nostro National Institutes of Health lo descrive in questo modo: un «fisico (erroraccio dell’interprete, physical sta per medico, ndSR) e combattente per la libertà argentino». Guevara era un fisico più o meno come Ceausescu era un chimico. Per quanto riguarda il combattente per la libertà… ancora una volta la tentazione di abbandonarsi alla disperazione è forte.
E tuttavia, i cubani-americani e i loro amici non cedono del tutto, come abbiamo visto per la New York Public Library. Ecco un altro caso: non molto tempo fa la Burlington Coat Factory, un gigantesco rivenditore di abbigliamento, ha lanciato uno spot televisivo con un teenager che indossava una maglietta di Guevara. Il titolo dello spot era - sentite questa! - “Valori”. Gli anti-comunisti hanno organizzato boicottaggi, picchettaggi, hanno scritto lettere e l’azienda ha ritirato la maglietta, ma non prima di aver definito gli attivisti “provocatori”, “fanatici” e “estremisti”. (L’azienda deve modernizzarsi: il termine castrista preferito per i democratici e i sostenitori dei diritti umani è gusanos, “vermi”).
Intanto, a Los Angeles, un negozio chiamato La La Ling, vende una maglietta con Guevara per bebè; anzi, in realtà è una tutina. La pubblicità dice testualmente: «Consigliato dalla guida allo shopping delle vacanze del Time Magazine, “Viva la revolution [sic]!” Ora anche i più piccoli ribelli possono esprimersi con questa fantastica tutina. Questa classica icona di Che Guevara è disponibile anche su magliette a maniche lunghe in taglie da bambino… Lunga vita al ribelle dentro di noi… non c’è un’icona più cool di quella del Che!».
Chi potrebbe obiettare? Nonostante le proteste, il negozio ha tenuto duro. Il suo proprietario ha detto al Sun-Sentinel della Florida: «[La tutina] è uno dei nostri articoli più venduti. In questo momento l’immagine del Che è semplicemente trendy… Non credo che la maglietta venga comprata per la politica attuata da Guevara. Ho un negozio per bambini e ai miei occhi si tratta solo di una maglietta».
Gradi di colpa
Proprio qui sono racchiuse alcune delle questioni chiave. Sembra ovvio che alcune persone sappiano cosa stanno esaltando e altre no. Essendo cresciuto ad Ann Arbor nel Michigan, ho visto molto spesso la faccia del Che e, nella stragrande maggioranza dei casi, quelle persone sapevano cosa stavano facendo: apprezzavano le posizioni di Guevara. Altre sono totalmente inconsapevoli. Altre ancora sono forse semi-inconsapevoli e vogliono esprimere semplicemente sdegno o provocazione o palesare il proprio anticonformismo. (In realtà ad Ann Arbor indossare il Che significava conformarsi). L’attrice Margaret Cho si è fatta ritrarre in posa alla Guevara per il suo “Cho Revolution” tour. Il pugile Mike Tyson si è fatto tatuare Guevara sul torso, quando si è sentito vittima di torti. E l’estate scorsa, si poteva trovare il Che alla fiera dello Stato del Minnesota: era ritratto con i semi. (Come, non avete mai sentito parlare di arte dei semi?)
Una delle più nauseabonde recenti celebrazioni di Guevara ha avuto la forma di un film, The Motorcycle Diaries, il cui produttore esecutivo era Robert Redford (uno dei più devoti apologeti di Castro che esistono a Hollywood, non so se mi spiego). Al Sundance Festival il film è stato accolto da una standing ovation. Per commentare questa disgustosa agiografia e distorsione, mi limiterò a citare Tony Daniels: «È come se qualcuno facesse un film su Adolf Hitler descrivendolo come un vegetariano che amava gli animali e voleva combattere la disoccupazione. Sarebbe tutto vero, ma piuttosto poco pertinente». Sta per uscire un altro film su Guevara, diretto da Steven Soderbergh. Possiamo immaginarne il contenuto dal materiale pubblicitario: «Combattè per il popolo». Ma certo. Di recente un importante cubano-americano ha pranzato con un attore famoso e potente per discutere la possibilità di fare un film, che raccontasse la verità su Guevara. L’attore era completamente d’accordo, ma diceva che semplicemente non si poteva fare: Hollywood non lo avrebbe permesso.
Il Centre for a Free Cuba di Washington D. C. produce una maglietta molto più seria. Davanti c’è Guevara con la scritta Cuba libre nei capelli; dietro sono elencati i prigionieri politici cubani, comprese le loro condanne. In Francia lo straordinario gruppo Reporter senza Frontiere (già premi Nobel per la pace ndSR) ha preso un’immagine molto nota in quel paese: un poliziotto che brandisce un manganello e uno scudo. Ma, al posto della faccia del poliziotto, c’è quella di Guevara con sotto la scritta: «Benvenuti a Cuba, la più grande prigione per giornalisti del mondo». Una donna, Diane Díaz Lopez, si è opposta: è la figlia di “Korda”, il defunto fotografo cubano che scattò “l’immagine iconica” del Che. Pare che sia una marxista a oltranza. Ha portato in tribunale Reporter senza Frontiere e ha vinto. Così hanno dovuto abbandonare quella particolare tattica.
Fra rabbia e tristezza
Alcune persone conserveranno sempre un sentimento romantico per Guevara e per la rivoluzione cubana. Per loro Guevara era un vero uomo, non una pappamolla liberal, uno intransigente: con una volontà così pura da fare quello che era necessario. Un anti-comunista che conosco ha chiesto a una sua amica perché ammirava Guevara. Gli ha risposto: «Non si è mai venduto». Frank Calzón, direttore esecutivo del Center for a free Cuba, dice: «Sì, Guevara era “coraggioso” e “impegnato”. Anche molti rapinatori di banche lo sono». Prima della guerra in Iraq, ho chiesto a Bernard Kouchner, il grande filantropo e politico francese, come mai molti dei suoi compatrioti sembravano entusiasti di Saddam Hussein. Mi ha risposto che il loro entusiasmo per Saddam era simile al loro attaccamento al Che: un modo per esprimere anti-americanismo (in breve), a prescindere dai fatti su questi due uomini. Ma per i cubani-americani, i fatti non sono una cosa trascurabile. Immaginate di essere uno di loro e di vedere tutt’intorno a voi immagini che esaltano Guevara. Immaginate - peggio - di essere figlio di qualcuno che Guevara ha giustiziato personalmente. Negli Stati Uniti ci sono queste persone. O immaginate - ancora peggio - di essere un prigioniero politico cubano e di sapere che, in paesi liberi, un sacco di persone portano il Che sul petto.
Se si chiede ai cubani-americani cosa provano, parleranno subito di Hitler e dei nazisti: nessuno venderebbe o sfoggerebbe gadget che esaltano quelle bestie; che differenza c’è, proporzioni a parte? Otto Reich è un cubano-americano che ha molto riflettuto su questa cosa. È stato funzionario con gli ultimi tre presidenti repubblicani ed è fuggito da Cuba; suo padre era fuggito dall’Austria nazista. Reich dice: «La prima reazione [nel vedere un capo d’abbigliamento con il Che] è la repulsione. Il secondo è più simile alla pietà, perché quelle persone non hanno la più pallida idea di quello che fanno».
Ronald Radosh ha raccontato di un attivista democratico di Hong Kong. Nella sua ingenuità, quest’uomo - Leung Kwok-hung, soprannominato “Capellone” - va in giro con una maglietta di Guevara. Come sottolinea Radosh, Guevara sarebbe orripilato da quest’uso della sua immagine e «favorirebbe l’immediato arresto [di Capellone] come contro-rivoluzionario, se non una pronta fucilazione da parte del plotone di esecuzione». E da una mia conoscente che insegna alla scuola americana in Giappone, ho sentito raccontare: «Immaginatevi lo shock, quando la settimana scorsa ho visto un mio alunno di quattro anni venire a lezione con una felpa, che aveva quell’immagine del Che sovrapposta alla bandiera americana. È un bambino simpatico e chiaramente non sapeva di cosa si trattasse, ma semplicemente stare nella stessa stanza con quella maglietta mi metteva a disagio. Diavolo, solo sapere che quella maglietta esiste in una taglia che va a un bambino di quattro anni mi metteva a disagio». È chiaro che la mia conoscente non ha mai visto la tutina.
Un’ultima storia: qualche settimana fa l’Hartford Courant ha pubblicato la foto di una matricola del Trinity College che protestava contro l’esecuzione di un serial killer. Aveva un cartello che diceva: «Perché uccidiamo chi uccide per dimostrare che uccidere è sbagliato?». E indossava un cappello alla Che Guevara! Quando si dice mandare messaggi contraddittori. Alcuni si consolano con il fatto che Guevara, il comunista che voleva distruggere tutto quello che era capitalista, è diventato un bene di consumo. Ma si tratta di una magra consolazione, perché la glorificazione senza fine di questo criminale è, sì, un’offesa alla verità, alla ragione e alla giustizia. Pensate a chi potrebbe prendere il suo posto sulle magliette; per esempio Oscar Elías Biscet, uno dei detenuti di lungo corso di Castro. È un democratico, un fisico - uno vero - ed è afro-cubano (se a qualcuno interessa). Ha dichiarato che i suoi eroi sono Gandhi e Martin Luther King. Non solo merita di essere celebrato, ma un po’ di pubblicità potrebbe anche servirgli. Ma niente.
Senza dubbio, parte del culto di Guevara è dovuto alla bellezza fisica (anche se credo che Biscet sia abbastanza attraente, nonostante gli anni di sadiche violenze subite). Più di un anti-comunista si è lamentato del fatto che gli zigomi del Che hanno fatto battere milioni di cuori e crollare milioni di coscienze. Tony Daniels cita un intimorito giornalista britannico che incontrò Guevara all’ambasciata sovietica dell’Havana nel 1963: “Era incredibilmente bello”. Povero Stalin, così tarchiato e butterato. Avrebbe potuto diventare una star.
Guevara, però, ha un po’ di competizione da quando alcune celebrità americane sono state viste con magliette del Subcomandante Marcos. Chi è il Subcomandante Marcos? Grosso modo il Che messicano, anche se sembra poco probabile che riesca a superare Guevara, la cui perpetua esaltazione è uno dei fenomeni più dolorosi e irritanti dell’era moderna.
lunedì | by Stefano Reves S. | aldo moro, kgb, prodi, via gradoli
Guittosità, omissis a catinelle e tante verità ufficiali che insieme non ne reggono una buona. La fiction mediaset su Moro è questo e per questo è giusto sorvolare. Non intendo invece sorvolare sugli enigmi del sig Prodi. L’uomo della seduta spiritica, di via gradoli e secondo fonti autorevoli persino del Kgb in italia. Sciocchezze dicono tutti. Quanta diffamazione. Un volto tanto bonario ed impacciato non può nascondere realtà così crudeli. Questa la giustificazione dei cronisti “liberi e ribelli” (i grillo-ricca per intenderci). Gli stessi che di Berlusconi sono pronti ad endoscopizzare e cauterizzare ogni pernacchia. Come se una verità andasse ricercata allo stesso modo in cui si selezionano soubrette, mica radiografando minuziosamente gli scheletri nell’armadio di qualcuno che tra l’altro sulla carta d'identità, sotto la voce “professione” ha conservato fino a ieri mattina la voce “primo ministro”.
E no, se Berlusconi è l’uomo delle truffe dei mangano della corruzione, allora Prodi dovrebbe essere almeno l’uomo del dubbio. Che difende ancora la verità sulla seduta spiritica (tra l’altro pervasa da contraddizioni ed incongruenze) che fugge indisposto dinanzi alle commissioni parlamentari d’inchiesta (1998). Che però, malgrado tutto, come se nulla lo toccasse, continua sbandierare il vessillo del suo partito come unico depositario dell’eredità di Aldo Moro. E qui, permettetemi, io mi incazzo.
domenica | by Stefano Reves S. | berlusconi, radio2
Viva radio2
In ansia per le sorti del mio amato Parma, ascoltavo un programma di calcio su radio2 (radio1 non prende da tempo), una sorta di "tutto il calcio minuto per minuto" banalizzato da quelle stupide amenità che tanto fanno ridere igli italo-calciofili. Ad un certo punto l'inviato da Milano ferma un passante e...
"Per che squadra tifa?"
"guardi, del calcio non me ne frega niente"
"ed allora, se non le interessa nulla del calcio, quali sono le sue priorità?''.
"che Berlusconi muoia".
sabato | by Stefano Reves S. | microsoft, Steve Ballmer
Oh no, Steve Ballmer!
Quest'uomo si chiama Steve Ballmer, carismatico leader Microsoft, è una delle persone più potenti al mondo. Trentunesimo tra i ricconi planetari secondo Forbes, è celebre, più che per le capacità amministrative, per le ''bizzarrie'' improvvisate nel bel mezzo di convegni aziendali.
Non crederete ai vostri occhi:
| by Stefano Reves S. | hillary Clinton, Michael Ramirez, obama
venerdì | by Stefano Reves S. | camera deputati, cossiga, ddl, on. legnini, on. poretti, on. russo, on. stiffoni
PRIMI NUMERI SULLA (dalla) XVI LEGISLATURA.
DUE SETTIMANE D’ATTIVITA, PIU’ DI MILLE DISEGNI DI LEGGE DEPOSITATI ALLE CAMERE. COSSIGA CAPOFILA CON 50 PROPOSTE. UN ESERCITO DI STAKANOVISTI? SCORRENDO LE PROPOSTE "PRIMARIE" DIREMMO UNA MASSA DI PAZZOIDI SFACCENDATI. PERCHE’ NELL’EMICICLO DOVE SI DOVREBBE PARLARE (e ci auguriamo si parlerà) DI LIBERALIZZAZIONI, DOVE SI DISCUTERANNO LA RIFORMA COSTITUZIONALE E LE SORTI DEL PAESE TUTTO, OGGI INCONTRIAMO L’ON. STIFFONI (LN) CHE PROMUOVE L’ “ISTITUZIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEI BONIFICATORI”. IL SEMPREVERDE COSSIGA SOSTENITORE DELL’AMNISTIA PER TERRORISTI ED EVERSIVI. I SOLITI RADICALI (PORETTI) SULLA LIBERALIZZAZIONE DELLA CANNABIS, L’INEVITABILE PERLA LEGHISTA,CHE SUGGERISCE DI RENDERE LAMPEDUSA “ZONA FRANCA”. IMMANCABILE IL PIDDINO LEGNINI ACCOMPAGNATO DA UN DECRETO SULLE “MISURE PER IL RICONOSCIMENTO DELLA QUALIFICA DI PIZZAIOLO”. OD IL PIDIELLINO RUSSO CHE CONSIGLIA L’APERTURA DEL MUSEO REGIONALE PER LA PASTA. ED ANCORA, UNA LEGGE D’INIZIATIVA POPOLARE, PER L’ ETICHETTATURA DELL’ITALIA COME “ZONA LIBERA DA ARMI NUCLEARI”. CE N’E’ PER TUTTI I GUSTI E PER TUTTE LE REGIONI. NELLA MIA OSTUNI AD ESEMPIO SI SOSTIENE L’APERTURA DI UNA CASA DA GIOCO STAGIONALE.
QUESTI SONO I PRIMI NUMERI. SIA CHIARO, QUELLI “IMPORTANTI”.
giovedì | by domenico | biodisel, energie alternative, petrolio
Oil for food, or food for oil?
In un periodo in cui le cifre delle grandi variabili economiche sembrano impazzite, è opportuno fare delle accurate riflessioni, e soffermarsi su argomenti molto delicati.
Assistiamo ormai quotidianamente all'aumento sistematico della domanda di petrolio dai paesi emergenti, che inesorabilmente fa schizzare verso l'alto il prezzo del barile di petrolio, (aumentarne la produzione non se ne parla, se no come li fanno i mega villagi nel Dubai??) materia prima ormai sacra della quale tutte le moderne economie (purtoppo) sono assuefatte, piu che dipendenti.
E di pari passo, molti economisti, teorici, ambientalisti spingono per le risorse rinnovabili (giustissimo) alle quali si affianca il famigerato biodiesel, ovvero un carburante ottenuto da oli vegetali e grassi animali analogo al gasolio. La riflessione dell'espertone si concentra su questo punto. Bene.
Ad oggi, ormai, anche le cifre relative alle coltivazioni di mais, granturco, e affini, seguono il folle trend, non a caso, i prezzi sono saliti vertiginosamente (oltre il 40%), proprio perchè si dedicano intere piantagioni alla coltivazione di mais. Dunque tanti produttori stanno cancellando vecchie colture a favore dei nuovi prodotti da destinare a combustibili, con pesanti ripercussioni anche sui
prezzi finali dei prodotti alimentari(pasta,farina,riso), e la storia ci insegna che quando al popolo comincia a mancare il pane, si innescano pericolosi meccanismi "rivoluzionari".
Ma qual'è il reale impatto che il biodiesel apporto all'ambiente? Quanto conviene, in termini di bilancio energetico, bruciare biodiesel piuttosto che gasolio??
Sono, in molti a teroizzare che se questa produzione assume quantita' globali, perde ogni senso e convenienza economica oltreche' ambientale, basti pensare che, la riduzione di Co2 nell'aria derivante dall'utilizzo di biodiesel, prodotto da X ettari di terreno, è minore rispetto all'ossigeno, che avrebbe prodotto una "foresta" impiantata in quegli X ettari. Senza contare poi le ripercussioni sui prezzi dei raccolti a cui oggi assistiamo, ed ancora "l'indotto" di esigenze (sprechi) energetici e idrici derivanti dalla messa a coltura di queste immense piantagioni.
Occorre un'attenta riflessione degli organismi internazionali, su questi punti, proprio perchè ne va di mezzo il cibo, il Nostro combustibile. Se sin da adesso, se ne fa un uso cosi distorto facendone salire i prezzi, ora che i Paesi emergenti vorranno "mangiare meglio", cosa faremo??Mangeremo petrolio...?
mercoledì | by Stefano Reves S. | alitalia, ebay
vano tentativo anche su ebay
Alitalia, svenduta ed invenduta
Alla fine non ho resistito alla goliardata. "SVENDO ALITALIA" è il titolo della mia inserzione comparsa qualche giorno fa su ebay. Nulla di nuovo, sia chiaro, se non nella volontà di irritare chi ben conosciamo e di farci due risate. Peccato che l'annuncio stato rimosso dopo due ore a causa del contenuto - volutamente - polemico e fazioso.
Per la cronaca in pochi minuti, l'asta aveva raggiunto quota 1.50 €. E' stato bello finché è durato.
Di seguito riporto il testo integrale dell'offerta:
"Nonostante l’oneroso prestito di 300 milioni di euro garantitomi con disinteressata generosità da Voi contribuenti italiani, mi vedo costretto a pubblicare questo mesto annuncio.
Recentemente una fertile e competente società francese aveva ingiustamente tentato di acquisirmi facendo appello alle infamanti e tiranniche regole del libero mercato. Con prontezza il nostro establishment politico ha legittimamente fermato la trattativa, impedendo di fatto che ad un tracollo disastroso diventasse una mite ma sostanziosa riaffermazione.
Dunque, causa inarrestabile crisi finanziaria, per la quale voi onesti e prodighi cittadini sborsate quotidianamente un milione di euro, ma soprattutto per scongiurare nuove OPA (acronimo di offerta pervertita ed autocratica) di bolscevichi illiberali, mi vedo costretto a pubblicare questo annuncio su circuito di stato, così da tutelare l’unico principio su cui dovrebbe basarsi la vendita di un inestimabile patrimonio nazionale. L’italianità.
Non sono richieste esperienze, credenziali o fedine penali di alcun tipo. L’offerta comprende il “pacco” completo. No transalpini perditempo.
martedì | by Stefano Reves S. | gianfranco fini, omicidio verona, proteste torino
“Due fenomeni non paragonabili, quel gruppo neonazista va messo in galera e rieducato […] Ma l’episodio di Torino è molto più grave perché non è la prima volta che frange della sinistra radicale danno vita ad azioni contro israele”. Questo è il parallelo fatto da Fini tra l’assassinio di Verona e le proteste alla Fiera del Libro di Torino. Tra un brutale omicidio e la più insignificante delle proteste. Tra l’apoteosi della follia pseudo estremista ed il chiacchiericcio ideologico di vecchie comari al barbecue delle vergini. Tra le lacrime e la disperazione di 5 famiglie distrutte dal dolore per una tragica scomparsa e gli sbadigli per il solito, sistematico boicottaggio, chiaramente fallimentare. Questo è quanto riferito durante la prima uscita ufficiale dalla terza carica più importante dello Stato Italiano. Auguri, Italia!
lunedì | by Stefano Reves S. | breathalyzer, jessica lohan, usa today
Pubblicità criminali
Macché ingannevoli, queste sono pubblicità pericolose. Criminali.
Stamattina su USA TODAY, uno dei migliori quotidiani di cronaca al mondo, campeggiava la seguente reclame.
Una foto-segnaletica scattata all'attrice Jessica Lohan dopo il suo arresto per guida in stato di ebrezza, associato alla protesta di un'azienda distributrice di liquori. L'oggetto in discussione è il ''breathalyzer", la nuova tecnologia che dovrebbe inibire l'accensione delle automobili a chi avesse alzato troppo il gomito. Come riporta il titolo "una buona idea per Jessica, pessima per noi".
E le giustificazioni sono a dir poco ingannevoli, disoneste, incoerenti con l'adorabile motivetto a piè di pagina: "bevi responsabilmente, guida responsabilmente". Fin qui nulla da ridire, se non fosse per la perla di saggezza accompagnata nella didascalia: "l'installazione di queste apparecchiature in ogni macchina significherà la fine per chi beve responsabilmente. Niente più champagne ai matrimoni. Niente più vino a tavola, ne birra alle cenetra amici".
Definire il tutto deprecabile equivarrebbe a condividere la banalità di certe psico-argomentazioni, degne nemmeno del MughiniSgarbi vs. Grillo (tra cani grossi non si mordono). Eppure non posso esimermi dal criticare l'aver garantito spazio così rilevante a motivazioni tanto basse. Parliamo della prima pagina su uno dei più letti quotidiani al mondo. Dove purtroppo ben si sa, sulla sicurezza il prestigio sa sorvolare, quando chi finanzia non si può comandare.
domenica | by Stefano Reves S. | gaffes, george bush castronerie
Dopo la lingua coniata dal premier italiano il Silviospeak, it's time for George's peak. Meglio di un idioma, la lingua idiota, più smagliata che smagliante, a volte sconfortante dello statista che entrerà alla storia (tralasciando Iraq ed Afghanistan) come colui che conciliò l'Europa con l'Albania. Godiamoci George all'apice (peak) della sua genialità.
Iniziamo con…
«Troppi buoni dottori hanno perso il lavoro. Troppi ginecologi non riescono più a praticare il loro amore con le donne in tutto questo paese»
(Poplar Bluff, Missouri, 6 settembre 2004).
Questa sembra scritta da De la Rochefoucault:
«Secondo il mio giudizio, quando gli Stati dichiarano che ci saranno gravi conseguenze, e poi non ci sono gravi conseguenze, ciò crea conseguenze avverse».
(Per difendere la sua decisione di invadere l’Iraq, 8 febbraio 2004).
Muhamuhamuha:
«Se gli iraniani dovessero avere un’arma nucleare, potrebbero proliferare».
(Washington, 21 marzo 2006).
No comment:
«Questo mio viaggio in Asia comincia qui in Giappopne per un importante motivo.. Comincia qui perché, ormai da un secolo e mezzo, l’America e il Giappone hanno formato una delle più grandi e durature alleanze dei tempi moderni».
(Tokio, 18 febbraio 2002).
Roba da pazzi:
«Non mi rallegra affatto che Hamas ha rifiutato di annunciare il suo desiderio di distruggere Israele»
(Washington, 4 maggio 2006).
Nemmeno Aldo Biscardi:
«C’è sfiducia a Washington. Sono francamente sorpreso di quanta sfiducia esiste in questa città. Me ne dispiace, e io lavorerò duro per cercare di elevarla».
(Alla National Public Radio, 29 gennaio 2007).
Davvero interessante:
«Questo è George Washington, il primo presidente naturalmente. La cosa interessante di lui è che l’anno scorso ho letto tre – tre o quattro libri su di lui. Non è interessante?».
(Il 5 maggio 2006, mostrando a un giornalista tedesco l’Ufficio Ovale).
Se lo dici tu, ci fidiamo:
«La verità è, se ci pensate con attenzione, che Saddam sarebbe ancora al potere se fosse il presidente degli Stati Uniti, e il mondo sarebbe in forma molto migliore».
(St.Louis, Missouri, 8 ottobre 2004)
Una chicca:
«Le nostre importazioni provengono in sempre maggiore quantità dall’estero».
(Beaverton, Oregon, 25 settembre 2005).
Could you translate?
«Che sia cristiana, ebrea, musulmana o indù, la gente ha udito la chiamata universale ad amare il prossimo come amerebbero essere chiamati loro stessi».
(Washington, 8 ottobre 2003).
La scoperta:
«Wow! Il Brasile è grosso!».
(Davanti a una carta del Brasile all’incontro con il presidente Lula da Silva, Brasilia, 6 novembre 2005).
Certo che no!
«Avete dei negri anche voi?»
(al presidente brasiliano Fernando Cardoso, 8 novembre 2001).
A volte mi fa paura:
«Abbiamo speso un sacco di tempo a parlare dell’Africa, come è dovere. L’Africa è una nazione che soffre di incredibili malattie».
(Gotheborg, Svezia, 14 giugno 2001).
Concludo con… non si può smettere di ridere:
«Sono onorato di stringere la mano ad un valoroso cittadino iracheno che ha avuto le mani tagliate da Saddam Hussein».
(Washington, 25 maggio 2004)
| by Stefano Reves S. | Hillary Rodham Clinton, Kal's cartoon, McCain, obama
sabato | by Stefano Reves S. | berlusconi, new york times, prodi, tasse italiane, visco
il New York Times oggi si interroga sulle...
Tasse all'italiana
Qual è l’atteggiamento della gente nei confronti delle tasse. Gli italiani rispondono con qualcosa del tipo “Perché dovrei pagarle io se nessun altro lo fa?” Nel bel paese l’evasione è talmente comune che categorie come i locatori di appartamenti sono abituate ad imporre due affitti: il primo corrispondente all’ammontare effettivo, il secondo molto più basso, sottoposto ai vincoli amministrativi. Entrambi con il beneplacito delle autorità. Sconcertante.
Ma in settimana, sebbene per poche ore, tutto è venuto a galla per merito di una “tecnologia trasparente” a cui da queste parti non sono abituati. Il Governo Prodi ha infatti diffuso i dati sulla dichiarazione dei redditi per quei 40 milioni di italiani che hanno pagato le tasse nel 2005.
Esito: pagina web immediatamente intasata, cosa che però non ha impedito agli italiani di spiare il reddito del proprio vicino o della celebrità di riferimento.
Alcune associazioni di consumatori hanno elogiato questo esercizio di trasparenza. Da molte altre però aspramente criticato, tanto che il sito è stato chiuso dopo poche ore dalla pubblicazione.
“E’ una follia” “una scelta fatta da imbecilli” “sarà pericolosissimo pagare le tasse adesso”. Questa è la voce di Beppe Grillo, il comico per cui le invettive antigoverno sono diventate comprovato strumento di profitto.
Ma la legge è stata rispettata, almeno secondo Visco.
Il Governo uscente di Prodi in questi due anni ha contribuito ad alleggerire la difficile condizione dell’economia nazionale introducendo nuove tasse, mentre Berlusconi, premier da una settimana, tempo fa disse che gli italiani evadevano le tasse perché alla fine i servizi offerti dallo stato rimanevano comunque carenti, adesso invece decanta abbattimento delle imposte e cancellazione delle leggi truffa.
Sebbene il sito in questione sia stato oscurato, oggi le tabelle sui redditi continuano a circolare in rete, come cereali pronti ad essere macinati da sguardi curiosi, primo passo per l’accettazione della trasparenza.
venerdì | by Stefano Reves S. | alitalia, berlusconi, dell'utri, mamma mia, riforme, the economist, tremonti
articolo da "The Economist"
MAMMA MIA x2
ennesima disamina spietata sull'Italia, ma con barlumi di speranza
INCREDIBILE, il cavaliere è tornato. [...]
(nel 2006, ndSR) Furono il conflitto d’interessi e l’aggrovigliata rete di procedimenti penali a suo carico che ci spinsero a giudicare Berlusconi "unfit" inadatto. Oggi la nostra posizione non è cambiata. Quando ribadisce che i magistrati andrebbero sottoposti ad accertamenti per valutarne la sanità mentale, oppure quando uno dei suoi più stretti collaboratori, un senatore (tal Marcello Dell'Utri, ndSR) che, in contrasto con una condanna per associazione mafiosa, definisce eroe un uomo condannato per omicidio premeditato, allora sussistono buone ragioni per ritenere che il Sig. Berlusconi non dovrebbe guidare questo paese.
Oggi la più grande sfida per Berlusconi non riguarderà il suo conflitto d’interessi, i suoi processi o la Mafia. Bensì il tremendo stato dell’economia italiana. Non per nulla i patemi finanziari sono stati il terzo motivo per cui il partito dei disillusi ha scelto di votare per il centro-destra. La categoria ha rimproverato al governo uscente di non aver fatto nulla per loro, eccetto che aumentare le imposte. Ed oggi, nonostante le passate esperienze con gli “indiscreti”(mia libera interpretazione del termine tawdry) governi Berlusconi, molti italiani continuano a credere nella favola che lo ha reso l’uomo più ricco d’Italia. Sperano ancora di poterne attingere.
Gli italiani hanno ottime ragioni per preoccuparsi della situazione economica. Negli ultimi vent’anni la penisola è diventata indiscutibilmente il vero malato d’Europa. Il fmi prevede che nel biennio 2008/09 l’economia nazionale maturerà di un irrilevante 0.3%, il tasso di crescita più basso d’Europa e tra i paesi del G8. Quest’anno il Pil è sceso per la prima volta sotto la media europea, mentre il prossimo anno avverrà il sorpasso della Grecia, così come è nel 2006 ci fu quello della Spagna. In un’economia internazionale in rallentamento l’italia rimane al margine per le sue deboli prospettive.
La congiuntura economica ha attraversato governi di destra e di sinistra. Le sue radici sono profonde e strutturali, ci vorranno anni per porvi rimedio. Secondo i watchdogs internazionali l’italia dovrà essere sottoposta alle riforme più pesanti tra i paesi avanzati. Ad oggi sindacati ed interessi personali hanno reso vano ogni tentativo di riforma. Le infrastrutture vanno sgretolandosi, gli investimenti sul clima inesistenti, l’inflazione in continua agitazione e la produttività particolarmente bassa. L’amministrazione pubblica è inefficiente e corrotta, specialmente nel sud, la montagna napoletana di rifiuti ne è ultima prova.
E’ il momento di liberalizzare
[...] Berlusconi ed il suo ministro delle finanze, nonché influente ideologo, Giulio Tremonti hanno la preziosa occasione di lavorare su qualche elemento positivo (imprese del nord ed esportazioni di qualità, ndSR), nonché un’enorme maggioranza per concretizzare ampie riforme. La domanda è se le faranno. L’assenza dell’estrema sinistra dal parlamento potrebbe far inasprire qualsiasi tentativo di confronto. Ma quando il governo dovesse riuscire nelle roforme, anche noi dovremmo riconoscere che persino lui è in grado di migliorare. Sfortunatamente ci sono buoni motivi per dubitare nelle credenziali della nuova amministrazione.
Tremonti ha indicato la globalizzazione come prima causa dei problemi italiani. La Lega Nord, dopo il buon risultato elettorale, è sempre più apertamente per il protezionismo e contro l’immigrazione. Per quanto concerne alitalia, la fallimentare compagnia di volo nazionale, Berlusconi intende difendere la possibilità di un investimento statale, nonostante rimanga insufficiente, piuttosto che sottoporre la compagnia alle leggi internazionali del mercato. Effettivamente, sia lui che Tremonti preferiscono criticare l’euro e la BCE invece di accettare che le malattie italiane abbiano origine endemica.
Ma non siamo pessimisti. Berlusconi sembrerebbe aver compreso, anche se con ritardo, la grave situazione in cui versano le finanze italiane. Una confortante maggioranza significa che adesso non avrà più scuse per tirar fuori le riforme. Questo sarà il suo più grande esame: sperando per amore d’italia, che lo passi.
giovedì | by Stefano Reves S. | barroso, berlusconi, financial times, jacques barrot, silviospeak
il Financial Times di oggi propone un'irrinunciabile chicca.
Traduzione mia, commentate voi...
MAMMA MIA x1
Berlusconi is back and so is Silviospeak (titolo originale)
Alle 23 lingue ufficiali della comunità europea bisognerà aggiungerne una 24esima. Il Silviospeak. Si Silvio è tornato, ancora una volta attirando teste e testate da tutta europa. Il futuro premier deve ancora formare un governo ma ha già lasciato in ansia Bruxelles su due questioni. La difesa di un'alitalia improduttiva e la nomina del commissario europeo per l’italia.
L’imprenditore miliardario ha stoppato le voci sulla trattativa Alitalia Airfrance/Klm sostenendo la possibilità di un acquisizione italiana. Il discorso è semplice, se un imprenditore non tira fuori i soldi, la si potrebbe nazionalizzare. Ha coniato un nuovo termine ‘”ziniare”, per descrivere le intimidazioni della Commissione, ansiosa di sapere se alitalia riceverà o meno ulteriori sussidi statali, svantaggiando così la concorrenza.
“Se dovessero continuare ad intimidirci potremmo decidere di statalizzare Alitalia, tramite le Ferrovie dello stato” precisando dopo “E’ una trattativa, non una decisione”.
Alcuni sostengono possa trattarsi di uno scherzo in quanto alle ferrovie mancano le risorse per l’acquisto.
Jacques Barrot, commissario EU ai trasporti, ha espresso dubbi sull' idea di un finanziamento per 300 milioni compilato come sussudio statale. Martedì la Commissione ha stabilito che la nazionalizzazione non sarebbe un problema fino a quando lo stato dovesse pagare il 50.1% di quote alitalia che non possiede a cifre di mercato. Ma data l’assenza di acquirenti stranieri una cifra di mercato sarebbe difficile da quantificare.
Sarà venuto un gran mal di testa a Barroso dopo aver ricevuto la richiesta da parte di Frattini per un prolungamento del permesso fino al 15 Maggio. La campagna elettorale ha rubato tempo, mentre ora attende la nomina a ministro degli esteri. La scorsa settimana Barroso ha riferito che se dovesse dimettersi, l’italia perderebbe una postazione sensibile come è il dicastero della giustizia, importante anche per questioni interne, dove dove verrebbe rimpiazzato da Barrot. Mentre al prossimo commissario italiano dovrebbe toccare il portfolio per i trasporti. Dal quale Rocco Buttiglione, ultima scelta di Berlusconi durante la scorsa legislatura, si ritirò nel 2004 dopo aver offeso il Parlamento Europeo con osservazioni sull’omosessualità e sul ruolo delle donne.
Pazienza per l’Italia ce n’è poca a Bruxelles. E dopo tutto il tempo trascorso con Berlusconi, Frattini farebbe bene a non mettervi più piede.
mercoledì | by Stefano Reves S.
Rispondo con due parole ad alcune critiche pervenute in questi giorni sul blog e nella mia casella di posta. Il sottoscritto non condivide necessariamente il pensiero del giornalista Filippo Facci. Ciò nonostante ha sentito l’impellente dovere di difendere l’onestà intellettuale e morale di un serio professionista, screditato perfino e questa è la cosa più ignobile, a livello personale. Potrei dire che, movente di tutto è la voltairriana affermazione“non son d’accordo con quanto dici, ma darei la vita per il tuo diritto ad esprimerlo”. Il cui meraviglioso messaggio finisce troppo spesso in bocca al bigottismo di chi, a mio parere, persevera nella sua opera di appropriazione, strumentalizzazione e logoramento di valori ed ideali, nei quali credo fermamente, ai quali appartengo e per cui continuerò a combattere con la autonoma, inscalfibile, fermezza di cittadino onesto.
Il messaggio arriverà a coloro che intendono ascoltare la sincera verità nelle mie parole.
P.s.
riprendiamo domattina con articolo dall'autorevole Economist che prende a pesci in faccia Berlusconi ed il futuro governo :D. A comprova dell'attendibilità di quanto riferito sopra.
martedì | by Stefano Reves S. | Beppe Grillo.it, filippo facci, insulti grillini
La casta dei grillisti 1
Facci Filippo, perdonali (170 volte)
Quando "Beppegrillo.it" diventa madrassa per bulli e terroristi verbali
170 volte vergogna . No, non son diventato predicatore, né ho deciso di darmi alla kabala. Non avendo - per ora - acquisito capacità divinatorie vi spiego in maniera del tutto materialistica il significato di questo numero, fuoriuscito da una rapidissima ricerca sul blog più compulsato d’europa, neanche a dirlo beppegrillo.it. Qui ho rintracciato i resti di una civiltà lontana milioni di anni (luce, come minimo) da quella che oggi viene riconosciuta come l’italia liberale e democratica. Tra i reperti spicca un’infinita, a momenti divertentissima ridda di vituperi preistorici, minacce sconclusionate incastonate su preziose facce di bronzo, insulti (inutile dirlo: gratuiti) inconcludenti risalenti all'età delle banane. Tutti, neanche a dirlo 170, a carico di Filippo Facci.
Ma chi sarà mai Filippo Facci per meritare tanto disprezzo? Un assassino seriale? Un politico corrotto? Un dittatore sanguinario? No, molto peggio. Seguendo le cronache de “Il Giornale”, il monstrum dell’informazione italica, si tratterebbe un onesto giornalista, la cui terribile, imperdonabile colpa è lavorare seguendo un percorso intellettivo controcorrente, assai impopolare soprattutto per gli avventori dell’informazione digitalizzata. Ma la forza e la lealtà di Filippo, consistono proprio nella capacità, nella voglia di rispondere al grilloragno (parafrasando il suo folklore), con qualcosa che definirei un “contraddittorio indiretto”. L’unica arma con cui siamo autorizzati a confrontarci con le mura binarie, perché non siamo degni d'altro, di questa primitiva città proibita. Dimora-prigione-cimitero dell'isterico despota col berretto a sonagli.
Siatene certi. Questo è solo l’inizio. Per ora FACCIamoci due risate:
A FACCI LOPORTEREI ALLA SAGRA DEL MAIALE […] SIETE DELLE STALLE DI GIORNALISTI.
hai l'intelletualità di uno SCRONDO e sei piu scemo che bello
TOGLIAMO NUTRIMENTO A SERPI IN SENO E PARASSITI COME FACCI
Facci(a) di ca.zo con gli occhiali.
Facci, facci il piacere...........
VAFFANCULOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
filippo 'ciccio' facci:
ciccio, facci gioire e godere annegando spasmicamente nella tua merd@!
MERDACCIA!!!
ci Facci felici sig.filippo
quando esce tiri lo sciaquone e ci avvisi così..veniamo a disinfettare
Facci, faccia di culo, anima di cloaca:
FACCI: MA CI "FACCI" IL PIACERE!!!
FUCKLIPPO FACCI
(fine - prima parte)
lunedì | by Stefano Reves S. | glamour team, Mara carfagna, ministero beni culturali, Philippe Daverio, totoministri
L'importanza di essere Ministro (per i beni culturali)
Esprimo un desiderio. La mia proposta – provocazione (assai fanciullesca, non lo nego) da inviare a colui che redigerà il prossimo elenco dei ministri.
Che bello sarebbe un dicastero dell’arte, il ministero del petrolio italiano – rammenterò fino alla nausea che l’Italia da sola ha il 75% del patrimonio artistico mondiale, un tesoro inestimabile almeno quanto il petrolio grezzo - capitanato da un uomo che conosca davvero ed a fondo la storia del nostro talento creativo culturale, che sappia come valorizzare qualcosa che non ha eguali per quantità e spessore qualitativo.
Che bello sarebbe un ministero dei beni culturali guidato da un Philippe Daverio, che, di primo acchito non sarà fascinoso come la Carfagna, ma a ben guardarlo diventa assai più intrigante di quel “glamour team”(così come il Times ha definito l’onorevole accoppiata carfagna-prestigiacomo) che purtroppo toccherà sorbirci.
domenica | by Stefano Reves S. | Michael Ramirez, putin satire
sabato | by Stefano Reves S. | democrazia e tolleranza, sinistra democrazia
Leggo spesso le urla postparto elettorale dalle sinistre critica, antagonista, massimalista. Personalmente posso solamente intuire il dolore lacerante di una gestazione portata avanti con troppe complicazioni e conclusasi con l’a borto spontaneo che tutti conosciamo. Eppure piuttosto che rivitalizzare un corpo denudato da tanta, troppa, incoerenza, lacerato dall’incapacità di applicare un’ideologia morta nell’attuale contesto sociale, qualcuno preferisce portare avanti una campagna di simil-infibulazione. Parlo della sinistra popolana, quella che difende la “democrazia dal basso”, che si autodefinisce "la sinistra partigiana", che vota referendum anticostituzionali (perché promossi 3 mesi dopo l’inizio di una campagna elettorale). Quella che infine promuove petizioni da spedire alla CE con l'intento di rispedire Berlusconi ad arcore ancor prima ancora che il cavaliere possa sedere nuovamente sulle tribolate poltrone di Palazzo Chigi. Perché, se non si era ancora capito, è (solo) Berlusconi il “despota bavoso”, il premier “dal più basso senso morale ed istituzionale” che l’italia abbia mai avuto. Mentre la sinsitra caviale & champagne, quando va bene, commenta l'esito del volere popolare con un “subiamo un’altra puntata di questa farsa”. A quanto pare la rinverginita M.me gauche non ha ancora avuto modo di capire che, la vera democrazia non si basa sulla sopportazione del volere popolare, quando la tolleranza è tipica di un regime ammorbidito, ma trae godimento dalla sua totale, indiscriminata, accettazione.
venerdì | by Stefano Reves S. | Beppe Grillo, casta giornalistica, giornali italiani, giornalismo imparziale, v-day
Quando è troppo facile schierarsi per il V-day e lasciarsi insultare da Grillo
Mi piacciono i giornali italiani, apprezzo i redattori di parte e ne difendo la casta
Ieri sera ho preso parte ad un incontro sulla libertà di stampa, organizzato dai meetup per promuovere la campagna referendaria. Al di la del dibattito in se, della validità o meno dei tre quesiti suggeriti dal discusso leader movimentista fa un certo effetto assistere alla foga positiva e propositiva di tanti giovani che cotanta tracotante passione non sono in grado di far coincidere con una oggettiva e realistica considerazione della figura del giornalista, unico soggetto in discussione. Catalogato in tre filoni, il giornalista timoroso, quasi pusillanime, colui che non pensa alla notizia ma a come portare farina nel suo mulino e la pagnotta a casa. Seconda figura, il redattore indipendente o freelance, immolato e santificato con timido sdegno verso il sistema. Infine il giornalista lacchè. Quello che pur di fare carriera è disposto a disprezzare qualsiasi criterio che mamma deontologia impone. Il troppo bene ed il troppo male, dunque. La verità purtroppo è un’altra… il giornalista non è un’entità astratta, una categoria superomistica di valorosi cavalieri catafratti, in grado di fronteggiare le intemperie della mediocrità sociale. Semplicemente è un professionista, spesso un dipendente, ma ancor prima è il prodotto di un percorso umano conoscitivo. Un normale, banalissimo, individuo che, per quanto possa essere (o ritenersi) colto, educato, professionale, rimarrà sempre il depositario di una verità, che non è la “vera verità” con cui spesso il grilloragno si sciacqua facilmente la bocca, piuttosto la proiezione su carta di un’interpretazione consapevolmente faziosa e comprensibilmente limitata del lavoro di uomo che, proprio perché cosciente della delicatezza suo ruolo sociale, non può e non deve commettere l’unico errore imperdonabile per la sua categoria. Proporre verità inconfutabili.
mercoledì | by Stefano Reves S. | Ghislanzoni, ministri berlusconi
martedì | by Stefano Reves S. | 8 e mezzo, colpevoli cause, Marci Busceglia, Nichi Vendola, sconfitta elettorale, sinistra arcobaleno
Tutta colpa delle cause
"vorrei parteicpare alla discussione delle cause, senza ricercare colpevoli" (Nichi Vendola, ieri sera a 8 e mezzo)
Avrà una buona retorica Vendola, sputacchiosa ma credibile, sarà pure diventato il primo governatore comunista omosessuale della puglia ''sanfedista'', della repubblica italiana e dell'europa tutta, avrà persino affiancato Marco Bisceglia e le sue nobili battaglie, ma a quanto pare, non ha ancora capito che una causa appartiene comunque, inevitabilmente, a dei colpevoli.
lunedì | by Stefano Reves S. | berlusconi, dell'utri, elezioni, putin
Discutendo con amici russi di politica italiana, mi sono sentito rinfacciare che noi siamo bravi a criticare Putin, a denunciare la deriva autocratica russa, le elezioni finte, l’avvento imposto dal Cremlino di Medvedev, la corruzione e la sgangheratezza industriale del loro Paese ma poi dimentichiamo che in Italia “avete Berlusconi”. Il quale sarà anche “amico” di Putin, ma non ha affatto una buona stampa nemmeno in Russia. Gli ho risposto che mi vergogno di un paese che vota ancora per uno come Berlusconi. Il quale, nel giro di 48 ore, è riuscito nell’ignobile impresa di chiedere la perizia psichiatrica per i magistrati che indagano - suppongo, su di lui - ha evitato accuratamente il confronto tv con Veltroni (ne sarebbe uscito schiacciato), in questo imitando perfettamente Putin e Medvedev, un atteggiamento arrogante, tracotante e assai poco democratico. Inoltre, dulcis in fundo ha detto no al patto bipartisan di lealtà repubblicana. Senza dimenticare che ha accusato di comunismo il suo avversario, il che ha fatto sghignazzare persino i miei amici russi; ha ricominciato con la solita lagna dei brogli elettorali, e lo ha gridato in tv, davanti a compiacenti giornalisti che evitano accuratamente di fare qualsiasi domanda imbarazzante (la differenza con gli Stati Uniti è mostruosa). Uno poteva pensare che avesse finito. Invece no, l’ineffabile Berlusconi che in qualsiasi altro paese sarebbe finito certamente non in parlamento (in America non sono affatto teneri con chi giustifica l’evasione fiscale o ha avuto società ombra come All Iberian alle Channel Islands) ha attaccato il Quirinale, perchè è l’unica istituzione che ancora per cinque anni non può papparsi, e ha avuto la spudoratezza di dire che in Italia manca “un regime di piena democrazia” perché la sinistra “occupa” tutto. Il bello è che almeno la metà degli italiani lo ascolta e lo andrà a votare: quando proprio una sistematica campagna d’acquisti ha fatto crollare prima il governo Prodi e ha poi inglobato persino fascisti dichiarati come Giuseppe Ciarrapico. Nemmeno dinanzi a questi metodi da repubbliche delle banane la gente ha aperto gli occhi: con la benedizione della Chiesa, crede o gli fa comodo di credere alle baggianate elettorali del capo di Forza Italia. Gli amici russi mi hanno preso in giro: “Vedi? Quasi quasi siete peggio di noi: almeno la Russia ha gas e petrolio…”.
Ho risposto: “Il nostro Paese ha ancora tanto da essere saccheggiato”. Non ho fatto in tempo a tornare a casa che aprendo il computer ho letto delle sconcertanti dichiarazioni di Marcello Dell’Utri, il braccio destro politico di Berlusconi. Inneggiava allo stalliere mafioso Vittorio Mangano (morto in stato di detenzione, peraltro condannato definitivamente all’ergastolo per omicidi e mafia) indicandolo quale “eroe” perchè non aveva fatto dichiarazioni “contro di me e Berlusconi”. Aveva tenuto la bocca chiusa: appunto, un eroe dell’omertà mafiosa. Così, Dell’Utri, pure lui condannato per fatture false e, in primo grado, per concorso esterno in associazione mafiosa (nove anni) ha minacciato la vendetta: verranno riscritti i libri di storia cancellando la Resistenza.
Davvero, mi vergogno profondamente di dover convivere con gente come questa.
L. Coen
domenica | by Stefano Reves S. | Hillary Rodham Clinton, Michael Ramirez, Oil, satira
Iniziamo la settimana di Domenica, in perfetto english stile, all'ora del tè, ma con pasticcini americani.
La dipendenza
sabato | by Stefano Reves S. | Al Jazeera, Barbara Serra, BBC, berlusconi, Carfagna, elezioni 08, Le Figaro, Prestigiacomo, stampa estera, Time
Italiens
L'irriverenza di giornali e tv estere dopo le elezioni
-‘’Si prospetta un periodo colorito per la politica italiana, è sempre così quando c'è in giro Berlusconi (BBC)’’’
- "Certamente con Berlusconi al governo ci sarà di nuovo da ridere in Europa" ;
-L'età non lo avvizzisce, e le gaffe non fermeranno i suoi elettori (Figaro)
- E' tornato... il glamour team contro l'emergenza rifiuti (accanto due foto dell' On. Carfagna e dell' On. Prestigiacomo, nda) (Time).
- "Restiamo tutti sbalorditi in Europa quando ci rendiamo conto che dalla II guerra mondiale si sono succeduti 62 governi in Italia";
- "La politica italiana viene osservata all'estero perchè sappiamo che suscita ilarità"
- "A volte noi giornalisti all'estero ci chiediamo perchè parlare delle elezioni italiane.. tanto fra due anni ce ne saranno altre!" (Barbara Serra, Al Jazeera)
“Dopo il Giappone l’Italia è la naziona con la classe politica più vecchia del mondo e più passa il tempo più tale caratteristica si accentua” (Le Figaro).
venerdì | by Stefano Reves S. | Binyam Mohammed, CIA, Fandango, Thompson, Torture, Trevor Paglen
“Le leggi sono cambiate… non ci sono avvocati”
Dichiarazione di un funzionario CIA al detenuto Binyam Mohammed, prima della spedizione del prigioniero in Marocco per le torture. Dal libro: “Gli aerei della tortura” (di Trevor Paglen e A.C. Thompson, edito da Fandango), uscito in questi giorni: è un viaggio dell’orrore fra i dettagli del programma segreto Usa di deportazioni illegali. G.C.
giovedì | by Stefano Reves S. | berlusconi 2008, cariche europee, Frattini, parlamento europeo, Sarkozy
Berlusconi in Europa
Tredici milioni di italiani hanno deciso di rimandare Silvio Berlusconi a rappresentare il nostro Paese in Europa. Al di là delle facili battute sulle corna e le barzellette scollacciate ai vertici internazionali, è evidente che il ritorno della destra, e di questa destra supportata da una Lega forte, alla guida dell’Italia modifica profondamente gli equilibri europei. Il ribaltone avviene in un momento critico in cui l’Europa, superato il capo del Trattato di Lisbona, si prepara a rinnovare i propri vertici e a rifondare le proprie strategie.
Vediamo che cosa cambia.
1 - Innanzitutto, dopo le dimissioni del liberale belga Verhofstadt, la sconfitta del centrosinistra italiano toglie dalla scena l’ ultima forza politica europea che potesse dirsi davvero federalista.
2 - L’arrivo di Berlusconi spiana la strada alla conferma del suo amico Barroso alla testa della Commissione europea. Essa inoltre rafforza le ambizioni di un altro
3 - Il ritorno di Giulio Tremonti alla guida dell’economia, e l’affinità tra Berlusconi e Sarkozy, avranno senza dubbio come effetto di frenare le spinte liberiste e di accentuare quelle protezioniste per far fronte alla crisi economica.
4 - Più in generale, con la vittoria della destra, l’Italia si allinea a Francia, Germania e alla maggioranza degli altri Paesi europei dove sono al governo forze legate al PPE. Zapatero appare più che mai isolato anche perché Gordon Brown, ammesso che si possa considerare di sinistra, è ormai un’anatra zoppa.
5 - Infine una considerazione più “domestica”. Con la vittoria di Berlusconi, l’Italia si ritrova nella solita situazione di penuria di quadri politici di alto livello da proporre in Europa, proprio in un momento in cui si stanno per ridistribuire le poltrone del potere. Franco Frattini, che sarebbe stato uno dei pochi volti della destra spendibili in Europa, sarà ministro degli Esteri. Chi, nel PDL, potrebbe candidarsi al posto di ministro degli esteri dell’Unione, o di presidente del Parlamento europeo: due cariche a cui l’Italia potrebbe legittimamente ambire? E potrebbe il “nuovo” Berlusconi, almeno in questa occasione, scoprirsi un’anima bipartisan alla Sarkozy e appoggiare qualche esponente dello schieramento sconfitto? La risposta non tarderà ad arrivare.
Andrea Bonanni
mercoledì | by Stefano Reves S. | Benedetto XVI in america, preti pedofili
Il Papa negli States
L'America che Crede
Benedetto XVI sbarca in un’America coinvolta come non lo era da decenni nel rush finale per la scelta del sostituto di George Bush. Colui che tanto ha fatto in questi anni per inseguire l’ingombrante fantasma di George senior, riuscendo invece nel poco ambito intento di far disinnamorare gli americani dal teatrino amministrativo come mai nessun altro prima di lui, acciuffando il record di astensioni durante l’ultima tornata elettorale. Più della metà dei votanti. Eppure l’aria pare cambiata, Clinton e Obama non saranno Roosvelt e Keyenes ma stanno riuscendo nell’impresa più improba dallo scoppio della guerra irachena, far recuperare agli elettori la fiducia nelle istituzioni. Ed allo stesso modo Benedetto XVI non sarà Giovanni Paolo II, che nella sua ultima visita riuscì ad impressionare positivamente il 90%* dei cattolici d’America, eppure il 74% di sostenitori tra i credenti a stelle e striscie (29 milioni in tutto) sono pronti a dargli il benvenuto, quasi travisando gli innumerevoli tentativi dell'allora Cardinale Ratzinger, di insabbiare i ripetuti scandali sessuali, costati già alla diocesi romana 2 miliardi di dollari come rimborso per le vittime delle molestie. Beneplacito a parte, che qualcosa cambi nei restanti 5 giorni l’America che crede lo chiede ad alta voce: più tatto nelle questioni sociali, su tutti pugno di ferro per debellare una volta per tutte l’onta dei ‘‘preti pedofili’’. Questione legata inevitabilmente ad altri due delicatissimi punti su cui Benedetto XVI dovrà rispondere da queste parti, garantire il diritto di matrimonio ai prelati, offrire l’ingresso nel sacerdozio alle donne. Sette milioni di americani, tra i 29, quelli che non si riconoscono nell’istituzione religiosa, sono pronti a storcere il naso.
*questo ed i restanti dati provengono da un sondaggio del Washington post (Aprile 2008)